Ticino

Tagli al Corriere, sindacati contro la 'chiusura al dialogo'

Syndicom, Ocst e Associazione dei Giornalisti Ticinesi biasimano il rifiuto di un incontro da parte dei vertici del quotidiano. E ritengono evitabili i licenziamenti.

(Ti-Press)
17 giugno 2019
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"Delusi dall’atteggiamento di chiusura al dialogo di cui si sono resi protagonisti i vertici del Corriere del Ticino". Questa la reazione dei sindacati Syndicom e Ocst e dell'Associazione dei Giornalisti Ticinesi a margine dei tentativi di dialogo con la testata di Muzzano. "Il Consiglio di amministrazione e la direzione generale – in una lettera online recapitata giovedì 13 giugno - ritengono infatti che 'non vi siano né i presupposti né la necessità di organizzare un incontro' più volte sollecitato dai sindacati per analizzare e approfondire misure alternative ai recenti licenziamenti. Tagli che i vertici del quotidiano continuano a ritenere inevitabili – prosegue il comunicato sindacale –, confermando nella stessa lettera il provvedimento comunicato lo scorso 23 maggio e che colpisce nove dipendenti, tra cui 2 pre-pensionati".

Alle associazioni di categoria "risulta incomprensibile che, in questo momento e a fronte di misure che causano pesanti conseguenze ai lavoratori, si voglia rifiutare qualsiasi dialogo con i partner sociali. Un gesto di chiusura che non ha nulla a che vedere con la natura stessa di un quotidiano, per antonomasia luogo del dialogo e del confronto. Rifiutando di incontrarci, i vertici del Corriere del Ticino di fatto calpestano la loro stessa ragione d’essere, la natura stessa di un giornale che si definisce indipendente e che proprio per questo è chiamato a dare spazio alla pluralità del pensiero e delle opinioni. Ma non solo, essi calpestano anche la storia del nostro Paese, che proprio sul dialogo tra le parti sociali ha costruito la sua fortuna economica, sociale e imprenditoriale. Tema di cui il CdT ha scritto innumerevoli volte. Inchiostro tradito oggi dai vertici dell’azienda".

Syndicom, Atg/Impressum e Ocst dicono di "ritenere che ci sarebbero state altre possibilità, alternative ai licenziamenti, anche perché le misure adottate sono totalmente a 'senso unico'. Tra tutti i tagli imposti al personale, non c’è stato nessun sacrificio tra i vertici dell’azienda. Riducendo le uscite per direttori, vicedirettori e responsabili vari ci sarebbero probabilmente sufficienti margini per risanare completamente il deficit strutturale che da diversi anni, a detta della direzione, ha reso necessaria quest’operazione antisociale. Difficile immaginarsi come possa il Corriere del Ticino continuare a scrivere di democrazia e di solidarietà se i suoi vertici aziendali sembrano disconoscerne i principi di base".

I sindacati promettono comunque di continuare la loro battaglia a fianco dei lavoratori licenziati e della redazione, e si augurano che "per lo meno per la costituenda commissione interna di rappresentanza dei lavoratori, i vertici del CdT dimostrino maggiore apertura".

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