
«Come vicepresidente del partito non vorrei mi si accusasse di non essere leale nei confronti della direzione. La mia lealtà va in prima battuta agli iscritti e ai simpatizzanti del Ps, talvolta ho avuto l’impressione che la lealtà di alcuni membri della nostra dirigenza fosse rivolta ai dirigenti dei Verdi e non alla nostra base». È di pietre e strali l’antipasto che la minoranza del Ps ha servito in vista della conferenza cantonale del partito che si svolgerà domani a partire dalle 18 a Bellinzona. E davanti alla stampa le parole del vicepresidente Evaristo Roncelli – che assieme a Matteo Muschietti e Lauro Degiorgi a luglio ha promosso la mozione interna che chiedeva, tra le altre cose, tre nomi socialisti (e non due) nella lista rossoverde per la corsa al governo il prossimo aprile – arroventano una vigilia già tutto tranne che serena. «In questi mesi siamo stati accusati innumerevoli volte di far saltare questa alleanza con i Verdi, di non fare gli interessi del partito» rincara Roncelli. E «come vicepresidente questo mi ha ferito molto, perché non c’è niente di più falso».
Per carità, c’è qualche ramoscello d’ulivo. «Nessuno vuole far saltare il banco e l’alleanza», afferma infatti Roncelli. «Accetteremo il risultato, ho lavorato trent’anni per riunire i due tronconi del Ps (Psa e Pst, ndr) e non intendo per nulla rompere questo partito finalmente unito», assicura Muschietti. «Mi piace molto questa idea di alleanza con i Verdi», dice Degiorgi. Ma è un ramoscello d’ulivo che è incredibilmente vicino all’incendio divampato ormai da settimane. Perché pare, dalle parole dei tre ‘mozionanti’, che la battaglia per i tre nomi sia ardua. E allora, rimanendo a 2 socialisti, 2 verdi e uno della società civile, quel ramoscello d’ulivo brucia all’istante.
Per dirla con Degiorgi, «mi piace molto meno che i due candidati siano uno forte e uno debole: chi si impegna deve avere pari dignità. Si parla di un candidato della Gioventù socialista, ma i giovani si appoggiano per un ricambio in Gran Consiglio, non per fargli fare la damigella d’onore in una corsa al governo». Un altro dardo arriva da Muschietti: «Servono due candidature forti, che rappresentano la base del Ps, con un ampio consenso e che permettano una competizione sana». Con il carico da undici portato da Roncelli: «Le elezioni migliori il Ps le ha fatte nel 2003 e nel 2007, quando la lista non era forte, ma fortissima. Avere un solo nome forte significa non far eleggere dalla base e dagli elettori un consigliere di Stato, ma nominarlo: un’elezione che rischia di trasformarsi in una nomina rischia di allontanare le persone».
Anche se il nome in campo è quello di Marina Carobbio? I tre ‘mozionanti’ non la nominano neanche. Lei è "la candidata". Ma, parlando di lista forte e secondo nome forte, non nominano nemmeno l’elefante nella stanza, vale a dire l’economista Amalia Mirante. «Mirante cammina benissimo con le sue scarpe, non ha bisogno di noi» esclama a precisa domanda de ‘laRegione’ Muschietti. «Se "la candidata" (Carobbio, ndr) ha sciolto le riserve pochi giorni fa, non possiamo parlare di una persona che si è resa disponibile solo ufficiosamente», aggiunge Degiorgi. «Non è assolutamente una richiesta ad personam quella del secondo nome forte», tuona Roncelli.
Che motiva: «Ci sono varie sensibilità nel partito. I Verdi e la Giso inneggiano alla decrescita. "La candidata" (sempre Carobbio, ndr) si avvicina a questa area di pensiero. Possono esserci tante persone nel Ps che non concordano con la decrescita o sul trattenersi da soli in vari ambiti, ambiti che favoriscono posti di lavoro ben pagati che per un socialista dovrebbero essere fondamentali». Ci riproviamo: saranno tante persone, ma una, Mirante, ha già assicurato che lei al congresso del 13 novembre alzerà la mano per candidarsi. «È una persona – ci replica secco Roncelli –. In questa area di pensiero ci sono Mario Branda, Amalia Mirante, Pelin Kandemir Bordoli e potrei andare avanti. Non siamo qui a fare il tifo per uno o per l’altra, ma perché un’area di pensiero sia rappresentata».
Con tre nomi, con due, e se uno forte e uno d’accompagnamento, lo deciderà la conferenza cantonale di domani.