Culture

Indiana non è solo ‘Love’

Una delle circa sessanta opere di Robert Indiana c
7 aprile 2017
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Per i 30 anni, Casa Rusca si regala la prima personale svizzera dell’artista statunitense

La Pinacoteca locarnese apre le porte alle opere del celebre artista pop art, ripercorrendo circa sessant’anni di carriera fra numeri, parole, segni... fra storia americana e autobiografia

“Mi propongo di essere un pittore americano, non un internazionalista che parla un facile esperanto visivo: per quanto possibile cerco di essere uno yankee”. Con queste poche parole, Robert Indiana (al secolo Robert Earl Clark, 13 settembre 1928) ha tracciato i confini del suo lavoro, della sua figura d’artista. Un linguaggio, una poetica che sono fulcro e ragion d’essere della bella mostra, curata da Rudy Chiappini (direttore Musei Città di Locarno), allestita negli spazi della Pinacoteca Casa Rusca, che sarà inaugurata domani, sabato, alle 17 e sarà visitabile dal 9 aprile al 13 agosto. Si tratta della prima personale dell’artista statunitense in un museo svizzero, realizzata grazie alla collaborazione della Galerie Gmurzynska di Zurigo, che si inserisce nella scia di importanti retrospettive dedicate a Indiana da MoMa, Whitney Museum di New York, Museo di Stato russo a San Pietroburgo. Un’esposizione che la Pinacoteca “si regala” per i suoi trent’anni, infatti del 14 marzo 1987 è l’atto di nascita ufficiale del museo cittadino.
Casa Rusca ci racconta Robert Indiana e il suo lavoro ospitando una sessantina di opere, che ripercorrono il suo cammino nell’arte dalla fine degli anni Cinquanta ai Duemila, segnandone anche la sua evoluzione, sia tematica sia espressiva. L’allestimento – che dà giusto spazio a ogni opera permettendone l’assimilazione da parte del visitatore – si dipana fra interno ed esterno dell’edificio, percorso durante il quale ci si imbatte in statue di grandi dimensioni, come l’iconica e massificata “Love” all’interno della corte, cui fanno da controcanto cinque sculture nel giardino della casa (“Art”, “Amor” fra le altre). Nelle sale, dal pianterreno al secondo piano, si possono ammirare i dipinti su legno di natura astratta e geometrica, oppure gli “Herms”, assemblaggi di materiali di recupero, come assi di legno, alberi di navi, metallo... Salendo, man mano, si ripercorrono i suoi passi nell’arte: dai quadri della serie “Decade: Autoportraits - Vinalhaven Suite”, alle serigrafie dedicate a Marilyn Monroe, passando per un altro dei grandi temi della sua produzione: il sogno americano infranto (dagli anni 60)... Malgrado per lungo tempo sia stato dimenticato e incompreso dalla critica, forse anche a causa del suo carattere schivo e a tratti solitario, Indiana è un indiscusso alfiere della pop art, insieme con Andy Warhol, Roy Lichtenstein, James Rosenquist, fra gli altri. La complessità concettuale della sua arte negli ultimi anni lo ha catapultato al centro dell’attenzione di critici e storici dell’arte. Ci si è resi conto che, attraverso un’espressione apparentemente semplice, ha sondato i grandi temi dell’esistenza umana, caricando i suoi lavori di un’importante componente autobiografica. Le sue opere colpiscono per l’immediatezza, che non rima però con scontatezza. Al contrario, al di là del linguaggio pubblicitario, perciò diretto, “piano” e colorato, ciò che esprime attraverso le sue opere sono contenuti profondi, anche impegnati socialmente. Pittura, scultura e serigrafia sono strumenti espressivi dell’artista, che danno vita a un linguaggio particolare, profondamente radicato alla propria cultura, anche pittorica. Cifre della sua poetica sono geometricità, numeri, parole, segni (di cui è precursore), raramente la figura umana, che spingono l’osservatore a intessere un vero e proprio dialogo con l’opera. Benché Robert Indiana non sia solo “Love”, torniamo nell’atrio, all’iconica statua che, malgrado abbia per molti anni offuscato il nome del suo genitore, ha consacrato la carriera di Robert Indiana segnandone il suo apice. Inoltre, la storia di quest’opera d’arte, ammirabile in diversi luoghi pubblici nel mondo, è quantomeno curiosa. La celebre scultura è stata realizzata per la prima volta nel 1965, commissionata dal MoMa, come cartolina di auguri di Natale. Ma la grafica del biglietto ha riscosso un tale successo che successivamente è diventata scultura, destinata a imporsi come una delle icone della pop art. “Love” è stata anche simbolo del movimento pacifista degli anni 60 e delle successive generazioni. www.robertindiana.com; www.museocasarusca.ch.

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