Ticino

Bimbi adottivi bloccati ad Haiti, parte la raccolta fondi

Per bypassare il blocco dovuto al coronavirus le famiglie svizzere organizzano un volo speciale, così da poter portare a casa i figli. Ma servono soldi

(Keystone)
10 giugno 2020
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«Sono giorni pieni di emozione, ma anche di grande tensione. Dopo un cammino così lungo, a un tratto è comparsa dal nulla la possibilità di questo volo: ma non siamo ancora sicuri di poterlo prendere e di poter portare a casa nostra figlia». Chi parla è un genitore adottivo che preferisce restare anonimo, la vicenda è questa: da mesi due coppie residenti in Svizzera attendono di recarsi ad Haiti, per condurre a casa i propri bambini. Ma di mezzo – dopo anni di attese e una lunga trafila burocratica – ci si è messo il coronavirus: voli di linea bloccati, frontiere chiuse da tre mesi. Poi, qualche giorno fa, una sorpresa: un volo privato organizzato per il 20 giugno dall’ong tedesca Help a Child. E allora via di corsa a preparare documenti e autorizzazioni. Resta un problema: i soldi. I voli privati transatlantici sono molto cari, il costo va diviso solo tra nove famiglie e non per tutti è sostenibile. Per questo Mani per l’infanzia (Mpi), l’associazione di Dino che ha supportato quelle svizzere in questi anni, chiede una mano a tutta la popolazione: «Un contributo economico, una donazione per quest’avventura difficile», ci spiega Orietta Lucchini, presidente e coordinatrice dei progetti di adozione internazionale: «È importante che l’accesso all’adozione non sia privilegio di chi dispone di più risorse finanziarie».

Situazione critica

Intanto sale la preoccupazione per la situazione sanitaria sull’isola caraibica. I contagi accertati ad Haiti sembrerebbero relativamente pochi – a ieri se ne contavano 3'538 su 11 milioni di abitanti –, ma la realtà potrebbe essere ben diversa rispetto alle cifre ufficiali, verosimilmente falsate dallo scarso monitoraggio della pandemia. Mancano i controlli e non tutti si recano in ospedale. L’Organizzazione mondiale della sanità avverte: "Al momento siamo molto preoccupati per Haiti a causa delle sue circostanze uniche, della sua fragilità e del fatto che la malattia sta accelerando tra una popolazione altamente vulnerabile", ha dichiarato il direttore esecutivo per le emergenze sanitarie Michael Ryan. Lucchini conferma: «È in corso un’epidemia di febbre che non viene spesso associata al coronavirus, ma molti medici temono che la causa sia quella. Anche alcune persone con le quali collaboriamo sono morte».

Da Haiti – colpita nel 2010 da un terremoto dal quale non si è ancora ripresa e piagata, come ricorda Mpi, da “calamità naturali, miseria, disordini politici, corruzione, violenza” – sono arrivati in Svizzera 24 bambini dal 2015, anno in cui l’associazione ha attivato un progetto in loco. I tempi di attesa per un’adozione sono di circa tre anni e mezzo, a volte quattro. Le relazioni con l’isola si inseriscono nella fitta rete tessuta negli anni da Mpi, che dal 2008 fornisce consulenza e supporto a chi vorrebbe adottare e ha agevolato l’arrivo in Svizzera di quasi 200 bambini – molti dall'Etiopia – d’età compresa tra i pochi mesi e i 9 anni. Mpi coopera anche con Burkina Faso e Repubblica Dominicana, mentre un’altra associazione ticinese – Chaba – mantiene aperto il canale con la Thailandia.

Adozioni in calo

Purtroppo, nota Lucchini, «negli ultimi anni abbiamo assistito a un sensibile calo delle richieste». Le statistiche dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione mostrano un calo dalle 46 adozioni nel 2003 alle 28 del 2017, anno nel quale si registravano 63 famiglie in attesa. «Spero che le potenziali famiglie adottive non si lascino scoraggiare dai tempi e dagli ostacoli degli iter di adozione». Iter necessari alle autorità dei vari paesi per verificare l’idoneità delle famiglie e l’effettiva necessità e liceità dell’adozione per ogni singolo caso, ma soggetti anche a burocrazie spesso inefficienti e ai ‘capricci’ della politica (i paesi aperti alle adozioni internazionali sono pochi e il loro comportamento è talvolta aleatorio, come ha dimostrato l’improvvisa ‘serrata’ dell’Etiopia nel 2018).

Il genitore intervistato conferma: «Il nostro percorso è iniziato oltre quattro anni fa. Dopo la formazione e i primi passi burocratici si vivono anni di attesa in silenzio, col timore che col passare del tempo si perda l’idoneità ad adottare bimbi piccoli». Lucchini però invita a «non avere paura, perché quando si è aperti ad accogliere un bambino e a regalargli una nuova prospettiva di vita, il resto si può superare. L’ho vissuto essendo io stessa mamma adottiva: l’opportunità di aiutare una persona a crescere e superare un abbandono è un miracolo piccolo e allo stesso tempo enorme, che vedo riflesso negli occhi dei genitori come in quelli dei figli adottivi». Il genitore aggiunge: «Il percorso di adozione è un cammino che mette alla prova il proprio affiatamento, ma allo stesso tempo insegna a una coppia a sostenersi a vicenda, a trovare sempre insieme la stessa strada».

Per aiutare il finanziamento del volo su Haiti si può fare un versamento sul conto corrente postale  65-149714-5 intestato a Mani per l’infanzia, Iban CH49 0900 0000 6514 9714 5, con l’indicazione ‘contributo volo’. Indicando e-mail o indirizzo postale si riceverà un attestato di donazione utilizzabile a fini fiscali. Per chiarimenti si può scrivere a info@maniperinfanzia.com oppure telefonare al numero +4191 943 60 65.

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