Ticino

'Trapianto di feci' per combattere obesità e tumori

Studio del Dipartimento di chirurgia Eoc e Facoltà di biomedicina su come manipolare la flora batterica intestinale, finanziato anche dal Fondo nazionale

(foto Ti-Press)
18 aprile 2019
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Popolazioni di batteri convivono con noi. Se loro stanno bene, stiamo bene anche noi, perché ci difendono da malattie e rafforzano il sistema immunitario. Sempre più nel mirino dei ricercatori è il microbiota intestinale (la flora batterica intestinale) ossia l’insieme di quei microrganismi che vive in simbiosi con noi nel tratto gastrointestinale e ha un ruolo determinante per la nostra salute. La sua composizione è influenzata da fattori genetici, specie microbiche presenti nell’ambiente, ma soprattutto dalla dieta. Un’alimentazione povera di zuccheri, grassi e proteine animali favorirebbe una flora più ‘longevizzante’. «La svolta è capire come manipolare e migliorare questi batteri intestinali, che hanno un notevole effetto sul metabolismo delle cellule umane, influenzano ad esempio obesità e la difesa dai tumori», spiega il prof. Pietro Majno-Hurst, direttore del dipartimento di chirurgia negli ospedali Eoc.

Il suo dipartimento di chirurgia dell’Eoc e la Facoltà di biomedicina all’Usi sono impegnati in un nuovo studio sul microbiota – finanziato anche dal Fondo Nazionale, come pure dalla fondazione Gerbert Rüf – ottenuto dalla dott. Giandomenica Iezzi, capogruppo di ricerca translazionale del Dipartimento di chirurgia. «Si sta cercando di capire come migliorare la flora intestinale anche con dei ‘trapianti di feci’. Se ad esempio prendiamo le feci di un topo magro e le mettiamo nell’intestino di un topo grasso, quest’ultimo dimagrisce, e viceversa», spiega il medico. Più precisamente aggiunge il chirurgo «stiamo cercando di mettere a punto delle nuove terapie, basate sulla somministrazione di batteri, che possono attivare il sistema immunitario contro il tumore del colon-retto o favorire un maggiore e più duraturo successo della terapia chirurgica dell'obesità. Ci sono molte implicazioni da analizzare», conclude il primario di chirurgia. 

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