Ticino

Telelavoro, un po’ di gettito fiscale alle periferie

Aron Piezzi al governo: ‘Pensare a una sorta di tassazione mista tra Comune di residenza e quello di smartworking’

Servono però connessioni a banda larga
(Archivio Ti-Press)

Introdurre una sorta di ‘tassazione mista’ tra Comune di domicilio urbano e quello ospitante, periferico, a seguito di un possibile uso più ampio delle residenze secondarie dovuto al telelavoro. È quanto chiede al Consiglio di Stato il deputato del Plr Aron Piezzi con un’interrogazione. L’atto parlamentare è firmato anche dai gran consiglieri Giacomo Garzoli e Alessandro Speziali, sempre del Plr.

La proposta nasce dal fatto che l’epidemia di coronavirus ha portato, tra le altre cose che purtroppo conosciamo, anche aspetti positivi come la necessità di vivere in spazi più ampi, preferibilmente a contatto con la natura. Le località discoste e periferiche – solo geograficamente, a dir la verità – sono state molto gettonate in questi ultimi mesi, sia dai turisti sia da molti ticinesi proprietari di una casa di vacanza. Una tendenza, che se confermata nei prossimi anni, potrebbe diventare – fanno notare Piezzi e cofirmatari – un’opportunità di rinascita per le regioni periferiche. “Ma tali effetti positivi dovrebbero andare oltre quelle, comunque importanti, della fruizione del territorio discosto nel tempo libero, intervenendo sulle condizioni quadro che si porrebbero implementare”. Gli interroganti ne individuano almeno tre: aumento delle persone che decidono di domiciliarsi nelle valli; una maggiore vitalità sociale e un impulso all’edilizia locale; e infine, la scelta delle valli come luogo di smartworking o lavoro da casa per brevi periodi dell’anno.

“Se per i primi due effetti positivi, i benefici per i Comuni di valle sarebbero immediati (incremento demografico e di risorse fiscali, oltre a un aumento dell’attività edilizia, per il terzo effetto collaterale positivo, invece, i vantaggi non sarebbero riscontrabili concretamente”, scrivono i tre deputati liberali radicali. Per questa ragione chiedono al governo – su questo ultimo aspetto – di approfondire la questione. “Per le persone che scegliessero di alternare ‘vita e lavoro nei centri’ con ‘vita e (tele) lavoro’ nelle periferie’, si pone il tema del domicilio: perché non pensare a una sorta di ’tassazione mista’, tra il Comune di domicilio e quello ‘ospitante’? Gli autori dell’atto parlamentare propongono un’autocertificazione, magari basata sui giorni tatali in un anno passati in periferia. “Sarebbe una nuova forma di ‘vissuto’ attivo nella periferia, con qualche ricaduta positiva anche fiscalmente per il Comune di Valle”, aggiungono. “È pure vero che i proprietari delle residenze secondarie già ora pagano le tasse d’uso, ma un loro ’utilizzo’ sensibilmente accresciuto, che oltre il tempo libero comprenda il telelavoro, potrebbe comportare un contributo finanziario maggiore al Comune periferico, attraverso per esempio la riversione di una parte dell’imposta comunale che il privato paga nel proprio Comune di domicilio”.

In questo contesto, non va sottovalutato il tema dell’accessibilità delle regioni periferiche trovando le giuste soluzioni per migliorarla preservandone la vivibilità ed evitando di creare afflussi eccessivi e nocivi per l’ambiente. Per questa ragione accanto al concetto di percorrenza longitudinale Nord-Sud, la mobilità applicata alle valli del Ticino dovrebbe abbracciare anche quella di una trasversalità sostenibile. 

Ovviamente, un tassello fondamentale è quello di disporre di una rete di comunicazione digitale efficiente. A tal proposito si chiede al Consiglio di Stato a che punto è il progetto di dotazione della banda larga e del potenziamento, in generale, della rete anche nelle regioni periferiche.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE