Ticino

Lavoro ridotto, possibili abusi alla lente della Procura

Tre per il momento le segnalazioni giunte al Ministero pubblico. Truffa e falsità in documenti i possibili reati. Accertamenti in corso

16 maggio 2020
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ll coronavirus e i cosiddetti furbetti. Al momento al Ministero pubblico ticinese sono giunte «tre segnalazioni» di presunte irregolarità legate alle indennità per lavoro ridotto. «I reati che potrebbero entrare in linea di conto sono quelli di truffa e falsità in documenti - spiega la Procura, interpellata dalla ‘Regione’ -. Le verifiche e gli accertamenti sono in corso per cui sarebbe prematuro, per ragioni istruttorie, fornire maggiori dettagli».  Differenti i procuratori pubblici che se ne stanno occupando. In questo periodo segnato dalla pandemia, sul tavolo della magistratura penale inquirente sono finite quindi anche fattispecie che potrebbero configurare degli abusi nelle indennità per lavoro ridotto, ovvero dei raggiri a danno delle assicurazioni sociali. Parliamo infatti di una misura prevista dalla Confederazione, attraverso la Legge federale sull'assicurazione contro la disoccupazione, per le aziende in difficoltà che ne fanno richiesta e finalizzata a mantenere i contratti di lavoro e dunque a evitare licenziamenti. Ma c'è o, ci sarebbe, chi ne approfitta come attestano le tre segnalazioni pervenute al Palazzo di giustizia fino ad oggi (il numero è aggiornato a giovedì). Per ora non è dato sapere a quale settore economico appartengano i casi su cui sta indagando il Ministero pubblico: le indagini proseguono nel riserbo. 

I sindacati: verifiche capillari non facili

Ma il tema richiama anche l'attenzione dei sindacati. Il problema, spiega il segretario regionale di Unia Giangiorgio Gargantini, è che «è molto difficile effettuare controlli capillari, per una questione di protezione dei dati. In sostanza, non ci è possibile incrociare le richieste di lavoro ridotto, le segnalazioni di presunti abusi e i dati della cassa disoccupazione, neppure quella del medesimo sindacato. Inoltre è stato giustissimo attivarsi subito con l’erogazione del sostegno all’occupazione, ma per potersi muovere così rapidamente si è dovuto snellire anche la documentazione richiesta: ad esempio, sarebbe stato impossibile esigere in tempi di telelavoro e ‘quarantene’ la firma dei dipendenti sul piano orario. Ora è chiaro che controllare chi approfitta indebitamente dell’orario ridotto diventa più difficile. Ci stiamo confrontando con la Seco (Segreteria di Stato dell'economia, ndr) e con le autorità cantonali per trovare una soluzione». D’altronde «è impossibile pensare di affidarsi semplicemente a controlli sul posto di lavoro: le imprese a lavoro ridotto al picco della crisi costituivano circa il 50% del totale dei lavoratori e delle lavoratrici attivi in Ticino, sarebbe come cercare un ago nel pagliaio». A livello nazionale, Unia ha proposto una petizione per evitare che le aziende che si trovano a regime di lavoro ridotto possano licenziare fino a fine anno – oggi, chi lo fa perde le indennità solo per i lavoratori lasciati a casa – imponendo la perdita del diritto all’indennità e la sua restituzione retroattiva in caso di tagli al personale. Nel frattempo, prosegue Gargantini, «ci stiamo attivando per affrontare la questione sociale che si nasconde tra le pieghe di quella economica, dato che a lavoro ridotto si percepisce fino a un quarto del salario in meno, un aspetto molto problematico soprattutto in un cantone di salari bassi come il Ticino». Luca Camponovo, responsabile cantonale della cassa disoccupazione Ocst, nota che «i nostri controlli possono avvenire anzitutto verificando che le ore dichiarate per il lavoro ridotto corrispondano a quelle effettivamente registrate al termine di ogni mese. Naturalmente sono le aziende a indicare entrambi i dati, ma è già possibile individuare delle discrepanze e un eventuale dolo. Poi, per capire se ad esempio un datore di lavoro conteggia all’interno della riduzione del monte ore casi che in realtà sono di malattia o infortunio dobbiamo fare affidamento alla Seco, e lo stesso vale per casi di persone che lavorano più del dichiarato. Le segnalazioni e le sanzioni ci sono – ho trattato ora una richiesta di restituzione dell’indennità da 180mila franchi – anche se ovviamente non si possono controllare tutti. Nella stragrande maggioranza dei casi, posso comunque dire che ho visto comportamenti molto corretti da parte dei datori di lavoro, mentre le segnalazioni ricevute direttamente dai lavoratori sono solo due o tre, da verificare e pervenute in forma anonima».

Il rischio di abusi può variare da settore a settore. «Per il momento non abbiamo ricevuto segnalazioni di eventuali raggiri in materia di lavoro ridotto - afferma Nicola Bagnovini, direttore della sezione ticinese della Società svizzera impresa costruttori -. E comunque nell’edilizia, in cui vige un contratto collettivo, i controlli da parte della Commissione paritetica sui calendari di lavoro - che ogni ditta deve presentare alla stessa commissione, indicando le ore di lavoro giornaliere che verranno fatte durante l’anno - sono sistematici. Senza poi dimenticare che un cantiere edile è visibile e ciò può costituire un deterrente per chi vuole fare il furbo».

La Sezione del lavoro: collaborazione pienamente in vigore

Claudia Sassi, responsabile della Sezione del lavoro al Dipartimento finanze ed economia, precisa d'altronde che «la collaborazione tra gli organi di esecuzione della Legge sull'assicurazione contro la disoccupazione – autorità cantonali e casse disoccupazione – è non solo permessa, ma pienamente in vigore. Sulla politica di controllo dovrà quindi esprimersi la Seco che attualmente sta già operando una funzione di controllo in particolare attraverso un meccanismo di 'opposizione' alle decisioni emesse dai Cantoni». Inoltre, ora la priorità pare essere l'aiuto più che la sanzione: «Attualmente la Sezione del lavoro si sta concentrando sulla valutazione dei casi per cui il diritto al lavoro ridotto viene negato. Questi riguardano soprattutto le aziende del non profit che ricevono importanti finanziamenti e sussidi dallo Stato. La valutazione verte sul rischio imprenditoriale, di fallimento e sull'effettivo pericolo di licenziamento del personale». Infine, un rapido bilancio: «Dall’inizio della crisi la Sezione ha elaborato circa 15mila preannunci» per il lavoro ridotto «per oltre 105mila lavoratori coinvolti». 

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