Ticino

Quei 500 milioni di franchi sono promesse da mantenere

I sindacati della funzione pubblica scrivono alla Gestione per sollecitare l'evasione del messaggio sull'Istituto di previdenza cantonale a rischio congelamento

(archivio Ti-Press)
13 novembre 2020
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Le tre sigle sindacali del settore pubblico (Css, Ocst e Vpod) sono preoccupate per il probabile ‘congelamento’ del messaggio relativo ai 500 milioni di franchi da attribuire all'Istituto di previdenza del cantone Ticino (Ipct) e chiedono un incontro con la Commissione della gestione del Gran Consiglio. I tre sindacati ricordano come lo scopo del messaggio nr. 7784, il cui contenuto è stato concordato con i rappresentanti del personale e dei datori di lavoro del Cda dell'Ipct, “non sia primariamente il risanamento della cassa pensioni cantonale, ma la copertura delle garanzie concesse nel 2012, al momento del cambiamento di sistema pensionistico, a tutti gli assicurati (uomini e donne) che avevano 50 anni e più al 1.1.2013”. Queste garanzie costano circa il doppio di quanto preventivato: da qui la richiesta di un contributo supplementare di 500 milioni di franchi per far fronte a queste garanzie.

Le organizzazioni sindacali, inoltre, ricordano che a finanziare queste prestazioni sia lo Stato, che ha deciso di dare le garanzie per favorire il cambiamento di sistema nel 2012. Da qui la richiesta di “non caricare questi 500 milioni di franchi sulle spalle dei circa 14mila dipendenti attivi, che non beneficiano di tali garanzie”. Questi ultimi, nel passaggio dal primato delle prestazioni al primato dei contributi, hanno già perso quasi il 20% delle rendite rispetto agli over 50 del 2013. “Un simile trasferimento di risorse dagli attivi ai pensionati - si sottolinea - sarebbe un furto e sarebbe fondamentalmente un atto contrario al sistema del secondo pilastro, foriero di potenziali conflitti intergenerazionali e sindacali”

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