Ticino

Ticinesi per e contro il consigliere federale Cassis

I giochi all'interno dei diversi partiti verso il rinnovo del Governo nazionale. Attacco... verde?

Infografica laRegione
21 novembre 2019
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I Verdi attaccheranno il secondo seggio del Plr in Consiglio federale l’11 dicembre? Se sì, con quale candidato/a? E il Ppd presterà man forte? A giochi non ancora fatti in Parlamento (cfr. sopra), ruotano attorno al futuro Governo i principali interrogativi in questa fase di passaggio da una legislatura all’altra. I Verdi diranno domani cosa intendono fare. Il ‘Blick’ una risposta ce l’ha già: “I Verdi attaccano Cassis”, titolava ieri. “I membri della frazione [ecologista] sono d’accordo: il partito deve passare all’offensiva”. La pensa così anche la verde ticinese Greta Gysin: “Il risultato delle elezioni – dichiara al tabloid – parla chiaro; e il Plr con due consiglieri federali è chiaramente sovrarappresentato”. La neoeletta consigliera nazionale ha a cuore l’equa rappresentanza delle minoranze linguistiche nel Consiglio federale. “Tuttavia, contenuti e qualità vengono prima dell’origine; pertanto meglio una verde di un liberale-radicale”.

L'altra Sinistra

Meno espliciti gli altri membri di sinistra della Deputazione ticinese. Il neo consigliere nazionale Bruno Storni (Ps): «Preferirei avere un Consiglio federale più a sinistra e più ecologista, che rispecchi meglio di quanto non lo faccia ora i rapporti di forza nel nuovo Parlamento. Oggi però è prematuro esprimersi. Bisogna aspettare almeno gli ultimi tre ballottaggi per avere il quadro definitivo delle Camere». Non commenta Marina Carobbio, fresca di elezione alla Camera alta: se ce ne sarà bisogno, dirà la sua al riguardo solo dal 2 dicembre, dopo aver lasciato ufficialmente la carica di presidente del Consiglio nazionale.

Popolari democratici

I fari sono puntati non solo sui Verdi e sui ticinesi. È il Ppd infatti ad avere in mano le chiavi del Consiglio federale. “Il Ppd decide su Cassis”, scriveva ieri la ‘Nzz’. Già ago della bilancia sia al Nazionale (con Pbd e Pev) che agli Stati, il Ppd lo diventerebbe anche in Governo qualora Cassis dovesse essere scalzato da un(a) verde. Viola Amherd (Ppd) si trasformerebbe allora nella “donna più potente della Svizzera” (il geo-politologo Michael Hermann), arbitro in un gremio che a quel punto conterebbe tre consiglieri federali di sinistra (2 Ps e un verde) e tre di destra (due Udc e un Plr). Una posizione chiave, che conferirebbe al partito di Gerhard Pfister un potere che nessun’altra forza politica è in grado di esercitare. La prospettiva non stuzzica i due consiglieri nazionali ticinesi del Ppd. Perché vorrebbe dire destituire un consigliere federale in carica, oltretutto conterraneo. Fabio Regazzi: «Sarebbe poco svizzero. E le esperienze fatte in passato non hanno portato a grandi risultati. Anzi: cacciando Blocher [nel 2003, ndr], si è data una spinta all’Udc». Netto il giudizio di Marco Romano: «Il Consiglio federale non è mai stato eletto in base al risultato ottenuto nell’elezione per il Nazionale! I Verdi, rivendicando un seggio in Governo a ballottaggi per gli Stati ancora in corso, dimostrano una totale mancanza di rispetto per il nostro sistema istituzionale». «E poi – aggiunge il deputato momò – sarebbe uno schiaffo per l’intera Svizzera latina se adesso, dopo il tanto parlare di equa rappresentanza delle minoranze linguistiche, ci si rimangiasse tutto». Regazzi concorda: «Non posso sostenere un’operazione del genere», che mira a fare le scarpe a un consigliere federale ticinese eletto soli due anni fa. Non è dunque una questione di nomi, di profili più (l’ex consigliere di Stato bernese Bernhard Pulver, il presidente del Governo ginevrino Antonio Hodgers, ecc.) o meno (la presidente dei Verdi Regula Rytz) concilianti. Per Regazzi «il discorso è di principio»: «I Verdi un giorno potrebbero avere diritto a un seggio in Governo. Prima però devono dimostrare anche di essere in grado di lavorare alla costruzione di soluzioni consensuali in Parlamento. Un consigliere federale ecologista adesso sarebbe una forzatura: si rischierebbe di far partire la legislatura col piede sbagliato». «Se lo scopo – osserva Romano – è di integrare tutte le principali forze politiche nel Governo per evitare la polarizzazione, allora la discussione su un seggio ‘verde’ può essere aperta. Ma i Verdi sin qui non hanno dato prova di voler entrare in Consiglio federale per questo. Anzi...».

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