Ticino

Aziende di famiglia, un patrimonio comune

Il tessuto economico ticinese è retto da una struttura di 26 mila imprese di cui la gran parte ha meno di dieci dipendenti

Flavio Audemars, presidente di Aif Ticino
(Archivio Ti-Press)

Con il nuovo Osservatorio sulle imprese di famiglia della Svizzera italiana, le aziende familiari dispongono ora di preziosi strumenti a supporto della loro importanza economica per il territorio. Nato dalla collaborazione tra Supsi e l’Associazione imprese familiari (Aif) Ticino, l’Osservatorio permetterà d’ora in poi di sviluppare studi sempre più precisi sul contributo delle imprese familiari allo sviluppo dell’economia cantonale.

I primi dati dell’Osservatorio sono stati presentati in occasione della conferenza stampa precedente la 6a Assemblea generale di Aif Ticino. Durante la stessa, Falvio Audemars, presidente di Aif Ticino che nel frattempo conta quasi cento soci ovvero imprese alla seconda generazione, ha messo l’accento sulla necessità di condizioni quadro favorevoli per stimolare la ripresa dopo la crisi. La gran parte delle imprese a conduzione familiare è legata a doppio filo al territorio e dunque dipende direttamente dalle condizioni quadro di cui esse possono beneficiare. Flavio Audemars ha sottolineato come la recente crisi del coronavirus abbia ulteriormente accentuato questo fatto. «Con il rifiuto delle iniziative agricole lo scorso finesettimana la popolazione ha lanciato un segnale chiaro in questo senso», ha affermato Audemars ricordando come il settore primario sia formato quasi per intero da aziende a conduzione familiare. All’orizzonte si pongono però nuove sfide che rischiano di penalizzare le condizioni quadro per le imprese di famiglia. Una di queste sfide, ha ricordato il presidente di Aif, è l’iniziativa denominata del 99% della Gioventù socialista sulla quale si voterà a settembre. Se accettata, a partire da una determinata soglia, il reddito da capitale verrebbe tassato in ragione del 150%. Anche le plusvalenze – in guadagni in conto capitale – verrebbero assoggettate. «L’iniziativa colpirebbe duramente anche la maggior parte delle imprese familiari svizzere sottraendo loro mezzi finanziari da investire in collaboratori, ricerca e infrastrutture». 

«Il tema dell’importanza delle imprese di famiglia per un territorio è ampiamente documentato e supportato da importanti studi internazionali e centri di competenza», ha ricordato da parte sua il professore Carmine Garzia, professore Supsi in ‘Imprenditorialità e strategia d’impresa’. Nella Svizzera italiana, l’Università della Svizzera italiana (Usi) funge da qualche anno da centro di ricerca specialistico per le tematiche del Family Business. Dal canto suo, l’Associazione imprese familiari (Aif) Ticino ha assunto un’importanza strategica sempre maggiore, rappresentando e raggruppando gli interessi degli imprenditori e delle imprenditrici di famiglia ticinesi – una realtà che, per il Canton Ticino, corrisponde a oltre il 60% del totale delle aziende presenti sul territorio.

Fatturato annuale pari a metà del Pil cantonale

Il peso economico, storico e sociale delle imprese di famiglia riceve ora un’ulteriore legittimazione con l’istituzione del nuovo Osservatorio sulle imprese di famiglia della Svizzera italiana. L’Osservatorio rafforza la collaborazione tra la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi) e Aif Ticino, ed è nato per realizzare una mappatura sistematica delle caratteristiche delle aziende familiari operanti in Ticino con l’obiettivo di sviluppare studi approfonditi sul contributo delle imprese familiari allo sviluppo del territorio ticinese e sull’evoluzione delle condizioni quadro che favoriscono la crescita di queste aziende. L’Osservatorio è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori del centro Competenze management e imprenditorialità (Cmi) della Supsi, coordinato da Carmine Garzia, professore Supsi di strategia e imprenditorialità, e sotto la supervisione scientifica di Gianluca Colombo, professore di economia aziendale e Decano della facoltà di economia dell’Usi e presidente emerito del Comitato consultivo di Aif Ticino.

Lo studio ha permesso di censire circa 26 mila tra Sa e Sagl in Ticino, 8’329 delle quali – 6’338 Sa e 1’992 Sagl – a conduzione familiare. Il campione è stato poi sottoposto ad analisi accurate per comprendere le caratteristiche organizzative, i settori di riferimento e l’evoluzione della struttura proprietaria. Dai dati emerge un quadro significativo relativo al ruolo e all’importanza rivestiti dalle aziende di famiglia in Ticino. Secondo le stime, le Sa e le Sagl a conduzione famigliare presenti in Ticino forniscono infatti lavoro a 77’683 persone, con ricavi aggregati di circa 15 miliardi di franchi (metà del Pil cantonale, ndr). Aziende che, indipendentemente dalla forma giuridica, per la maggior parte risultano essere piccole imprese, ossia con meno di 10 dipendenti.

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