Ticino

E-bike sotto i 14 anni? L'Upi si dice contrario

L'Ufficio prevenzione infortuni prende posizione su due mozioni all'esame del parlamento federale e chiede di mantenere le disposizioni vigenti

15 ottobre 2020
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"I bambini non dispongono delle capacità necessarie per guidare l'e-bike, più veloce e pesante rispetto alla bicicletta tradizionale". Parole dell'Ufficio prevenzione infortuni, che si dichiara contrario all'abbassamento del limite di età. L'Upi chiede quindi il mantenimento delle regole attuali.

Dalla prossima settimana le commissioni dei trasporti del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati tratteranno la proposta di consentire l’uso delle bici elettriche ai bambini sotto i 14 anni, proposta avanzata da due mozioni: una presentata dal consigliere agli Stati grigionese Martin Schmid (Plr) e l'altra dal deputato vallesano al Nazionale Philippe Nantermod. Le argomentazioni dei mozionanti, annota l'Upi, "riguardano gli interessi del settore del turismo". L'Ufficio prevenzione infortuni esprime tuttavia "preoccupazione" e mette in guardia dai "rischi" di un abbassamento del limite d’età. Una decisione in tal senso, anche se affiancata da misure accompagnatorie, scrive l'Upi, "andrebbe infatti a scapito della sicurezza stradale". Gli utenti di biciclette elettriche "sono più esposti al rischio di subire un incidente, visto che in generale sono più veloci dei ciclisti" per così dire tradizionali: "Più la velocità è elevata, più lo spazio di frenata si allunga e minore è il tempo a disposizione per reagire a situazioni impreviste". Secondo l'Upi, le biciclette elettriche "passano facilmente inosservate agli occhi degli altri utenti della strada o vengono confuse con i ciclisti normali, dato che a prima vista la differenza non si nota". Perciò, aggiunge, la velocità "viene spesso sottovalutata". Queste situazioni "richiedono una buona tecnica di guida che i bambini generalmente non hanno: di conseguenza, attualmente le e-bike si possono guidare solo a partire dai 14 anni ed esclusivamente se si è in possesso di una licenza di condurre della categoria M".

L’Ufficio prevenzione infortuni teme che un abbassamento dell'età possa avere "gravi ripercussioni" sul piano della sicurezza. "L'e-bike - ricorda ancora nel comunicato - è più pesante della bicicletta tradizionale. Più l'utente è giovane, più il rapporto tra il suo
peso e quello dell'e-bike è sfavorevole". Inoltre, prosegue l'Upi, la bicicletta elettrica "è più difficile da utilizzare rispetto a una normale bicicletta, soprattutto per un bambino che, tenuto conto del suo grado di sviluppo e della mancanza di esperienza, non è in grado di valutare in modo affidabile le situazioni e i pericoli e reagire in modo adeguato". L'Ufficio prevenzione infortuni ritiene poi che le misure accompagnatorie proposte dalla mozione Nantermod, ossia sorveglianza da parte di un adulto o utilizzo dell’e-bike solo nelle situazioni di poco traffico, siano "molto difficili da attuare, soprattutto la valutazione dell'intensità del traffico su una determinata strada". Non solo. La modifica legislativa "potrebbe indurre i genitori ad acquistare e-bike ai figli senza poter garantire che questi non le usino anche quando non sono accompagnati". Insomma, l'Upi chiede di mantenere le attuali disposizioni, "poiché sono sensate e proteggono adeguatamente i bambini nel traffico stradale".

Vitali (Pro Velo Ticino): non diciamo no di principio

«Per quel che ci riguarda, non siamo di principio contrari all'abbassamento del limite di età -afferma, interpellato dalla 'Regione', Marco Vitali, presidente di Pro Velo Ticino -. Si permetterebbe ai bambini che abitano distanti da scuola o che devono superare dislivelli importanti di raggiungere le aule senza un'eccessiva fatica, invece di essere accompagnati dai genitori in auto. Chiaramente ci devono essere dei paletti affinché gli spostamenti avvengano in sicurezza, lasciando comunque alle famiglie la responsabilità di autorizzare o non autorizzare i figli a spostarsi con la e-bike. In ogni caso - rileva Vitali - se non avviciniamo i bambini alla mobilità lenta, farlo dopo diventa più complicato».

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