Ticino

Prospettive economiche fosche in caso di lockdown

Per gli esperti di Ubs, gli effetti negativi della pandemia si stempereranno solo nella seconda parte del 2021 quando il Pil segnerà un +3,9%

Convivere con il Covid-19 (Ti-Press)
27 ottobre 2020
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Pandemia ed elezioni presidenziali statunitensi sono i due temi che caratterizzeranno i prossimi mesi e questo, per quanto riguarda il futuro presidente Usa, indipendentemente da chi uscirà vincente dalla contesa elettorale tra Donald Trump e Joe Biden. L'emergenza sanitaria, per usare le parole di Matteo Ramenghi, Chief investment officer di Ubs Italia, «ha praticamente rapito l'economia sprofondandola nel secondo trimestre dell'anno come mai era avvenuto prima». Un crollo a cui ha fatto seguito una forte ripresa nel terzo trimestre dell'anno in tutte le economie occidentali, Svizzera compresa, che è stata strozzata all'inizio dell'ultima parte dell'anno. La seconda ondata di coronavirus, attesa, è arrivata prima e più forte del previsto mettendo davanti a tutti (imprese e lavoratori) un orizzonte cupo. L'inverno imminente, insomma, rischia di essere più lungo e triste del solito. Matteo Ramenghi ed Elena Guglielmin, analisti di Ubs, intervenuti ieri durante il tradizionale incontro autunnale con la stampa ticinese (via conferenza telefonica, come le norme Covid impongono, ndr) sono però ottimisti per quanto riguarda la seconda metà del 2021, quando, si spera, la situazione sanitaria sarà sotto controllo e tutti gli interventi pubblici di rilancio messi in campo dai governi esplicheranno tutti i loro effetti positivi. Un primo test si è avuto appunto nel secondo trimestre di quest'anno. Durante l'estate, quando l'ombra del coronavirus sembrava accantonata, il settore manifatturiero svizzero ed europeo è ripartito trainato da una forte domanda di beni di consumo e durevoli. «È stato il settore dei servizi a risentire maggiormente delle restrizioni imposte dalle autorità per contrastare l'epidemia di coronavirus», ha ricordato Ramenghi. «Non ci attende un grande inverno, ma questo non dovrebbe cambiare di molto lo scenario di fondo», ha commentato. Molto dipende dal fatto di riuscire o no a evitare un secondo lockdown. Opzione, quest'ultima, esclusa a parole da molti governi europei anche se le restrizioni e chiusure di singoli settori, pensiamo solo all'industria dei convegni e dell'intrattenimento, sono realtà e incideranno pesantemente nel tessuto economico di piccole e medie imprese. «L'economia - ha ricordato da parte sua Luca Pedrotti, direttore regionale di Ubs - non può essere spenta come una lampadina senza lasciare conseguenze». Questo per dire che un secondo blocco quasi totale del sistema economico non possiamo permettercelo.

«L'andamento dell'economia in Svizzera ha seguito le dinamiche in atto a livello globale», ha affermato Elena Guglielmin, Senior credit analyst di Ubs Svizzera. Nel secondo trimestre il Pil è crollato dell'8,2% rispetto al trimestre precedente e del 9,4% sull'anno. Dati macroeconomici storicamente insoliti per la Svizzera. «Da maggio a settembre, però, la ripresa è stata robusta. Commercio al dettaglio e turismo hanno fatto meglio delle attese. L'ultima parte dell'anno, stando così la situazione pandemica, si prospetta meno brillante con un'ulteriore decrescita», ha precisato Guglielmin riducendo comunque il calo del Pil per l'intero 2020 al -4,5%. «Per il 2021 la crescita dovrebbe segnare un +3,9%. A rendere ottimisti i due esperti di Ubs è anche l'atteggiamento di Banche centrali e governi. «La Banca nazionale svizzera e il consiglio federale hanno attuato politiche molto espansive e puntuali nell'affrontare la crisi economica. In totale sono stati stanziati oltre 62 miliardi di aiuti finanziari tra cui 17 miliardi di crediti garantiti alle imprese. Questo ha creato un senso di sicurezza», secondo Elena Guglielmin. 

L'incognita Casa Bianca

I mercati finanziari puntano su una vittoria dello sfidante democratico Joe Biden. I sondaggi elettorali, inoltre, danno la maggioranza della Camera dei rappresentati e del Senato ai democratici. «Le politiche economiche di Donald Trump e di Biden sono agli antipodi. Il primo propone ulteriori tagli fiscali, mentre il secondo maggiori imposte sui redditi alti (aliquota marginale al 34%, ndr). Entrambi però propongono di espandere la spesa pubblica», fa notare Ramenghi. Il problema vero è dato da un possibile esito elettorale incerto. Se la notte di martedì 3 novembre non ci sarà un chiaro vincitore, gli strascichi politici si uniranno alle difficoltà economiche e a quelle sanitarie.  

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