Ticino

Mercato del lavoro e demografia i punti deboli del Ticino

È quanto emerge dallo studio Ubs sulla competitività dei Cantoni. Anche il pesante deficit nelle finanze pubbliche non aiuta a risalire la china

Solo Lugano nella media svizzera
(Archivio Ti-Press)

Zugo, Basilea Città e Zurigo rimangono – nell’ordine – i tre cantoni svizzeri più competitivi in materia di crescita economica, stando a uno studio degli economisti di Ubs. Nella parte bassa della classifica troviamo invece Ticino (21.mo) e Grigioni (23.mo). A pesare sulle prospettive ticinesi sono in particolare il pesante calo demografico, un mercato del lavoro meno dinamico rispetto al resto della Svizzera e il capitale umano disponibile che non si distanzia dalla mediana nazionale, ma presenta comunque debolezze in termini di formazione e di personale specializzato.

L'indicatore di competitività dei cantoni (Icc) – ha spiegato Katharina Hofer, economista di Ubs e coautrice dello studio durante un incontro via streaming con la stampa ticinese – è basato su 56 parametri raccolti in otto ambiti tematici (struttura economica; innovazione, capitale umano; mercato del lavoro; accessibilità; bacino di competenza; livello dei costi e finanze pubbliche, ndr) e fornisce informazioni sulle prospettive di crescita a lungo termine di una regione. Al cantone migliore viene assegnato il punteggio di 100, gli altri seguono in proporzione. «Le realtà con bassi valori Icc non hanno necessariamente un limitato potenziale assoluto, bensì semplicemente opportunità inferiori alla media rispetto agli altri cantoni: nel confronto internazionale possono essere ugualmente abbastanza competitivi», ha spiegato l’economista.

Fatte queste premesse, dall'analisi emerge un netto distacco fra i tre migliori della classe (con Icc rispettivamente di 100, 97 e 94) - che si confermano nelle stesse posizioni rispetto a una precedente analisi del 2019 - e gli inseguitori, capitanati da Argovia (79), Svitto (77) e Vaud (76). Ginevra è nono (72), Berna 19esimo (57).

Il Ticino perde una posizione rispetto all’ultima rilevazione di due anni fa, scendendo al 21esimo rango, con un Icc di 53: a pesare è in particolare l’ambito del mercato del lavoro, dove ha il ruolo di fanalino di coda in Svizzera. Peggio del cantone italofono fanno Neuchâtel (pure 53 punti, ma con tre posizioni in meno), nonché Uri (51), Grigioni (46), Vallese (43) e Giura (33), che mantengono tutti la loro posizione. Nella fascia mediana vanno segnalati gli arretramenti di Nidvaldo (decimo con un Icc di 71, -4 posti) e Friburgo (16esimo con un punteggio di 60, -3 posti).

La vicina Italia? Croce e delizia

Ma come mai il Ticino ha ottenuto un punteggio così basso nell’ambito del mercato del lavoro? «Da un lato, la prossimità con la vicina Italia oltre a essere un fattore positivo in termini di accesso a manodopera qualificata esercita anche una concorrenza sul mercato del lavoro locale. Il periodo di disoccupazione medio in Ticino, per esempio, è più elevato rispetto a quelli di altri Cantoni di confine (Basilea e Sciaffusa, ndr). Questo rende il mercato del lavoro locale meno dinamico», risponde Katharina Hofer. «Un altro aspetto che ha inciso nella valutazione – continua l’economista – è quello della più bassa percentuale di partecipazione al mercato del lavoro di chi potrebbe lavorare (donne, giovani e senior, ndr) oltre alla prospettiva di forte calo demografico che colpisce in particolare il Ticino». Da questo punto di vista, si stima che la popolazione permanente dovrebbe calare di oltre il 5% entro il 2030. I Grigioni fanno peggio con quasi il 10% di diminuzione prospettata per lo stesso periodo di tempo. Il capitale umano, calcolato tenendo conto del livello di formazione superiore e motore, tra gli altri, della crescita economica, per il Ticino è calcolta dagli specialisti di Ubs nella media svizzera. Fa però peggio rispetto a Zugo, Basilea e Zurigo, ma anche di Ginevra (nono) e Berna (19.mo). «Su questo punto, come pure sul tasso di innovazione tecnologico e il risanamento finanziario, si può senz’altro intervenire a medio termine con politiche mirate», commenta invece Luca Pedrotti, direttore regionale di Ubs Ticino. 

«La crisi del coronavirus è riuscita a intaccare solo in modo limitato il livello relativo di competitività sul lungo termine», spiega ancora Katharina Hofer. «Un eventuale peggioramento delle condizioni finanziarie potrebbe facilmente influenzare le prospettive di crescita, ma le potenziali perdite di gettito fiscale andranno a gravare sui conti solo nell'anno in corso». I cantoni si mostrano peraltro ottimisti: i preventivi per il 2021 non presentano nella maggior parte dei casi alcun deficit di grande rilievo. Fanno eccezione Ginevra con uno squilibrio nei conti pubblici di quasi il 10% e, in misura minore, il Ticino (-5%).

La competitività rilevata a livello cantonale nasconde peraltro spesso differenze regionali talvolta anche marcate. È il caso per esempio di Berna e Vaud, i cui rispettivi capoluoghi godono di punteggi nettamente al di sopra della media, mentre zone come Saanen-Obersimmental e Pays d’Enhaut si piazzano agli ultimi posti. Alla stessa stregua in cantoni deboli spiccano i centri regionali: è la situazione in cui si trovano Lugano in Ticino, Coira nei Grigioni e Neuchâtel nell’omonimo cantone, tutte località che secondo gli esperti di Ubs godono di una struttura economica notevolmente migliore rispetto alle restanti regioni dei rispettivi cantoni.

Per quanto riguarda l’accessibilità, punto dolente del Ticino da sempre, si segnala un dignitoso nono posto (62 punti), in linea con il resto del Paese e questo grazie alle nuove infrastrutture ferroviarie (AlpTransit). I Grigioni, per esempio, sono ultimi. Anche la struttura economica ben diversificata (76 punti, nono posto) e quella dei costi (salari, energia, tassazione, affitti commerciali) sono indicate come fattori a favore del Ticino (64 punti) o almeno non troppo distanti dalla mediana nazionale.

 

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