Ticino

Cantonali ’23, ecco svelata la lista del Centro per il governo

Assieme all’uscente De Rosa, la Commissione ‘cerca’ ha scelto Maurizio Agustoni, Giorgio Fonio, Paolo Caroni e Laura Tarchini

Agustoni, Tarchini, De Rosa, Caroni, Fonio
(Ti-Press)
17 novembre 2022
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Si alza il sipario sulla lista del Centro per la corsa al Consiglio di Stato del prossimo 2 aprile. Assieme al consigliere di Stato uscente, il direttore del Dss Raffaele De Rosa, i nomi scelti dalla Commissione ‘cerca’ sono il capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni, il granconsigliere e già vicesindaco di Locarno Paolo Caroni, il deputato e sindacalista Ocst Giorgio Fonio e la già presidente della sezione e già consigliera comunale di Lugano Laura Tarchini. I nomi sono stati presentati per la ratifica al Comitato cantonale del Centro a Sant’Antonino in una gremita sala multiuso (oltre 200 i presenti) che li ha accolti con un lungo applauso.

«Questa sera si conclude un percorso impegnativo e stimolante della Commissione ‘cerca’», ha esordito il suo presidente Marco Passalia. Commissione che, ha spiegato il deputato che nel compito è stato affiancato da Benedetta Bianchetti e Claudio Franscella, «aveva degli obiettivi chiari condivisi con l’ufficio presidenziale». Per comporre la lista del Consiglio di Stato si trattava innanzitutto di trovare «quattro candidati validi, competenti e credibili da affiancare al consigliere di Stato, ma anche in grado di raccogliere simpatie al di fuori del partito e che avessero altre ambizioni politiche, ad esempio nei Municipi o alle Camere federali». In secondo luogo, ha ripreso Passalia, dovevano rappresentare le principali città e distretti, così come la componente femminile e quella giovane e garantire la massima competizione sulle liste del Gran Consiglio.

‘Candidati diversificati e tutti in grado di assumere la carica’

La lista, ha giudicato Passalia, è capitanata da un consigliere di Stato «apprezzato e che lavora bene», e si completa con «quattro persone competenti e serie, in grado tutte di assumere la funzione politica di consigliere di Stato. Sono anche cinque nomi capaci di intercettare voti da altri partiti – aspetto importante per il partito –. Ed è una lista che non interferisce con l’elezione in Gran Consiglio, che è il vero specchio della nostra forza politica, e che garantisce una vera competizione per i seggi in parlamento in tutti i distretti». Sono cinque candidati, ha rilanciato Passalia, «con un bagaglio importante di esperienze professionali, politiche e associative e che comprende varie sensibilità del partito dalle donne, ai giovani, alle famiglie, dall’area sindacale a quella economica, all’impegno associativo al volontariato».

Motivare la base e catalizzare l’interesse degli scoraggiati

Pure il presidente del partito Fiorenzo Dadò nel suo discorso di apertura ha considerato che «abbiamo un consigliere di Stato che ha lavorato bene e tanto, che ha saputo affrontare un momento di grave difficoltà per il Paese con determinazione. A lui non possiamo che manifestare stima e riconoscenza. È un’ottima carta da ripresentare alle prossime elezioni a cui associamo quattro candidati altrettanto validi e competenti, che insieme andranno a formare la nostra squadra trainante nella tutt’altro che facile sfida elettorale». Per permettere al partito di continuare ad avere voce in capitolo nelle scelte importanti, ha osservato Dadò, «è indispensabile che si parta con il piede giusto presentando una compagine forte e profilata, capace di motivare la base e catalizzare l’interesse di tutte le fasce della popolazione, anche quella più ai margini e scoraggiata che non va più a votare».

Evidenziando come il partito dopo 50 anni si presenta alle elezioni con un nuovo nome, come al congresso di Cadempino Dadò ha ribadito che «cambiare nome non significa abbandonare i valori di riferimento e la nostra storia, e non è nemmeno garanzia di successo elettorale. Come per ogni cambiamento ci vuole determinazione, pazienza e tanta motivazione di tutti per raggiungere dei risultati. Il passaggio non può essere immediato, deve essere associato a valori forti e condivisi in cui la popolazione si può riconoscere con facilità». Dadò si è detto al contempo convinto che «al nostro partito serve una ventata di freschezza. Questa è un’opportunità di rinnovamento che dobbiamo anche alle nuove generazioni».

‘Per l’interesse di tutti, non per il profitto di pochi’

Riferendosi poi al contesto politico «in chiaroscuro nel quale noi stessi siamo attori e protagonisti», il presidente del Centro/Ppd ha tenuto a precisare che il compito degli esponenti del partito non si deve limitare a occupare cariche e svolgere diligentemente i compiti per cui sono stati eletti, «ma la nostra missione è quella di coltivare attraverso un’azione concreta il bene comune, opponendoci a ogni forma di degrado civile o populismo sia di destra che di sinistra».

Affinché il futuro sia «luminoso», Dadò ha esortato a «continuare a preoccuparci principalmente della comunità di cittadini, anteponendo l’interesse di tutti a lungo termine all’immediato profitto di pochi, prestando prioritariamente attenzione – ha sottolineato – al territorio in cui viviamo, così come ai nostri giovani e alle loro necessità». In altre parole «all’istinto di consumare e divorare tutto, dobbiamo anteporre i valori che ci hanno trasmesso i nostri avi, queli di responsabilità, solidarietà, rispetto del prossimo e uso parsimonioso delle risorse».

Il femminismo ‘all’occorrenza’ del Ps

Tornando alle due estremità dell’emiciclo parlamentare, Dadò non ha risparmiato stoccate a entrambe, riferendosi a due fatti capitati in questi giorni «che non possono lasciarci indifferenti». Primo affondo contro il Partito socialista che ha tenuto il proprio congresso domenica scorsa. «Quello a cui abbiamo assistito in particolare sui social nei confronti di Amalia Mirante non è degno di un partito che si erge a detentore della causa femminile tanto da impedire agli uomini di candidarsi per il Consiglio federale. Sui social sono volati insulti nei suoi confronti senza che la dirigenza abbia espresso una sola parola di biasimo e di solidarietà. Come si è visto anche del caso dell’ex funzionario socialista del Dss – condannato per coazione sessuale e violenza carnale – la causa femminile sembra venir fuori all’occorrenza».

La ‘presa in giro dei diritti popolari’ di Gobbi

Non le ha mandate a dire neppure a destra, evocando il decreto legislativo presentato dal direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi relativo all’iniziativa del Centro/Ppd per diminuire l’imposta di circolazione votata dal popolo a ottobre. «Quella proposta Gobbi è una presa in giro dei diritti popolari, un tentativo di abbindolare i contribuenti per continuare a fare cassetta – ha detto riferendosi alla volontà del governo di inserire un coefficiente di moltiplicazione del gettito –. Ma ci si rende conto dei gravi danni che così si fanno alla democrazia e alla fiducia popolare? Inutile meravigliarsi che la gente non vada più a votare, siamo alla farsa istituzionale!». E ha rassicurato che «non permetteremo ci si prenda gioco in questo modo de popolo che il ministro legista si è sempre vantato di rappresentare».

Quanto all’azione più in generale del parlamento, Dadò ha affermato che l’azione politica sembra ormai relegata soprattutto ad amministrare quello che c’è, ad affannarsi a trovare soluzioni per cercare di correggere gli errori del passato con correttivi che spesso non risolvono nulla, «salvo asfissiare la popolazione con norme liberticide o aumentando tasse e balzelli».

Mano tesa al Partito liberale radicale

Rammaricandosi poi che in questo momento «con tutte le forze politiche così frazionate non sembrano esserci le premesse per trainare il catone fuori dal guado», Dadò ha però detto di continuare a credere fermamente che un dialogo aperto e costruttivo tra le forze del centro e del centro-destra potrebbe permettere di costituire un progetto positivo a vantaggio di tutti. «Se durante questa legislatura in Gran Consiglio è stato molto più facile stringere accodi con la Lega, auspichiamo che dopo le elezioni ci si possa sedere al tavolo anche col Plr, in modo che si possa finalmente proporre un programma condiviso a vantaggio dell’intero cantone». Mano tesa dunque ad Alessandro Speziali.

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