Ticino

Verdetto storico e inappellabile: da Ppd a Il Centro

Il Congresso cantonale del partito ha appena deciso - a stragrande maggioranza - il cambiamento del nome

Il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò
(Ti-Press, S. Golay)
25 giugno 2022
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C’era una volta il Partito popolare democratico. I suoi valori di fondo restano, a mutare è il nome. Da Ppd a Il Centro. Anche quella ticinese imbocca dunque la strada già percorsa dalla gran parte delle altre sezioni cantonali, che hanno adeguato la loro denominazione dopo il cambiamento del nome del partito nazionale presieduto da Gerhard Pfister (dal 2020 ‘Die Mitte - Le Centre - L’Alleanza del Centro - l’Allianza dal Center’). La decisione è stata appena presa – a stragrande maggioranza – dal Congresso cantonale, riunito a Cadempino. Schede distribuite 182, altrettante quelle rientrate (due le nulle). Il verdetto, anzi i verdetti, poco dopo le 12.30. Con 162 voti (15 i contrari, 3 schede bianche), il Congresso ha dapprima detto sì al cambiamento del nome. Come chiamarsi? Alleanza del Centro o Il Centro? Con 161 voti ha optato per il secondo: Il Centro (per la cronaca, 12 per Alleanza del Centro e 7 schede bianche). Applausi in sala e inno del partito.

Dopo cinquantadue anni

Dopo cinquantadue anni il Ppd ticinese, già Partito conservatore democratico, scrive una nuova pagina della sua lunga storia. Intervenendo prima del dibattito, Fiorenzo Dadò, presidente del Ppd dal 2016 e dall’altro ieri primo timoniere de Il Centro, ha ammesso «un iniziale scetticismo e un certo rincrescimento, tuttavia oggi sono convinto che il nostro partito necessita di una ventata di freschezza». Che passa pure dal nuovo nome. Si tratta, ha continuato Dadò, di «un’opportunità di rinnovamento che ci chiedono anche le nuove generazioni, da cogliere con entusiasmo e fiducia, pur consapevoli che per ottenere risultati bisognerà aspettare e continuare a lavorare tutti assieme con tenacia e positività, formulando proposte coraggiose e convincenti».

Per cominciare a dare sostanza politica a Il Centro, a meno di un anno dal primo appuntamento elettorale, quello dell’aprile 2023 con le elezioni cantonali, Dadò ha annunciato l’istituzione, decisa dall’Ufficio presidenziale, di quattro «gruppi di riflessione». Sotto la lente quattro temi: libertà economica e solidarietà sociale, il referente cristiano, la famiglia, il confronto fra generazioni.

‘Una giornata storica’

Il dibattito, appunto. Preceduto dalla presentazione dei risultati di un sondaggio che il Ppd aveva commissionato all’Osservatorio della vita politica regionale (Università di Losanna): «Un’indagine sulle opinioni interne al partito in merito ai valori e all’eventualità di modificare il nome», ha spiegato il politologo e direttore dell’Osservatorio Oscar Mazzoleni. A coordinare la discussione, il deputato al Nazionale Fabio Regazzi («Massimo due minuti a testa»). E numerosi sono stati gli interventi. A cominciare da quello di Raffaele De Rosa. Per il consigliere di Stato e direttore del Dipartimento sanità e socialità, nel cambiamento del nome «dobbiamo cogliere la rinascita» del partito: «Potrebbe essere l’occasione per rimuovere incrostazioni e tessere nuove trame arcobaleno». Il Centro «come luogo politico di coesione, di convivenza civile, di attenzione verso i giovani, gli anziani e i più deboli». Marco Profeta, alla testa del movimento giovanile (Generazione giovani), ha parlato di «giornata storica», aggiungendo che «finalmente abbiamo la possibilità di smarcarci da alcuni cliché che non ci appartengono». Per migliorare «bisogna cambiare qualcosa». Come il nome. Con un obiettivo: «I giovani vogliono un partito forte, che cresca e che risponda ai bisogni di una società in continua evoluzione». E se Maddalena Ermotti-Lepori ha dichiarato di preferire la denominazione Il Centro (perché, a suo dire, Alleanza del Centro ricorderebbe troppo «Unione democratica di centro, partito che secondo me sta distruggendo la Svizzera»), il collega di Gran Consiglio Giovanni Berardi ha affermato di prediligere Alleanza del Centro. Alleanza, alleanze. Per «avere l’opportunità di fare liste aperte alle elezioni comunali». In ogni caso sì al cambiamento del nome: Il Centro o Alleanza del Centro pur di «contrastare, come partito delle soluzioni, la polarizzazione fra destra e sinistra». Concetto ripreso dal presidente della sezione di Lugano ed ex consigliere di Stato Paolo Beltraminelli: «Essere al centro per dire no alla polarizzazione e ai populismi». Sì convinti alla denominazione Il Centro sono arrivati da Marco Calzascia, presidente distrettuale (Locarno), e da un altro ex consigliere di Stato, Luigi Pedrazzini, che ha inoltre proposto di considerare anche la «sostenibilità» fra i temi oggetto degli approfondimenti da parte dei gruppi di riflessione indicati da Dadò. Giorgio Fonio, parlamentare cantonale e sindacalista dell’Ocst, non ha dubbi: «Al centro per battersi per una società più equa, sussidiaria, e più rispettosa delle persone, che si occupi anche degli ultimi».

‘Fa parte da sempre del metodo svizzero’

Hanno preso la parola pure i veterani del partito. Come Franco Gianoni che ha optato per il nome Il Centro. Così anche il già presidente cantonale e già deputato al Gran Consiglio Fabio Bacchetta-Cattori: «Il nostro era, è e sarà un partito di ispirazione cristiana che al centro della propria azione mette i valori cristiani». Il sindaco di Balerna e granconsigliere Luca Pagani: «Diamo con le nostre azioni degli orientamenti chiari, orientamenti che possono derivare dall’ispirazione cristiana del partito». D’accordo con il cambiamento del nome anche il municipale di Lugano ed ex consigliere agli Stati Filippo Lombardi: «Siamo sulla strada giusta», ha evidenziato, ricordando comunque che «il nome sta nei valori vissuti concretamente dalle persone». E ha poi esortato a impegnarsi perché «questa nostra ispirazione cristiana si traduca in una visione concreta della società». Marco Romano, consigliere nazionale: «È al centro che si trovano i compromessi e quindi le soluzioni. Il centro fa da sempre parte del metodo svizzero».

‘Poteva essere un tema divisivo e invece c’è una ritrovata unità’

Poco dopo le 12.30 il risultato della votazione. Un risultato chiarissimo. «Quella del cambiamento del nome avrebbe potuto essere una questione divisiva e invece stamattina ho visto parecchio entusiasmo: c‘è un’unione ritrovata, il che non era per nulla scontato considerato il tema», ha commentato, avvicinato dalla ’Regione’, il capogruppo in Consiglio comunale a Mendrisio Gianluca Padlina. Un entusiasmo che si è percepito ancor prima del dibattito e del voto, con quel lungo applauso a Dadò al termine della sua relazione.

Basterà un nuovo nome a rilanciare il partito, facendogli recuperare consensi in vista delle ‘cantonali’ e delle ‘federali’ del 2023? «I partiti cantonali – ha rilevato a Cadempino il presidente nazionale Pfister – mi hanno riferito che con il nuovo nome è molto più facile motivare potenziali candidati a presentarsi alle elezioni e il numero dei sostenitori è in aumento». I prossimi mesi diranno se è così anche per Il Centro ticinese.

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