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'Il Cantone subappalti corse in più a ditte di trasporto private'

Un'interpellanza di Isabella e Battaglioni (Ppd) giudica 'caotica' la situazione attuale e chiede al Consiglio di Stato di intervenire una volta per tutte

Ti-Press
19 gennaio 2021
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“La situazione attuale concernente il trasporto pubblico, soprattutto negli orari di punta mattutini e del tardo pomeriggio, è caotica”. Perché? “Perché si formano importanti affollamenti di persone. Troviamo infatti donne e uomini stipati su treni e bus per parecchi minuti con la necessità di toccare sovente maniglie e pulsanti apri porte”. A sostenerlo sono i deputati popolari democratici Claudio Isabella e Fabio Battaglioni in un'interpellanza inoltrata al Consiglio di Stato nella quale non lesinano proposte e suggerimenti per uscire da un caos documentato anche dal nostro giornale. Una situazione “non ottimale” per i due granconsiglieri del Ppd, “considerando le disposizioni fornite dagli esperti in relazione alla trasmissione del virus. E non lo è nemmeno considerando le molteplici attività economiche chiuse proprio per evitare che ciò accada”.

La proposta

E cosa si può fare? Isabella e Battaglioni fanno una premessa: “Siamo tutti consapevoli che parte della responsabilità della gestione dei mezzi pubblici, soprattutto per quel che concerne il trasporto su rotaia, è di livello federale”. Ma in Ticino si può rimediare parzialmente a questo caos secondo i popolari democratici, perché “molti collegamenti, soprattutto su gomma, hanno quale committente principale il Cantone con responsabilità diretta del governo ticinese”. Quindi, “consapevoli delle difficoltà legate alla necessità di procedere in poco tempo ad aumentare il numero di mezzi di trasporto così come il personale formato a livello di conducenti, in questo periodo in cui vi sono aziende private di trasporto praticamente senza lavoro, si potrebbe pensare di subappaltare loro le corse supplementari così da sopperire alle mancanze indicate”.

‘Si risparmierebbe in termini di indennità per lavoro ridotto’

Un'operazione come questa potrebbe comportare un aumento dei costi per l'ente pubblico, Isabella e Battaglioni ne sono “consapevoli”. Però c'è un però. Nel senso che “in compenso si potrebbero conseguire dei risparmi, sempre in ambito di finanze pubbliche, in materia di indennità per il lavoro ridotto, dando inoltre la possibilità ad alcune aziende private di operare”. In questo modo, aggiungono, “tenendo conto della grave situazione in cui versano alcune agenzie di trasporto, si potrebbe preservare qualche posto di lavoro”. Il tutto “con lo scopo principale di tutelare la salute pubblica dei cittadini ticinesi e dei residenti che coscienziosamente prediligono i mezzi pubblici di trasporto rispetto ai mezzi privati”.

Isabella: ‘Una situazione al limite della decenza’

Insomma, quello rivolto al Consiglio di Stato è un invito a prendere in mano una volta per tutte il tema e a prendere posizione. «La situazione è davvero grave - spiega Isabella alla 'Regione' -. Abbiamo potuto constatare che su molti mezzi di trasporto dove la responsabilità è del governo cantonale il livello è al limite della decenza, soprattutto considerato ciò che viene chiesto agli imprenditori con le varie chiusure. Si lavora per evitare gli assembramenti e dove il governo può fare qualcosa, cioè sui mezzi pubblici, non viene fatto? Non va bene». La soluzione, riprende il deputato e sindacalista Ocst, «va presa insieme, non riguarda solo le scuole. Altre nazioni ad esempio hanno ridotto la capacità massima, aumentando le corse». L'auspicio di Isabella è che «i dipartimenti, segnatamente Decs e Dt, possano mettersi d'accordo e trovare soluzioni condivise». E in merito alla decisione del Decs, presa il 23 novembre 2020 e valida fino alle vacanze di Natale, di posticipare l'orario di lezione del medio superiore per diluire l'entrata in classe degli allievi? «Chiediamo una valutazione di come è andata, perché la scelta di tornare indietro alla situazione pre 23 novembre è stata comunicata un po' in sordina e non sono state date informazioni supplementari. Immaginiamo, visto che non si è più proposto, che non abbia funzionato».

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