Gran Consiglio

Unitas, le domande restano ancora senza risposta

Confermato: l’interpellanza di Noi (Verdi) trasformata in un’interrogazione che sarà trattata mercoledì dal governo. Discussione in aula forse a febbraio

Delucidazioni da farsi in parlamento chieste in primis dalle vittime, con una missiva destinata a rimanere (ancora almeno per un po’)... lettera morta
(Ti-Press)
23 gennaio 2023
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La chiarezza in favore delle vittime può attendere. È quanto ha stabilito la maggioranza dell’Ufficio presidenziale (Up) del Gran Consiglio confermando la propria decisione di trasformare in interrogazione l’interpellanza interpartitica presentata da Marco Noi (Verdi) che pone una serie di domande per far luce sui risultati dell’audit in merito ai casi di molestie perpetrati per anni in seno a Unitas, l’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, da parte di un ex alto dirigente. Delucidazioni da farsi all’interno dell’aula parlamentare chieste in primis proprio dalle vittime, con una missiva destinata a rimanere... lettera morta. Almeno ancora per un po’.

La Mantia: ‘Potete presentare un’altra interpellanza’

«La risposta scritta è in elaborazione e dovrebbe arrivare a giorni. Il Consiglio di Stato ne parlerà mercoledì» ha dichiarato la presidente del parlamento Gina La Mantia (Ps), specificando che «se si vuole fare una discussione generale durante la prossima sessione di febbraio, è possibile presentare un’altra interpellanza anche prendendo spunto dalle risposte che verranno date all’interrogazione».

Pronzini e Merlo: ‘Non è logico se non si ritiene già ora l’urgenza’

«Non è logico – ha tuonato Matteo Pronzini (Mps), il cui movimento aveva presentato anch’esso un’interpellanza sul tema e che precedentemente aveva chiesto di dare la possibilità a Noi di proporre all’ordine del giorno una nuova trattanda su Unitas, bocciata 47 a 22 –. Se ora non è dato il criterio dell’urgenza per rispondere oralmente, non vediamo come ci possa essere la prossima volta». A Pronzini ha fatto eco Tamara Merlo (Più Donne) che, premettendo di vedere «difficoltà a negare che in questo caso siano assenti i criteri di interesse pubblico e urgenza», ha sottolineato che «questo modo di procedere con la trasformazione di interpellanze in interrogazioni sta minando il nostro lavoro di parlamentari».

Rimostranze sono arrivate anche dai banchi della Lega, con Massimiliano Robbiani a evidenziare che «come già fatto recentemente con la mia interpellanza sull’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento, pare che quelle scomode vengano trasformate in interrogazioni per impedire il dibattito libero».

Sirica: ‘Discussione fondamentale’. Anche se il criterio d’urgenza...

Critiche anche dal Ps, il cui copresidente Fabrizio Sirica ha affermato come «questa situazione mette in luce quanto il nostro gruppo diceva già con la modifica di legge: chi stabilisce l’urgenza? In questo caso non è soggettivo ma oggettivo, le vittime dicono che è una questione urgente e vorrebbero seguire la discussione politica in parlamento. Ritengo che l’Up non abbia svolto in modo giusto questo compito. È fondamentale fare questa discussione». Da rilevare, però, che il rapporto del 2021 della commissione Costituzione e leggi sull’aggiungere il criterio di urgenza all’interpellanza (Modifica della Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato) – relatrice la liberale radicale Viscardi – era stato sottoscritto pure dai socialisti Nicola Corti e, con riserva, Carlo Lepori.

Viscardi: ‘Dobbiamo adeguarci. Basta show davanti alla stampa’

E la stessa Giovanna Viscardi ha dal canto suo funto da pompiere affermando che «le regole sono cambiate e dobbiamo adeguarci. Se l’uso dell’interpellanza non rispetta i criteri e ha l’unico scopo di fare un can-can davanti ai media, possiamo evitare. Se ci viene tolto un diritto è solo quello di fare uno show davanti ai giornalisti».

Dal punto di vista dell’Mps, la mancata risposta all’interpellanza è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Per questo motivo chiede proprio la (ri)modifica della legge sul Gran Consiglio con un’iniziativa parlamentare elaborata, proponendo la cancellazione dall’articolo 97 del criterio dell’urgenza per le interpellanze.

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