Ticino

Marketing via social, intervista ad Angelo Trotta

In carica da tre settimane, il direttore di TicinoTurismo parla delle strategie nell’era degli influencer e degli imprescindibili strumenti digitali

Il neodirettore di Ticino Turismo ©Ti-Press
19 luglio 2019
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«Non è più possibile prescindere da questi strumenti. Ciò non significa che il marketing tradizionale diventerà obsoleto, perché vi sono ottiche di territorio e prossimità; ma a livello di investimenti la parte digitale diventerà sempre più importante».

Angelo Trotta, direttore di TicinoTurismo in carica da tre settimane, condivide in pieno la strategia digital impressa alla promozione turistica ticinese dal suo predecessore, Elia Frapolli. Sito internet all’avanguardia e ben tracciabile dai motori di ricerca, profili Facebook e Instagram arricchiti da contributi ‘ad hoc’, coinvolgimento di ‘influencer’ capaci di far viaggiare le immagini del Ticino fra milioni di ‘followers’.

L’ultimo caso – di cui abbiamo riferito settimana scorsa, vedi ‘laRegione’ del 12 luglio – quello dei tre youtuber australiani, saliti in cima alla diga del Luzzone per lanciare palle di ogni sorta sul trampolino posizionato alla base dello sbarramento. Visualizzazioni? Quasi 45 milioni. Quanti di questi ‘clic’ si trasformeranno in ‘visualizzatori’ in carne ed ossa in visita all’alta Valle di Blenio dopo aver scoperto il panorama grazie al video di cui sopra? Difficile dirlo. Almeno per ora. «Non ci sono connessioni dirette misurabili, anche perché i turisti che decidono di venire in Ticino per le loro vacanze consultano molte fonti e quindi l’attribuzione del merito non è così scontata – indica Trotta –. Il marketing dovrebbe esser il più quantitativo possibile, però è difficile misurare tutto, stabilendo ad esempio che la persona che pernotta in quell’albergo è il ‘follower’ che ha cliccato ‘mi piace’ a un determinato video su quella tal regione. È comunque indubbio che il numero di turisti che utilizzano i social network è in aumento: lo constatiamo dai contenuti generati dagli utenti».

Allo scopo di risalire alle “porte d’entrata” che hanno convinto il turista a varcare quella del Ticino – il sito www.ticino.ch? L’app ‘HikeTicino’? Tripadvisor? I contenuti dell’instagrammer preferito in soggiorno a Locarno? – lo scorso mese di maggio è stato lanciato il progetto ‘Desy’, che conta fra i suoi partner l’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale della Supsi. «Il progetto intende tracciare le interazioni del turista con l’obiettivo di capire meglio le sue abitudini e preferenze – spiega ancora Trotta –. Si tratta insomma di digitalizzare e quantificare», puntando poi a mostrare ad ogni visitatore un ‘lato’ del Ticino studiato apposta per lui, secondo le sue esigenze e necessità. Una sorta di promozione turistica ‘à la carte’, più mirata, senz’altro più ragionata. Come del resto ambisce a fare il neo nominato direttore, conscio che il successo di un’iniziativa di marketing non basta a sancirne la completa riuscita.

È stato il caso con il video delle ‘Maldive a un’ora da Milano’, girato da quattro ragazzi italiani a Lavertezzo e che aveva fatto il botto, portando in valle migliaia di lombardi. «I ragazzi italiani hanno sfruttato la prossimità: la Val Verzasca è molto vicina al loro bacino di ‘followers’, e quindi la loro promozione si era tradotta in presenza massiccia anche sul territorio. Ciò che non ha mancato di creare problemi di natura logistica e di sicurezza». Sì, ma senza crediti quadro o strutture particolari i ragazzi erano riusciti in un’impresa pubblicitaria senza precedenti, sfruttando appunto i canali social... «I problemi citati dimostrano che ogni azione va pensata molto bene, anche sulla base del luogo che si intende promuovere e che al contempo non dev’essere snaturato. Quella delle ‘Maldive di Milano’ era stata una campagna positiva o negativa? Direi le due cose. Come Att – conclude il direttore – il nostro compito è quello di essere attivi e ospitare giornalisti, blogger, instagrammer e influcencer, e farlo in modo intelligente. Fare cioè in modo che l’attività sia chiaramente visibile, che sia ‘sexy’ e inciti le persone a venire, ma senza creare problemi. Affinché poi queste persone consumino nel territorio».

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