Ticino

Quel salario minimo piace poco

Pollice verso della sinistra radicale alla proposta della maggioranza commissionale. Anche Unia la boccia, l'Ocst invece parla di 'segnale positivo'.

(TiPress)
27 novembre 2019
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Un salario minimo compreso inizialmente (entro la fine del 2021) tra 19 e 19,50 franchi l'ora, che verrà innalzato progressivamente fino ad arrivare (nel 2025) a 19,75-20,25 franchi. Sulla forchetta definita dalla maggioranza (Lega, Ps, Ppd, Verdi) della Commissione della gestione, la parola dovrebbe passare presto al plenum: il Gran Consiglio si esprimerà verosimilmente nella seduta che si aprirà il 9 dicembre. Una cosa però è sin d'ora evidente: la proposta divide il mondo politico e i partner sociali. Le principali reazioni in sintesi.

Gruppo Mps-Pop-Indipendenti in Gran Consiglio

"Un salario minimo legale così basso (che si applica a lavoratori e a lavoratrici qualificati e non qualificati) non solo non combatterà il dumping salariale, ma concorrerà a promuoverlo ulteriormente", scrive il gruppo in una nota. Un 'minimo' così basso "attrarrà verso di sé, verso il basso, tutto il sistema salariale cantonale". Mps, Pop e Indipendenti temono effetti collaterali: a livello dei contratti collettivi di lavoro (Ccl). "Per quale ragione – si chiedono – in settori dove l’offerta di manodopera è elevata e i salari fissati nei Ccl sono più alti di quello minimo legale, i datori di lavoro dovrebbero continuare a firmare dei Ccl?". I Verdi – si legge ancora nella nota – "ci hanno servito una vera e propria polpetta avvelenata, consegnando uno strumento a chi vuole di fatto legalizzare la miseria”. "Con questa proposta – sottolinea il gruppo della sinistra in Gran Consiglio – passa l’idea che lavorare a tempo pieno e duramente per poco più di 3mial franchi al mese è del tutto legale e quindi accettabile".

Partito comunista

Stessa musica in casa comunista. Il partito sostiene un salario minimo mensile di 4mila franchi (e di Fr. 1’000.- per gli apprendisti). Ribadendo: non si può "assolutamente scendere sotto i (comunque bassi) 20 franchi orari". In un comunicato diramato stamane, il Partito comunista deplora "l’atteggiamento anti-sociale dei partiti della maggioranza borghese che si sono resi esecutori dei diktat di quella parte di padronato che vuole continuare ad avere la libertà di assumere frontalieri sottopagati per aumentare i propri margini di guadagno".

Forum alternativo

Pollice verso. "I livelli salariali proposti non solo non permetteranno di contrastare il dumping ma sdoganeranno l'idea che un salario lordo di poco superiore ai 3mila franchi possa essere accettabile per il nostro cantone".

I sindacati

Unia e Ocst non la pensano allo stesso modo. “Accogliamo questa proposta con grande delusione. Sono salari troppo bassi, che non permetteranno di vivere degnamente in Ticino e quindi non sono accettabili”, ha dichiarato alla Rsi Giangiorgio Gargantini di Unia. L'Ocst, invece, già ieri aveva parlato di "un primo passo avanti”, di "un segnale positivo espresso dalla politica". "Siamo soddisfatti perché finalmente è un salario minimo legale. È da anni che lo aspettavamo. È uno strumento per combattere gli abusi e per limitare i bassi salari purtroppo in vigore in numerosi settori privi di contratto collettivo", ha affermato il segretario cantonale Renato Ricciardi ai microfoni della Rsi.

L'Aiti

Il direttore Stefano Modenini si adegua, bon gré mal gré. "Per noi – ha detto alla Rsi – l’importante è che a ogni eventuale aggiornamento della soglia ci sia una verifica dell’impatto. Non va inoltre dimenticato che in ogni forchetta i beneficiari resteranno comunque per la maggioranza lavoratori che non vivono in Ticino. (...) Prevediamo difficoltà non tanto per l’industria, ma per piccole attività artigianali e commerciali”.

 

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