Ticino

Il futuro del Plr si scrive a partire da oggi

Ufficializzate al comitato cantonale liberale radicale le candidature alla successione di Caprara con i discorsi di Ferrara, Martinenghi e Speziali

Ti-Press/Gianinazzi
15 ottobre 2020
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Con il battesimo del fuoco tenutosi stasera davanti al Comitato cantonale convocato al Palazzo dei congressi di Lugano, la corsa dei tre candidati alla presidenza del Plr è ufficialmente lanciata. Dritti al punto, in rigoroso ordine alfabetico e con un per ora equo applausometro, la deputata Natalia Ferrara, l'ex sindaco di Cureglia Emilio Martinenghi e il vicecapogruppo in Gran Consiglio Alessandro Speziali hanno spiegato in cinque minuti a testa il partito che hanno in mente. E sì, aveva ragione il presidente della commissione 'cerca' Alex Farinelli: sono idee diverse, che coprono l'ampio spettro della società.

«Il metodo liberale è la via da seguire perché si contrappone ai dogmi, ai populismi» esordisce Natalia Ferrara. Servono «istituzioni forti, contro un giustizialismo che soffia da destra, da sinistra e recentemente anche dal centro». Ma il futuro si scriverà senza dimenticare che «sono stati commessi degli errori, non solo dobbiamo dirlo ma anche rimediare - dice Ferrara -. Abbiamo sottovalutato il pericolo politico del nazionalismo populista. Il nostro compito è riaffermare che libertà e responsabilità non sono il problema, ma la soluzione». Se eletta presidente, il Plr di Ferrara «non guarderà dall'altra parte, ma sarà un punto di riferimento dell'intera società. In questo marasma politico serve un Plr ancora più solido, forte, fiero e anche fantasioso, capace di sorprendere». Ma occorrerà «cambiare la presidenza, non il presidente. Se vogliamo illuderci che basti cambiare la persona per cambiare il partito abbiamo già perso non solo le elezioni, ma la nostra identità: i miracoli non sono possibili, men che meno nella casa dei non credenti». Al Ticino per Ferrara serve «un'offensiva liberale in tantissimi ambiti, e abbiamo responsabilità più di tutti su scuola, giustizia, amministrazione, socialità e fisco senza nessun tabù: non solo sotto elezioni, ma sempre».

Parla di rapporto tra politica e società civile Emilio Martinenghi: «Non faccio politica attiva da nove anni, ma il partito l'ho sulla pelle, l'ho vissuto. Voglio essere una voce in più in questa campagna, dare una impostazione nuova per portare la politica vicino alle persone e le persone vicine alla politica, con rispetto». Il lavoro del presidente, annota Martinenghi, «deve essere di spinta, quello che manca oggi è far capire che la politica è importante per la società civile. Una spinta per promuovere e provocare. Dobbiamo trovare accordi, ma partendo con la pretesa di non essere sempre concordi con tutto quello che sta accadendo». E l'economia deve andare in accordo con la solidarietà, «per un Ticino forte, dove nessuno deve restare indietro».

Per Alessandro Speziali «i prossimi vent'anni sono un mondo nuovo rispetto al Novecento che ogni tanto guardiamo con nostalgia, come se potesse passarci il ‘bigino’ per gli esami che ci aspettano. Il mercato del lavoro, la formazione, l’ambiente e la mobilità del Ventunesimo secolo, ammettiamolo, sono acque sconosciute: essere liberali radicali, però, significa avere il coraggio di spiegare le vele per navigarle, lasciandoci alle spalle chi vuole restare ancorato nella palude del mondo che era». Ma ci sono anche ombre, «che non smetterò di esplorare. Il nostro cantone vive difficoltà e tensioni sociali che non possiamo ignorare». In questo 2020 caratterizzato dal Covid, «alcuni sono stati svelti nel contrabbandare visioni collettiviste e stataliste. Altri vogliono invece spingere la politica giù nel baratro del rancore. Tuttavia, il liberalismo, l’idea che la salvezza collettiva parte necessariamente dall’individuo e non viceversa, è scritto nel Dna di questo Paese. Non possiamo però pensare che la nostra visione politica si ‘venda‘ da sola. Ognuno di noi, il futuro presidente per primo, deve esserne ambasciatore ogni giorno». Chi sarà il futuro, o la futura, presidente lo deciderà il congresso convocato per il 22 novembre.

L'affondo di Caprara sulla giustizia

Nelle sue comunicazioni iniziali il presidente Bixio Caprara tocca il tema della giustizia. O meglio, della bufera che ha coinvolto negli ultimi tempi il terzo potere dello Stato: «Mi permetto di augurarmi che nel nostro Paese ognuno torni a fare meglio il proprio lavoro, e il proprio dovere», afferma. E sul caso dei cinque procuratori pubblici preavvisati negativamente dal Consiglio della magistratura (Cdm) in vista del rinnovo delle cariche per il periodo 2021-2031, Caprara rileva che «il Gran Consiglio deve prendere atto del rapporto che formulerà la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, e negli elementi di giudizio non figurano interviste, sms, messaggi WhatsApp o avventati interventi in trasmissioni televisive». Infine, per Caprara «la commissione deve svolgere il proprio lavoro in santa pace, senza pressione e senza fughe di notizie tutt'altro che disinteressate e che provano a delegittimare chi ha avuto la forza e il coraggio di dire le cose come stanno». Sullo svolgimento dei lavori commissionali, ricordiamo che l'avvocato ed ex membro del Cdm Mario Postizzi, voce autorevole all'interno del partito, ha sostenuto che il Consiglio della magistratura debba trasmettere gli atti sui preavvisi negativi richiesti dalla ‘Giustizia e diritti’ e finora mai inoltrati. Dello stesso parere, sentiti dalla 'Regione' nei giorni scorsi, anche gli avvocati Renzo Galfetti e Filippo Gianoni. Infine, l'ex consigliere nazionale liberale radicale e già pp straordinario per il caso Ticinogate Luciano Giudici, da noi intervistato (cfr. edizione del 12 ottobre), si è detto «sconcertato» per tutta la vicenda, ma “anche per i messaggi WhatsApp scritti dal presidente del Tribunale penale Mauro Ermani al procuratore generale Andrea Pagani. Anche le loro successive spiegazioni a suon di interviste e comunicati stampa, e non fornite nelle sedi istituzionalmente preposte, creano sconcerto”. 

 

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