Ticino

Dadò traccia altri tre punti per il rilancio del Ppd

Dopo l'iniziativa sugli affitti, sarà il turno di defiscalizzare il volontariato sociale, una Corte dei conti e l'aiuto del Cantone per l'edilizia scolastica

Questa sera il Ppd è tornato a riunire in presenza il proprio Comitato cantonale
8 settembre 2021
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Neanche il tempo di prendere nota dell’iniziativa parlamentare che chiede una deduzione sociale sui costi degli affitti, che il presidente cantonale Fiorenzo Dadò davanti al parlamentino del Ppd tornato a riunirsi in presenza stasera a Sant'Antonino, traccia ben più di una linea per il futuro. Perché se non è un (ambizioso) programma, poco ci manca. «Nel prossimo futuro presenteremo alcuni atti sui quali abbiamo lavorato in questi mesi: tanto per citarne tre in preparazione, l’iniziativa per defiscalizzare il volontariato sociale a favore degli anziani e dei disabili, la Corte dei conti per garantire una maggior trasparenza nell’uso del denaro pubblico, l’iniziativa per un aiuto finanziario del cantone nell’edilizia scolastica, oggi a carico dei Comuni», sottolinea Dadò. 

Probabili due iniziative popolari su Over 50 e per contrastare il calo demografico

Ma non è finita. Perché il Ppd intende, anche se tempi e modi vanno ancora decisi, uscire dal Palazzo e rivolgersi direttamente al popolo. Lo farà, continua Dadò, su due temi: «A proposito di iniziative popolari e di attrattività del Cantone, dopo l’incredibile bocciatura in Gran Consiglio da parte di alcune forze politiche della proposta che prevede un maggior incentivo a favore delle aziende ticinesi che assumono personale indigeno disoccupato over 50, è probabile che nei prossimi mesi saremo attivi in questa direzione». Il secondo tema è «una delle più grandi emergenze che non solo il Ticino, ma tutta l'Europa sta affrontando: l'allarmante calo demografico che vede il Ticino all'ultimissimo posto tra i cantoni». E quindi, davanti a questa «emergenza», il presidente del Ppd afferma che «il nostro Partito, proprio per quel che rappresenta, non può stare a guardare ma deve reagire, e lo sta facendo, non escludendo di ricorrere a un programma che potrebbe addirittura sfociare in un’iniziativa popolare». Ricorrere (eventualmente) al popolo, per Dadò sarà una semplice conseguenza di un fatto: «La risposta eufemisticamente insufficiente che ci è stata data dal Governo all’interrogazione che abbiamo presentato, la dice lunga sull’incapacità della classe politica ticinese di mettersi d’accordo e di chinarsi con umiltà e tempestività su quello che secondo gli esperti potrebbe rappresentare il più grave problema della società dei nostri figli».

Tra maggioritario e nome del partito

Il cantiere del futuro popolare democratico prevede, secondo l’agenda del riconfermato presidente (assieme ai due vice Giorgio Fonio e Marco Passalia), altri due punti. Il primo è «l’eventuale passaggio a un sistema maggioritario per le elezioni cantonali, su cui abbiamo fatto allestire uno studio». Il secondo richiama il nome del partito, da cui poi discende tutto: «Dobbiamo prendere una decisione entro il 2025, e la riflessione se cambiare nome o no come successo a livello federale dovrà portare anche, e soprattutto, una rinfrescata agli indirizzi e ai valori, non sempre chiari e attuali».

Detto del futuro - o meglio, delle speranze per il futuro - Dadò si guarda indietro. A quanto fatto in questi quattro anni abbondanti di presidenza. Tra vittorie e sconfitte, la valutazione finale è che «condurre e appartenere a un partito come il nostro, che ha una storia centenaria e i cui padri hanno contribuito con i loro ideali e con il loro sudore a forgiare le basi di questo nostro magnifico Paese, significa avere una responsabilità sociale non indifferente, significa soprattutto avere l’obbligo morale e materiale di fornire ai cittadini una risposta ai loro problemi, un progetto serio di società del futuro, un indirizzo chiaro e senza equivoci sul come e dove vogliamo andare. Ma non basta - continua Dadò -. La responsabilità e l’onere di condurre un partito nel Ticino del 2021, equivale a dedicarsi anima e corpo senza esclusione di colpi e sacrifici, sapendo di vedersi appioppare anche demeriti la cui responsabilità avrebbe ben altre origini e paternità».

De Rosa: ‘I giovani necessitano di una nuova normalità’

Il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, dedica grande parte del suo discorso ai giovani e «al loro bisogno di trovare una nuova normalità». Proprio i giovani «durante la pandemia hanno dimostrato grande senso di responsabilità e notevole serietà, ma oggi necessitano il nostro sostegno e la nostra attenzione». Questo perché, rileva De Rosa, «le generazioni più giovani sono state particolarmente colpite da quando è arrivato il Covid, proprio nel momento in cui cominciano ad affacciarsi al mondo. Numerosi adolescenti hanno sofferto per monotonia, riduzione dei contatti, incertezze sul futuro e, purtroppo, anche per l'aumento di tensioni famigliari». E se si è notato un «livello più elevato di stress nei più piccoli», anche «negli adolescenti sono frequenti depressione e ansia». Per affrontare queste difficoltà, «il Consiglio di Stato si è avvalso da subito di una task force di specialisti. Oltre a organizzare conferenze, hanno fornito consulenza e supporto a moltissime persone». Ed entro la fine di quest'anno, si auspica, «la Supsi consegnerà il risultato di una ricerca che le abbiamo commissionato sull'impatto della pandemia sulla salute degli adolescenti e dei giovani adulti. In questo modo - spiega De Rosa - il Consiglio di Stato dimostra di affrontare seriamente il tema e potrà proporre nuove raccomandazioni di azione sociali e concrete per prevenire degli effetti nefasti».

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