Ticino

La Mantia: ‘Tocca alla politica assottigliare le disuguaglianze’

La deputata del Ps eletta presidente del Gran Consiglio parla di accoglienza, sofferenza dei più deboli e avverte: ‘La politica non sia spettacolo’

Passaggio di consegne e di campanella
(Ti-Press)
2 maggio 2022
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«È compito di noi politiche e politici impegnarci affinché le disuguaglianze non aumentino ma si assottiglino, spetta a noi creare i presupposti perché ognuno abbia l’opportunità di realizzare il proprio progetto di vita». Eletta da pochi minuti presidente del Gran Consiglio, Gina La Mantia (Ps) nel suo discorso d’insediamento guarda ai più deboli, ai più fragili, agli ultimi. Qualsiasi sia il loro Paese di provenienza. Che sia la Valle di Blenio o l’Ucraina. Un ponte voluto dalla nuova prima cittadina del Cantone con la lettura di due lunghi brani de "L’anno della valanga" di Giovanni Orelli, affidata all’attore Pietro Aiani, poi con parole che spiegano con fermezza quale sia la sua visione del mondo e, di conseguenza, della politica. «"L’anno della valanga" è la storia di una comunità di un paesino minacciato, appunto, da una valanga. Di una comunità costretta, alla fine, ad abbandonare almeno temporaneamente il proprio villaggio, la propria casa, il proprio focolaio per cercare protezione altrove, laggiù nel piano» racconta La Mantia. L’abbandono «è una decisione sofferta, discussa a lungo, combattuta: si prende per salvare la propria vita e la propria famiglia, per dare un futuro alla gioventù».

Quello di Giovanni Orelli, come ogni racconto, «ha una dimensione che va oltre al tempo in cui è ambientato, oltre alla località in cui si svolge. Diventa un racconto universale di profonda umanità – sottolinea la presidente del parlamento –. Da sempre le persone sono costrette ad abbandonare la loro casa e tutto quello che conoscono per cercare la salvezza da un’altra parte». In Valle di Blenio, si diceva, come in Ucraina: «La guerra è sotto gli occhi di tutti, almeno cinque milioni di persone minacciate da armi e bombe hanno abbandonato il loro Paese. Hanno avuto davanti a loro le stesse dolorose scelte di quella comunità di gente di montagna descritta da Orelli: restare o andarsene? E se si va via, cosa portare con sé? Cosa lasciare indietro?».

‘La sofferenza può diventare opportunità sia per chi parte, sia per chi accoglie’

Una sofferenza «che si ripete in tutte le aree geografiche della nostra Terra, una sofferenza che però può diventare un’opportunità sia per chi parte, sia per chi accoglie». E lo sa La Mantia, lo sa bene per esperienza diretta cosa voglia dire: «Sono figlia di un emigrante italiano, che è sempre stato grato alla Svizzera perché gli ha permesso di liberarsi dalla povertà, di vivere con stabilità, sicurezza ed essere parte attiva della nostra società». Nata a Emmenbrücke (LU) nel 1962, La Mantia è «figlia adottiva di questo cantone e della Valle di Blenio, dove vivo da oltre trent’anni. La mia partenza dalla Svizzera tedesca non è stata sofferta, perché decisa liberamente. L’accoglienza generosa, affettuosa del Ticino nei miei confronti culmina oggi con questa elezione a prima cittadina: ringrazio per tutte le opportunità che il Cantone e la Valle di Blenio hanno dato a me e alla mia famiglia».

Quello che aspetta lei e tutti noi «sarà un anno impegnativo. Siamo appena usciti, forse, da due anni di pandemia che hanno messo a dura prova la popolazione e la politica. Poi è arrivata una guerra in Europa che non ci saremmo mai immaginati di vedere: la crisi delle materie prime, dell’energia, dell’inflazione sono conseguenze già vive. E i più toccati, come sempre, sono ancora i più fragili».

Pandemia, guerra... «ma pensiamo anche ai cambiamenti climatici, che ci toccano sempre più da vicino. Basti pensare al lunghissimo periodo di siccità appena conclusosi, che ha danneggiato pesantemente il nostro territorio, soprattutto l’agricoltura e i boschi. Questo è un altro fronte su cui ci dobbiamo muovere senza indugio», ammonisce La Mantia.

E in questo, come nell’azione diretta, la politica gioca un ruolo fondamentale e per questo viene spronata dalla prima cittadina a darsi da fare. Con un avvertimento, però: «L’anno che abbiamo davanti è un anno elettorale. Sarà complicato, tutti vorranno apparire e mettersi in mostra: dipende da noi l’immagine che sceglieremo di dare della politica al nostro Paese. Dopo il Covid e la guerra faremmo bene a non spettacolarizzare niente: il nostro dovere è contribuire con impegno e serietà offrendo soluzioni ai problemi della popolazione. Questi tempi difficili ce lo chiedono».

Assieme a La Mantia, sono stati eletti la popolare democratica Nadia Ghisolfi alla prima vicepresidenza del Gran Consiglio e il leghista Michele Guerra come secondo vicepresidente.

Pini: ‘Non subordiniamo il lavoro politico alla ricerca di medaglie’

Nel suo discorso di congedo dalla presidenza del parlamento anche Nicola Pini volge lo sguardo a quello che ci attende: «Entriamo ufficialmente nell’ultimo anno di legislatura, quello delle elezioni. Colleghe e colleghi, consiglieri di Stato, nei prossimi mesi non cadiamo nelle battaglie partitiche, non cediamo alla tentazione di acquisire visibilità e profilo, non subordiniamo il lavoro politico alla ricerca della medaglia da mettersi al petto». Sennò, ammonisce Pini, «a vincere le prossime elezioni non sarà nessuno di noi, non sarà nessun partito, se non quello della lista senza intestazione oppure, ed è senza dubbio lo scenario peggiore, quello dell’astensione, dell’indifferenza». La popolazione, le persone «ci guardano, e sta a noi soltanto decidere se dare loro motivo o meno di credere nella politica, nelle istituzioni, nella democrazia stessa. Una democrazia sempre necessaria ma mai scontata, e della cui credibilità e affidabilità siamo tutti responsabili, nessuno escluso. Ancora una volta: ’Uno per tutti, tutti per uno’».

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