Ticino

Marchesi: ‘Se l’Udc entrasse in governo, noi pronti per il Dfe’

I democentristi ribadiscono la loro ricetta per il risanamento delle finanze cantonali: ‘Se ci avessero ascoltato, avremmo già risparmiato 100 milioni’

Il presidente cantonale Udc
(Ti-Press)
3 febbraio 2023
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«Se dovessimo entrare in Consiglio di Stato saremmo pronti ad assumerci il Dipartimento finanze ed economia, le nostre ricette possono portare verso la direzione giusta», afferma il presidente cantonale dell’Udc Piero Marchesi. E le ricette sono «dare meno soldi allo Stato, attraverso sgravi fiscali e riduzioni di tasse. Obbligare lo Stato a spendere meglio questi soldi, applicando una vera disciplina finanziaria. Imporgli l’uso selettivo delle risorse attraverso una revisione dei compiti. Aziendalizzare l’operatività, attraverso il controllo di efficacia ed efficienza». Niente di nuovo sotto al sole, lo afferma candidamente il deputato Udc Paolo Pamini, ma «repetita juvant» e quindi – ‘special guest’ lo spirito di Margaret Thatcher la cui foto campeggia in una delle slides – i democentristi davanti alla stampa ribadiscono le loro posizioni in materia di politica finanziaria e risanamento dei conti cantonali. «Non servono sconvolgimenti», ricorda Pamini. Serve, semmai «ottimizzare» e fare seriamente qualcosa.

E quindi nessuna nuova proposta fresca di stampa oggi al Palazzo dei Congressi di Lugano, ma tanta convinzione: «Se le sei iniziative parlamentari che abbiamo inoltrato dal 2017 al 2021 fossero state approvate e fossero entrate in vigore, invece che essere ancora nei cassetti del Consiglio di Stato, avremmo già risparmiato un centinaio di milioni di franchi e avremmo già dimezzato il deficit previsto per il 2023» tuona il capogruppo Udc in Gran Consiglio Sergio Morisoli. «Non ci sono magie nere, bianche o qualche abracadabra nella finanza. E lo Stato è il più grande nullatenente che esista, perché non ha un franco: esistono i soldi dei cittadini, semmai, che pagano le tasse» rincara Morisoli, stigmatizzando il fatto che «con le elezioni alle porte nessuno parlerà seriamente di risanamento dei conti».

La chiave inglese di prammatica è sul tavolo, e c’è anche una metafora nuova in casa democentrista per spiegare la situazione: «Una petroliera se inverte la rotta per entrare in porto agli ultimi metri tira giù il molo e finisce in piazza, se comincia quando è in mare aperto e tranquillamente ad abbassare i motori e prendere la rotta giusta arriva sana e salva in porto». Per dire cosa, questo? Per dire «che avevamo ragione nel proporre ragionevoli misure di risparmio negli unici tre anni, su quindici considerando il Piano finanziario al 2026, in cui i conti si sono chiusi in attivo. È nei periodi tranquilli che bisogna ragionare sul futuro». E invece no. Pericoloso, per Morisoli. Perché «noi a più riprese abbiamo chiesto di ragionare sul personale, sulle spese di trasferimento, su beni e servizi. Nel frattempo la spesa è esplosa».

C’è il Decreto sul contenimento della crescita della spesa però, di cui Morisoli è il padre. «Certo, ma se fosse partito prima sicuramente si sarebbe risparmiato qualcosa perché si sarebbe partiti prima ad appiattire la curva della crescita della spesa». Toccando i sussidi, come accusa e teme la sinistra? «No – risponde Morisoli –. Oggi ci sono 834 milioni di franchi di aiuti diretti, e di questi non tocchiamo un centesimo. Restano 1’391 milioni su cui si potrebbe agire, rivedendo i criteri che danno il beneficio all’aiuto, modificando l’ampiezza delle forchette degli aiuti, modificando i valori minimi e massimi... bisogna metterci le mani, certo, ma finora nessuno l’ha fatto». E non l’ha fatto, per i democentristi, «un governo disastroso che non governa e, da un lato, fa tutto quello che chiede l’Amministrazione pagando, e dall’altro niente di quello che chiedono parlamento e popolo, cioè di risparmiare».

Riprende Marchesi, andando ad alzo zero sul Consiglio di Stato: «È un governo che non solo non litiga, ma nemmeno vede i problemi sul tavolo. Se il Consiglio di Stato avesse agito 4, 5 o 6 anni fa, con le tendenze che erano già chiare, non si sarebbe dovuto ricorrere alle urne per votare il ‘Decreto Morisoli’, grazie al referendum della sinistra». La situazione «è disastrosa, e dovrebbe allarmare tutti» dice il presidente Udc. Con un Esecutivo che, però, «ancora una volta vuole superare l’appuntamento elettorale sperando che qualche santo provveda a risolvere le cose».

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