Ticino

Negozi, si va verso le aperture prolungate

No del governo ticinese al ricorso di Unia contro l'obbligatorietà del contratto collettivo. Il sindacato non esclude di rivolgersi alle istanze superiori

Si cambia? (Foto archivio Ti-Press)
16 ottobre 2019
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Un ulteriore, e forse decisivo, passo avanti per l'obbligatorietà generale del Contratto collettivo di lavoro per la vendita al dettaglio. E con esso per l'entrata in vigore della Legge che prolungherà gli orari di apertura dei negozi in Ticino. Il Consiglio di Stato ha infatti respinto oggi l'opposizione inoltrata quest'estate da Unia contro il nuovo Ccl. Lo ha riferito la Rsi.

L'eventuale entrata in vigore del nuovo accordo settoriale è condizione necessaria per permettere l'applicazione delle modifiche normative approvate nel febbraio 2016 dal 60% dei ticinesi. Modifiche secondo cui si prolunga l'orario di chiusura dei negozi alle 19 in settimana e alle 18.30 durante il sabato. Prevista pure la possibilità di aprire tra le 10 e le 18 nelle feste infrasettimanali non parificate alla domenica (escluso il Primo maggio) e nelle domeniche che precedono il Natale, dopo l’Immacolata. Sulla questione non è comunque detta l'ultima parola: ora il Ccl dovrà passare al vaglio di Berna mentre Unia potrebbe decidere di rivolgersi alle istanze superiori.

«Al sindacato è stato negato l'accesso alla documentazione relativa al dossier – ha commentato Giangiorgio Gargantini, responsabile del settore terziario di Unia Ticino ai microfoni della Rsi –. Per noi è quindi stato impossibile inoltrare un'opposizione argomentata». Il sindacato si attendeva insomma una decisione negativa da parte del governo ticinese. «Alla prossima pubblicazione, chiederemo di nuovo l'accesso a questa documentazione. E se per ottenerla dovremo rivolgerci al Tribunale federale, lo faremo».

Unia contesta in particolare la validità del quorum dei datori di lavoro che hanno sottoscritto il documento: per potere essere dichiarato di obbligatorietà generale deve essere del 50% più uno. Stando a Gargantini il numero di negozi firmatari (550 su 1'082) è inverosimile. Il sindacato ha pure sollevato dubbi sulla procedura di entrata in vigore di Ccl e Legge sugli orari. Lo scopo di Unia è quello di riportare le parti (firmatari del Ccl da una parte Ocst, Società impiegati di commercio, Sindacati indipendenti ticinesi e, dall'altra, Federcommericio e Disti) al tavolo delle trattative per staccare migliori condizioni.

Soddisfatto dalla decisione odierna invece l'Ocst: «Questa presa di posizione conferma la bontà di un lavoro fatto negli anni su questo tema – ha precisato Paolo Locatelli, sindacalista Ocst –. In particolare che la nuova legge entrerà in vigore solo con un nuovo contratto collettivo per il settore».

ALLEGATI
Il documento con cui il Consiglio di Stato dichiara l'obbligatorietà generale. E il Contratto collettivo
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