Ticino

Salute e nuove tecnologie, la Supsi inaugura l'Istituto Meditech

Tra intelligenza artificiale, algoritmi e competenze integrate l'obiettivo è di sfruttare al massimo il progresso per diagnosi e cure nel campo sanitario

Supsi
13 luglio 2021
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Le nuove tecnologie e l'intelligenza artificiale al servizio della salute. Storia del futuro? No, di oggi. La Supsi ha infatti presentato stamattina alla stampa il neonato Meditech, il nuovo Istituto di tecnologie digitali per cure sanitarie personalizzate che avrà sede al Campus Est di Lugano-Viganello. L'obiettivo è duplice: da un lato raggruppare in modo interdisciplinare tante competenze, attività e ricerche già in atto sotto un tetto comune; dall'altro, meramente, svolgere attività di formazione e ricerca focalizzate sull'utilizzo di tecnologie digitali a supporto di nuovi e personalizzati metodi di diagnosi e cura in campo medico sanitario. Soprattutto, cosa importante, non partendo da zero.

Già una trentina di progetti attivi

«Non partiamo con qualcosa di completamente nuovo, perché abbiamo già una trentina di progetti attivi in atto», spiega il direttore del Dipartimento tecnologie innovative della Supsi Emanuele Carpanzano. Che ha l'obiettivo dichiarato di «integrare tre aree: dispositivi e metodi di acquisizione e trattamento dei biosegnali, strumenti di analisi ed elaborazione dei dati per diagnosi e cure personalizzate, piattaforme e sistemi informativi di salute digitale». Se a un primo ascolto possono sembrare concetti difficili affidati a parole altisonanti, il senso è estremamente pratico: partendo dalle esigenze delle persone, sviluppare il modo migliore affinché le nuove tecnologie possano migliorare diagnosi e cure di queste persone. Per questo motivo l'Istituto Meditech, prosegue Carpanzano, «avrà tra le sue fila sia collaboratori in sede sia collaboratori senior affiliati. Partiremo con 23 collaboratori, con l'obiettivo di crescere gradualmente e arrivare, nel 2024, a 46 persone tra professori, ricercatori, assistenti e studenti master». Già, gli studenti. Perché un caposaldo sarà anche la formazione: «L'intenzione nelle prospettive future sarà sviluppare dei percorsi bachelor e master, nonché dottorati e formazioni continue, improntati a unire le sinergie e le competenze». 

Si parte estraendo i dati...

Come funzionerà, concretamente, questo Istituto? Innanzitutto sarà diviso in tre aree, ovviamente collegate tra loro anche da un nesso logico. La prima a essere presentata, coordinata dalla dottoressa Francesca Faraci, è quella sull'Elaborazione dei segnali biomedicali. Un'area che, spiega la stessa Faraci, «avrà il compito di estrarre informazioni da dati oggettivi e soggettivi grazie a tecniche basate sull'intelligenza artificiale. Il nostro obiettivo sarà, grazie anche alla statistica avanzata e ad altre nuove tecnologie, sviluppare sistemi di supporto alla diagnosi e alla terapia personalizzata, anche con l'aiuto del monitoraggio bio-comportamentale». Col fine, sottolinea la responsabile dell'area, «di migliorare la salute del paziente e migliorare il lavoro del personale sanitario, collaborando nello sviluppo di piattaforme intelligenti al servizio delle reali necessità del medico». Un assaggio di come funzionerà il tutto è già sul campo: dal 2018 il progetto ‘E!Spas’ si occupa di assistere il Medico del sonno adattando i più efficienti algoritmi di intelligenza artificiale mettendoli al suo servizio per migliorare la diagnosi, mentre da aprile è attivo anche il progetto ‘E!Cuorema’, per migliorare l'aderenza alla riabilitazione cardiaca di persone con problemi al cuore.

...si continua con la salute digitale...

Concettualmente segue la seconda area. Perché dopo aver estratto le informazioni e averle adattate si entra nel campo della salute digitale, il cui responsabile d'area, il dottor Alessandro Puiatti, spiega essere «un campo dove recentemente abbiamo iniziato ad applicare la digitalizzazione dei processi e dei servizi su larga scala, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie di acquisizione e analisi dei dati». Tutto ciò porta a generare «un'enorme quantità di dati medici eterogenei che, aggregati e analizzati, permettono di aumentare la conoscenza delle diverse patologie e allo stesso tempo rendere la medicina più personalizzata e precisa». La salute digitale, afferma Puiatti, «è un dominio multidisciplinare che coinvolge clinici, ricercatori e scienziati, con tecnologie che includono sia software sia hardware. Sviluppiamo sistemi di salute mobile, personalizzata, telemedicina, a supporto della cura e della diagnosi clinica e migliorare i percorsi di cura nelle strutture sanitarie». Anche per questa seconda area non mancano gli esempi: il primo è partito nel 2016 e si chiama ‘Sleep, awake and move’ ed è dedicato ai malati di Parkinson. Lo scopo è quello di capire quanto, e se davvero, il sonno porta un beneficio a chi ha contratto questa malattia. Un secondo progetto, ‘Secure Med’ ha come target tutto il personale infermieristico: identificando il paziente tramite uno smartphone che legge un braccialetto consegnato all'accettazione, chi avrà in cura la persona sarà sempre costantemente informata delle terapie da seguire, dei medicamenti da far assumere e potrà identificare - con una foto e con i dati - il paziente al fine di evitare errori.

...si termina con il creare sistemi e dispositivi

Raccolti i dati prima, entrati nella salute digitale poi, nella terza area si entra nel Settore dispositivi medicali. Come cioè, materialmente, si portano a frutto tutte queste informazioni «nello sviluppo di sistemi e dispositivi che comportano diversi step integrativi che spaziano dalle nanotecnologie alle microtecnologie e ai microdispositivi per arrivare alla realizzazione di sistemi altamente integrati per la comprensione della biologia cellulare e molecolare come anche per la diagnosi e l'aiuto alla terapia», illustra il responsabile di questa terza area, il dottor Igor Stefanini. In progettazione ci sono dispositivi molto ‘attuali’, come uno per valutare attraverso analisi della saliva se una persona ha contratto il Covid o no.

Gervasoni (Supsi): ‘La persona sempre al centro, anche in un contesto di tecnologie’

Insomma, tanta carne al fuoco. E la soddisfazione del direttore generale della Supsi Franco Gervasoni è evidente: «È molto rara la creazione di un nuovo istituto, ma il progresso tecnologico va veloce e noi abbiamo un grande ruolo nello sviluppo e nella formazione. Il nuovo Istituto Meditech ha una prospettiva nel lungo periodo, l'idea è di avere uno sviluppo strategico a 360° complementare a quanto fa l'Università della Svizzera italiana». Con un dettaglio non da poco: «Parliamo di nuove tecnologie, ma al centro c'è la personalizzazione delle cure. Perché la persona ha sempre un ruolo chiave, anche in un contesto di tecnologia».

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