Ticino

L'Imam: 'Una vendetta contro di me'

Radouan Jelassi: 'Queste accuse infondate mi stanno danneggiando". E legge il no alla sua naturalizzazione perché non ha collaborato con il Sic.

Radouan Jelassi
(Ti-Press)
3 novembre 2019
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«Ho paura, sto vivendo momenti difficili, la mia salute è precaria e queste accuse non giustificate e senza prove, mi stanno provocando un danno enorme». Comincia così lo sfogo di oggi pomeriggio di Radouan Jelassi, Imam di Lugano, accompagnato dal suo avvocato Paolo Bernasconi,in relazione alla sentenza del Tribunale penale federale che parla di un suo coinvolgimento in attività di terrorismo, motivo per il quale la sua naturalizzazione è stata sospesa. Lui ne parla come di una «vendetta per non aver voluto collaborare fornendo liste di nomi dei finanziatori e dei frequentatori della moschea. Hanno pensato che stavo nascondendo qualcosa».

Eppure, «sono stato uno dei fondatori del progetto di ‘Islam e società' attivo all’università di Friborgo e fra i fondatori del dialogo interculturale e religioso in Ticino. Pace, convivenza pacifica, integrazione e il dialogo sono sempre stati i capisaldi delle mie attività all’interno e all’esterno della comunità musulmana – ha sottolineato l'Imam –. Le mie idee non possono essere quelle di una persona integralista o che ha a che fare con il terrorismo. Da qui nasce la mia rabbia: queste accuse sono false e senza prove su qualcosa che ho combattutto per tutta la vita».

Radouan Jelassi ritiene di avere il diritto di sapere di cosa viene accusato e da chi. Perciò, «mi sono autodenunciato alla Procura federale» che ha però archiviato l'inchiesta. «Non posso accettare l’ingiustizia che ho subito in Tunisia». Sono nella sostanza queste le considerazioni dell'Imam di Lugano che chiede di riesaminare il caso alla Commissione di vigilanza sul  Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic) che è intervenuto nella sua procedura di naturalizzazione formulando un preavviso negativo che ha passato alla Segreteria della migrazione (Sem) che poi ha sospeso la sua domanda.

Ma chi è Radouan Jelassi?

Dalle sue parole: «Sono nato in Tunisia nel 1969, sono cittadino francese, vivo in Ticino da oltre 18 anni. La mia famiglia di intellettuali e religiosi ha subito grossi problemi politici. Mio padre era un capo sindacalista, fra i fondatori dello Stato moderno tunisino e professore all’università. Il regime politico ha tentato di ucciderlo due volte. Anche io verso 1985 e negli anni Novanta ho avuto problemi con la polizia politica: all’età di 16 e 17 anni sono stato incarcerato, torturato». Dopo la maturità, suo padre gli chiede di uscire dal Paese, arriva in Francia nel 1992, chiede l’asilo politico e comincia gli studi di giurisprudenza a all’università di Grenoble.

Poi, l'Imam di Lugano ha seguito la formazione di teologo nell’università islamica in Francia: «Dalla mia nascita ho conosciuto l’altro e imparato a conviverci, i nostri vicini di casa erano cristiani francese, abbiamo vissuto tanti momenti belli assieme. Non pensavo di trovare questo genere di ingiustizie in Europa e soprattutto in Svizzera, Paese dei diritti umani di cui ho scritto e parlato come modello di giustizia, neutralità e di una lunga tradizione di diversità e lo rifarei malgrado tutto ciò che mi sta capitando». Una tradizione che però, continua Jelassi, «sta subendo anch’essa danni con la diffusione del razzismo, della xenofobia, paura, il non riconoscimento dell’altro e gli stereotipi di alcuni media e di alcuni presunti esperti dell’Islam e di alcuni politici che propagano visioni negative».

Jelassi è considerato il primo Imam formato in Europa: «Ho continuato la mia formazione in Svizzera per diventare un mediatore interculturale, poi ho conseguito un Master in comunicazione interculturale all’Usi e sto finendo un dottorato in Scienze della comunicazione sul dialogo nel Corano». Intanto, ha promosso progetti d’integrazione e di dialogo interculturale e interreligioso con diverse enti e associazioni pubbliche e private. «Ho fatto parte di diversi gruppi di lavoro e commissioni a livello cantonale, l’ultima quella che ha sperimentato l’insegnamento di storia delle religioni per il Decs e anche nel gruppo di lavoro sul progetto di formazione di Imam e di insegnamento di religione islamica coordinato dal Segretariato federale per l’insegnamento superiore», racconta.

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