Ticino

Gennaro Pulice racconta le sue verità sulle dinamiche della ’ndrangheta

Lo ha fatto in occasione del processo Rinascita–Scott, che vede alla sbarra 325 persone, presunti affiliati all'organizzazione criminale calabrese

(Ti-Press)
3 febbraio 2021
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Omicidi, vendette e affari da Lamezia Terme al Vibonese, passando dal Canton Ticino alla Slovenia, oltre che dall'Estonia. Collaboratore di giustizia dal 2015, dopo che era stato arrestato in Piemonte, nell'ambito dell'operazione Andromeda, Gennaro Pulice, 43enne di Lamezia Terme, in perfetto italiano ha svelato le sue verità sulle dinamiche della 'ndrangheta, delineando il salto di qualità perseguito dall'organizzazione criminale calabrese e gli accordi fra i vari clan.

Lo ha fatto rispondendo in videoconferenza alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, nel corso del processo Rinascita-Scott, che vede alla sbarra 325 presunti 'ndranghetisti arrestati nel dicembre 2019, alcuni dei quali in Svizzera. Nel processo Pulice ha un ruolo importante, in quanto l'accusa si basa anche sui suoi racconti. E la conferma si è avuta nel corso dell'interrogatorio. Il ''killer della 'ndrangheta'' (sei gli omicidi di cui si è autoaccusato compiuti in giovane età) nel salto di qualità sulle dinamiche della più potente organizzazione criminale la mafia calabrese si è ritagliato un suolo importante.

Il salto di qualità coincide con l'entrata in scena dei colletti bianchi, quelli che si preoccupano di come investire gli ingenti capitali di cui disponeva e continua a disporre la 'ndrangheta. E lui prima di essere arrestato è stato un insospettabile consulente finanziario. Per Pulice, lo ha raccontato nell'aula bunker di Lamezia Terme, a volere il salto di qualità è stata la cosca Cannizzaro-Da Ponte: «Clan che ha fatto pressione sulla mia famiglia affinchè studiassi. Per cui ho frequentato il Liceo Classico e l'Università. Mi sono laureato in Giurisprudenza e in Scienze Giuridiche. Questo salto di qualità mi ha spinto sino a Lugano, dove ho aperto uno studio di consulenza legale e finanziaria, oltre ad aprire società dedite al riciclaggio, ma anche per altri soggetti non legati alla 'ndrangheta». Società che per ammissione dello stesso Pulice erano «strumentali alla realizzazione delle movimentazioni di capitale, tra il Ticino e la Slovenia; inoltre tali società spesso sono state strumentali alla realizzazione di vere e proprie truffe ai danni degli istituti di credito».

Per la prima volta Pulice ha raccontato il motivo per cui il 24 maggio 1982 a Lamezia Terme all'età di 27 anni era stato ucciso suo padre Antonio: «Mio padre aveva ucciso un uomo dei Bellocco di Rosarno per contrasti attorno ai sequestri di persona in Lombardia». Fra questi sequestri c'è anche quello di Cristina Mazzotti, la 18enne studentessa milanese, rapita nel 2015 a Eupilio, nel comasco, il cui corpo era stato ritrovato in una discarica di Galliate in provincia di Novara, dove la confessione di un contrabbandiere ticinese. Per vendicare l'assassinio del padre Pulice il 24 maggio 2015, all'età di 15 anni, spara in pieno volto a Salvatore Belfiore. È l'inizio della scia di sangue del killer della 'ndrangheta, che ha ricordato il controllo esercitato dai detenuti sul carcere di Siano a Catanzaro: «All'epoca in cui ero detenuto (dal 2003 al 2006, ndr), ero io il capo sezione e in tale veste mi rapportavo con le guardie, per cui ero io a gestire il carcere stabilendo chi doveva stare in una cella piuttosto che in un'altra. Il tutto per avere una detenzione più comoda».

 

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