Ticino

I Verdi chiedono lo stato di emergenza climatica in Ticino

L'impegno c'è - sostengono - ma non è sufficiente. I Comunisti sollecitano l'istituzione di un fondo di ricerca

24 maggio 2019
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Dichiarare lo stato di emergenza climatica in Ticino, “riconoscendo la mitigazione del riscaldamento climatico e delle sue gravi conseguenze come un compito di massima priorità e varare un piano d’azione conseguente”. Lo chiede con una mozione parlamentare il gruppo dei Verdi in Gran Consiglio (prima firmataria Cristina Gardenghi, più adesioni trasversali). “Poiché le azioni del nostro parlamento e governo – premette la deputata – non tengono ancora sufficiente conto del delicatissimo periodo storico in cui stiamo vivendo (un ultimo esempio la decisione di finanziare l'aeroporto in completa contraddizione con le parole del sindaco di Lugano e del DT) è importante dare un forte segnale all'interno delle istituzioni cantonali”. Tenuto conto che il Ticino sarà interessato in misura superiore alla media dal riscaldamento globale – prosegue l'elenco delle richieste – occorre “varare anche un piano d’azione di misure per l’adattamento al clima ancora più incisivo degli sforzi già intrapresi, apprezzabili ma non sufficienti”. E ancora: “Fare in modo che nelle loro decisioni tutte le istituzioni cantonali tengano conto dell’impatto sul clima e della sostenibilità ambientale, sociale ed economica e, ove possibile, si dia la priorità alle soluzioni più compatibili con la riduzione delle emissioni di gas serra e in grado di minimizzare l’impatto sull’ambiente”. In definitiva si tratta di “varare misure efficaci per ridurre le emissioni di gas serra”. Non da ultimo: “Fornire regolarmente alla popolazione ticinese informazioni aggiornate e complete sul cambiamento climatico, le sue cause e i suoi effetti e sull’efficacia o meno delle misure adottate per contrastare il fenomeno. E stilare un vademecum all’attenzione dei Comuni e dei cittadini sulle misure da implementare a livello locale e personale per limitare il riscaldamento climatico”.

Anche i deputati comunisti Lea Ferrari e Massimiliano Ay scendono in campo con una ricetta: tramite una mozione chiedono l'istituzione di un fondo di ricerca per affrontare il cambiamento climatico: “Coscienti del fatto che esso costituisca un processo sempre più difficilmente reversibile, la comunità scientifica e quella internazionale hanno integrato due nuove prospettive, quella dell’adattamento (agli effetti del riscaldamento globale) e quella della resilienza (ovvero la capacità sociale di resistere ai danni prodotti dal cambiamento climatico). Riteniamo quindi importante elaborare strategie concrete per l’agricoltura ticinese, per la qualità di vita cittadina, per il risparmio idrico. Per andare in questa direzione servono però ulteriori ricerche”. Il Fondo di ricerca permetterebbe di affrontare il cambiamento climatico in Ticino “sfruttando le esigenze di un Cantone a vocazione agricola e le eccellenze dei poli tecnologici e di ricerca (dalla Supsi alla Scuola agraria di Mezzana). Le soluzioni attese dalle ricerche così promosse possono ispirarsi all’esempio virtuoso del progetto “Acclimatasion” della città di Sion in collaborazione con l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale. Inoltre in questo modo si sosterrà indirettamente anche Agroscope nella sede di Cadenazzo, il trasferimento di conoscenze tra ricerca e pratica e l’applicazione di tesi e scoperte SUPSI, la sensibilizzazione di attori economici alla problematica della transizione climatica e al sensato sfruttamento delle risorse e la messa in rete di aziende innovative con l’amministrazione pubblica”.

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