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La pioggia diserta il Mendrisiotto: ‘è sfortuna, non la regola’

A sud ha piovuto pochissimo, anche quando altrove in Ticino ci sono stati temporali. Marco Gaia (MeteoSvizzera): ‘non c’è un vero motivo scientifico’

Ci stiamo ‘toscanizzando’? Così sembra
(Ti-Press)
20 agosto 2022
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I giorni di pioggia sono stati davvero pochi negli ultimi mesi, specialmente nel Mendrisiotto. La conseguenza, oltre a prati ingialliti e fiumi ai minimi storici, è stata la grande preoccupazione dei coltivatori per i loro raccolti. C’è chi parla addirittura di "maledizione" per la regione più a sud del cantone visto che, quelle poche volte che il temporale ha fatto capolino in Ticino, non ha toccato il Distretto. L’ultimo caso è avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì: mentre nel Locarnese sono caduti quasi 100 millimetri d’acqua, il Mendrisiotto ha registrato solo poche gocce.

‘Quest’anno la sfortuna ha colpito i momò’

«Maledizione mi sembra un termine un po’ troppo colorito. Parlerei più che altro di sfortuna» afferma interpellato da ‘laRegione’ Marco Gaia, responsabile del Centro regionale sud di MeteoSvizzera. «In generale le precipitazioni non sono mai presenti nelle medesime quantità su tutto il Ticino. Ci sono zone dove piove di più e zone dove piove di meno», spiega Gaia. «Quest’anno si può dire che il Mendrisiotto è stato vittima della sorte e sta facendo fatica a ricevere precipitazioni, non c’è un vero motivo scientifico che lo giustifica. Normalmente è una regione nella media a livello di precipitazioni».

‘Locarnese il più bagnato, Valle di Blenio spesso asciutto

Quali sono quindi le regioni dove piove di più? «Il Locarnese è tipicamente la zona con più precipitazioni. Questo perché si trova nel triangolo composto da Sempione, San Gottardo e Verbano. Una delle due zone più piovose di tutto il versante sudalpino». La disposizione delle montagne attorno alla Pianura Padana fa confluire proprio in quella zona l’aria umida proveniente dal Mediterraneo. «Ma non c’è una regola che rende il Sopraceneri più piovoso del Sottoceneri, è un po’ il destino che ha fatto andare così quest’anno» dichiara Gaia. Si trova infatti a nord la regione ticinese che statisticamente riceve meno acqua: «La Valle di Blenio è una zona più interna, circondata da diverse catene montuose». Per questo motivo, prosegue il responsabile del Centro regionale sud di MeteoSvizzera, quella che è conosciuta anche come "Valle del Sole", risulta essere la regione più asciutta del cantone. «Deve già esserci una certa velocità del vento per fare arrivare in valle le nuvole, che altrimenti si fermano prima. È lo stesso fenomeno che c’è per esempio in Vallese o in Engadina, regioni tendenzialmente asciutte».

Pianura arida e Alpi ‘grigizzate’

Oltre alla siccità gli ultimi mesi verranno ricordati per le alte temperature e i tanti giorni di canicola. Il mese di luglio è risultato essere il secondo più caldo mai registrato da quando, nel 1864, sono iniziate le misurazioni. L’anomalia rispetto alla norma è stata in media di 2,6 gradi con punte, guarda caso proprio nel Mendrisiotto, fino a 3,3. E per il futuro c’è chi parla di un fenomeno di "toscanizzazione". «È uno scenario possibile, ipotizzato da quanto abbiamo elaborato con le prospettive Ch2018. Il nostro compito non è infatti solo quello di sapere cosa sta succedendo, ma anche di prevedere quello che accadrà in futuro», sottolinea Gaia. «Si prevede di avere tra 50 o 100 anni un clima che tende a quello che c’è oggi in Centro Italia. Quindi estati più asciutte, calde e precipitazioni in altri periodi dell’anno. In particolare anche in inverno». Un cambiamento che, spiegano gli esperti, sarà molto evidente da un punto di vista cromatico. Si va verso colori «tendenzialmente più gialli e secchi. Inevitabilmente le specie più adatte al clima futuro non sono tutte quelle che abbiamo oggi. L’esempio più classico che si cita in questi casi è il castagno, che sopporta male la combinazione di caldo e siccità estivi».

Il cambiamento cromatico previsto non si limita però alle campagne e ai fondivalle. Anche le Alpi saranno toccate dal fenomeno. «In questo caso possiamo parlare di grigizzazione del territorio. «Con il ritiro dei ghiacciai e l’innevamento sempre meno durevole si ha un cambio di tonalità, più legate alla roccia e meno al bianco tipico delle montagne più alte».

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