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Preventivo, carovita... la politica riaccende i motori

Vitta (Dfe): un adeguamento degli stipendi al rincaro ci sarà, dobbiamo ancora stabilire l’entità. I sindacati: riconoscimento completo

I dati sul rincaro saranno resi noti a novembre
(Ti-Press)
4 agosto 2022
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Estate rovente, temi roventi. Si è parlato anche di carovita e salari dei dipendenti pubblici nella seduta di ieri del Consiglio di Stato. «Se ne è discusso e si stanno valutando alcuni scenari, ma al momento nulla di concreto è stato deciso, ritenuto comunque che un adeguamento degli stipendi al rincaro ci sarà, la cui entità deve essere ancora stabilita dall’Esecutivo», afferma, contattato dalla ‘Regione’, Christian Vitta. Già, si tratta appunto di sapere a quanto ammonterà questo adeguamento. Il direttore del Dipartimento finanze ed economia per ora non si sbilancia: «Ripeto: da parte del governo sono in corso delle valutazioni, siamo ancora nel campo delle ipotesi». L’argomento figura ovviamente anche nell’agenda dei sindacati. «I dati sul rincaro da considerare saranno noti solo a novembre – ricorda il segretario della Vpod e deputato socialista Raoul Ghisletta –. La nostra richiesta è che venga pienamente riconosciuto il carovita. Le organizzazioni sindacali verranno in ogni caso consultate dal Consiglio di Stato come prevede la legge».

La normativa cui fa riferimento Ghisletta è la Legge sugli stipendi degli impiegati dello Stato e dei docenti. Secondo quest’ultima (articolo 5) "gli stipendi dei dipendenti sottoposti alla Lord (la Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti, ndr) e lo stipendio di riferimento per la definizione degli onorari dei consiglieri di Stato sono adeguati all’evoluzione dell’indice nazionale dei prezzi al consumo. L’adeguamento degli stipendi è stabilito dal Consiglio di Stato al 1° gennaio di ogni anno, sulla base dell’indice nazionale mensile effettivo dei prezzi al consumo di novembre dell’anno precedente. Dopo consultazione delle organizzazioni del personale il Consiglio di Stato può decidere di adeguare interamente o parzialmente gli stipendi al rincaro oppure può stabilire il pagamento di una indennità completiva parziale o totale". Osserva Lorenzo Jelmini, segretario dell’Ocst e granconsigliere del Centro (Ppd): «Credo proprio che stavolta ci saranno tutti i numeri per adeguare come si deve i salari dei dipendenti pubblici. Che nella stragrande maggioranza dei casi non sono sicuramente stipendi da nababbi. L’aumento del costo della vita è evidente, con conseguente perdita del potere d’acquisto. Si prospetta un incremento non indifferente, fra l’altro, dei premi di cassa malati e dei costi energetici. Questi aumenti riguardano tutti, compresi gli impiegati dello Stato e i docenti».

Bosco (Sit): lo Stato sia da esempio per i privati

«Durante l’incontro di aprile avuto con il Consiglio di Stato siamo stati rassicurati sul fatto che sono già stati accantonati dei soldi per concedere ai dipendenti pubblici un adeguamento salariale in risposta al rincaro dei prezzi – afferma Mattia Bosco, segretario cantonale dei Sindacati indipendenti ticinesi (Sit) –. Il problema è che la Legge stipendi stabilisce che il datore di lavoro può riconoscere il rincaro ma non deve per forza farlo. Quindi il margine di concessione è molto discrezionale ed è su questo aspetto che verosimilmente si aprirà la discussione sindacale». La posizione del Sit, così come concordata con gli altri sindacati, «è di chiedere come minimo un adeguamento all’intera percentuale del rincaro che sarà comunicata a novembre», spiega Bosco, che teme però il riconoscimento solo di una cifra simbolica. Secondo il sindacalista alcune piccole misure di risparmio messe in atto recentemente suonano come un campanello di pre-allarme: «Tre mesi fa il governo ha deciso di diminuire le indennità di trasferta per l’utilizzo del veicolo personale dei dipendenti pubblici per scopi professionali, da 60 a 55 centesimi al chilometro. La motivazione addotta è stata di tipo ecologico, nell’ottica di incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici». Intenti che Bosco dice di condividere, ma non attraverso misure che vadano a gravare ulteriormente sulle spalle dei lavoratori in un momento già reso difficile anche per il vertiginoso aumento del prezzo della benzina. «Abbiamo cercato di portare avanti le nostre rivendicazioni ma il Consiglio di Stato è andato avanti per la sua strada. In un contesto dove l’attenzione alle spese del dipendente pubblico non è delle migliori, con un atteggiamento orientato al risparmio e poco comprensivo, il clima che si respira non fa ben sperare per la discussione sul rincaro», lamenta Bosco, secondo cui sussiste poi il rischio collaterale di un effetto a cascata «perché nel privato si guarda spesso a cosa fa lo Stato e lo si prende ad esempio. Non dimentichiamo che stiamo parlando del maggior datore di lavoro sul nostro territorio».

Un autunno che nel settore pubblico si profila insomma piuttosto impegnativo per i sindacati. Ad esempio per quel che riguarda, in materia di pensioni, le preannunciate misure di compensazione alla prospettata riduzione del tasso di conversione per gli affiliati all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino. Misure di compensazione contro le quali la Lega (vedi ‘il Mattino’ del 24 luglio) ha già ventilato il lancio di un referendum.

Conti 2023 e Bns, ma l’obiettivo non cambia

Durante la riunione il governo ha fatto il punto anche sui conti di previsione del Cantone. «Dovremmo essere in grado di presentare al Gran Consiglio un Preventivo 2023 con un disavanzo sotto gli ottanta milioni di franchi: l’obiettivo dunque non è cambiato», sostiene Vitta. La seduta di ieri è stata la prima tenuta dal Consiglio di Stato dopo quanto comunicato dalla Banca nazionale svizzera: il passivo di 95,2 miliardi registrato dalla Bns nel primo semestre. Una perdita sonora che potrebbe ripercuotersi negativamente sulla distribuzione degli utili a Confederazione e Cantoni e quindi sulle rispettive contabilità. «Quello della Banca nazionale – rileva il titolare del Dfe – è un risultato parziale, semestrale: solo agli inizi del prossimo anno Confederazione e Cantoni sapranno quanto esattamente incasseranno. Oggi siamo nell’ambito delle speculazioni. Tuttavia, così come in passato, non abbiamo inserito nel Preventivo il massimo della distribuzione degli utili contemplata dalla convenzione. E del resto nell’allestimento di un Preventivo – avverte Vitta – non ci si può lasciare condizionare dai risultati parziali della Bns. Soprattutto in questo periodo storico le variabili e le incertezze sono tante. Per esempio stando agli ultimi aggiornamenti, il Pil cantonale stimato dal Bak ha registrato un leggero miglioramento. In ogni caso anche nella messa a punto del Preventivo 2023 abbiamo avuto un approccio prudenziale». Con un obiettivo: un disavanzo non superiore agli 80 milioni. Un obiettivo sinora rispettato con «un lavoro certosino di correzione delle varie tendenze». Guardando alla meta e cioè al pareggio di bilancio entro la fine del 2025. Un pareggio da conseguire «di Preventivo in Preventivo: pertanto il lavoro nei prossimi anni non mancherà».

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