Culture

Due notti al Motel Forest

15 marzo 2016
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Michele Foresta è il buonumore fatto persona. Anche quando, al telefono nella sua casa di Milano, sta rimbalzando l'ennesimo venditore di pacchetti telefonici promozionali, ti chiedi se il Mago non stia per caso provando uno dei suoi sketch e dall'altra parte, in realtà, non ci sia nessuno. Perché se pure si stesse arrabbiando, Mr Forest, lo sta facendo con la consueta dose di ironia ed una certa dolcezza di fondo. Questo flusso continuo di buonumore, ininterrotto e contagioso – già televisivamente noto - ha raggiunto il teatro in “Motel Forest”, in scena stasera e domani al Teatro Sociale di Bellizona, con inizio alle 20:45 (info e prevendite: www.teatrosociale.ch). Il buon giornalista, giunto a questo punto, dovrebbe fornire gustose anticipazioni sullo spettacolo alle porte, ma nessuno riuscirebbe a farlo meglio del protagonista, che di “Motel Forest”, come per magia, è pure autore...

Michele Foresta al Teatro Sociale: un ritorno...

Sì, un ritorno gradito. Se la memoria non m'inganna, abbiamo inaugurato la riapertura del Sociale di Bellinzona con la compagnia teatrale dell'Archivolto di Genova. Lo spettacolo si chiamava “Snaporaz-Fellini”, erano i favolosi 1999...circa.

Cosa succederà al Motel Forest?

Passando più tempo negli hotel che a casa mia, l'esperienza è confluita in questo spettacolo, ispirato da un mio viaggio sulla Route 66, la strada che attraversa gli Stati Uniti da Chicago fino a Los Angeles, disseminata di una quantità gigantesca di motel ognuno con una sua particolarità, da quelli kitsch a quelli decadenti, ricchi di tutti quei particolari diventati oggi iconografia americana, a partire dalle insegne luminose. L'idea nasce proprio da quelle stanze, dalla sensazione, dal sentimento prodotti da ognuna di esse, sempre differente. E' in quelle stanze che invito il pubblico ad entrare, attraverso la metafora della magia...

Quindi non nascondi la mamma imbalsamata in cantina...

...niente di tutto questo, anche se per questo spettacolo dal Bates Motel di Hitchcock ho preso in prestito un oggetto di scena, così come dall'Overlook Hotel di Kubrick. L'unico disturbo, o passione, riconducibile agli alberghi è la mia abitudine di fotografare i quadri delle stanze in cui ho dormito, che formano una specie di museo allestito solo nella mia mente, composto da copie di quadri famosi, dagli obbrobri disegnati dal padrone stesso dell'hotel o dipinti che non appenderesti nemmeno nello sgabuzzino di casa tua...

Se ti proponessero di dirigere un hotel in Svizzera, dove lo sceglieresti?

Tanto per andare di fantasia, ne aprirei uno a Basilea, da appassionato di arte contemporanea vado spesso all'Art Basel, una delle più belle fiere d'arte del mondo. Ne aprirei un altro a Berna, e rileverei uno splendido hotel di Lucerna nel quale soggiornai anni fa, che si chiama semplicemente The Hotel e il cui architetto è Jean Nouvel. Ricordo che al crepuscolo si alzavano le tapparelle e la gente da sotto poteva ammirare i soffitti, che erano tutte opere d'arte. Scelsi la stanza dedicata al cinema chiamata “L'ultimo tango a Parigi”, così dormii in compagnia di Marlon Brando e Maria Schneider, seduti molto educatamente in un angolo del soffitto.

Della tua idea di cimentarti con il teatro si trova testimonianza indietro nel tempo, sino al 2008...

Sì, è un'idea non recente, posticipata dal fatto che sono stato impegnato per anni in trasmissioni televisive che si prendevano tutto il tempo. Finalmente si è aperto uno spiraglio per calarmi nel contesto più adatto alla mia indole cabarettistica, quel teatro di intrattenimento grazie al quale si instaura un particolare rapporto con il pubblico che tutti coloro che fanno questo mestiere prediligono. Abbiamo iniziato a Milano a metà novembre e finiremo a metà aprile.
Ad aiutarmi a ridere e a fare ridere, nell'hotel con me ci sono anche il ragazzo dell'ascensore e un addetto alla sicurezza (Hermy Barbieri, n.d.r.), due personaggi che dovrebbero aiutarmi, ma che invece sono totalmente inaffidabili, capaci di mettere a repentaglio la vita del mio personaggio, complessa già di suo.

Non è il caso di “Forest Motel”, ma hai mai pensato ad un Forest in chiave drammatica, alla maniera di Totò con Pasolini, o Villaggio con Fellini? Ti piacerebbe?

Non saprei. Quelli che la sanno lunga dicono che il limite che divide la tragedia dalla commedia è sottilissimo. E' un attimo che la prima si trasformi nella seconda, e viceversa. Non mi è ancora capitato di misurarmi con ruoli drammatici, e non lo escludo. Io per ora continuo a trovarmi benissimo nel ruolo dell'inadeguato, del comico.

Senti la mancanza della televisione?

Non so se mi manchi, so solo che sono stato molto fortunato e che non mi posso lamentare per quanto di bello è successo. Ho avuto la possibilità di lavorare nelle condizioni ideali per un comico, dalla prima pacca sulle spalle che mi diede Arbore con “Indietro Tutta”, passando per Zelig, sin dalla prima edizione, e poi i nove splendidi anni al fianco della Gialappa's. Non è che non mi manchi, ma sono ben felice di lavorare a teatro, ed incontrare la gente in un modo nuovo.

A proposito del tuo contatto con il pubblico: in questa epoca tecnologica, tu non sei un tipo social...

No, io sono un tipo asocial. Ho un profilo ufficiale Facebook, che mi è utile per far conoscere le date dello spettacolo, ma non è il centro della mia comunicazione con gli altri. Qualcuno ha detto che pensare di avere tanti amici in Facebook corrisponde ad essere ricchi a Monopoli. La mia sensazione, invece, è che per il mestiere che faccio mi sento di parlare sin troppo in pubblico, e non vorrei esagerare...

La tua casa è piena di libri. I consigli di Michele Foresta per una buona lettura?

Per gli amanti dell'arte visiva, come me, consiglio i libri di Vivian Maier (fotografa statunitense, n.d.r.). Quanto alla letteratura, invece, mi piace John Niven, del quale ho letto “A volte ritorno” e “Maschio bianco etero”, e l'italiano Lorenzo Licalzi. Per finire, un autore dall'ironia un po' surreale che si chiama David Sedaris.

A proposito di ironia: l'enciclopedia digitale ti definisce “indegno erede dei maghi Silvan ed Houdini”. Cosa rispondi?

Cosa vuoi dirgli a Wikipedia? Hanno ragione, non sono certo l'erede di Copperfield! Ma è un attestato di stima, scritto alla mia maniera. Dobbiamo tutti moltissimo a Silvan, la magia in Italia senza di lui sarebbe stata assai meno apprezzata. Ha ispirato molti altri, sia i prestigiatori seri che quelli come me che lo hanno voluto celebrare in forma di parodia.

Permettimi di chiudere in modalità televisiva: chi è Michele Foresta? Si faccia una domanda, si dia una risposta...

Alla fine, l'attore porta sul palco un po' di sé. E' vero che il pubblico ama la maschera, ma è sempre il caso di far percepire chi c'è veramente, dietro quella maschera. Facciamo così, tanto per citare Marzullo fino in fondo, ti risponderò come gli rispose una soubrette di cui ora non ricordo il nome: in silenzio, dai movimenti degli occhi e del corpo, si capì che dentro di sé si era fatta una domanda, si era data una risposta, e poi, a piena voce, disse “fatto!”.

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