Ticino

Item-Nasino, il Tribunale federale smentisce il Tca

L'Alta corte accoglie il ricorso della Cassa cantonale di compensazione Avs/Ai: ‘Anche lei era datore di lavoro della colf senza permesso, non solo il marito’

Ti-Press
17 aprile 2019
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Valentina Item-Nasino, vicecancelliera della Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello, è da considerarsi a tutti gli effetti datore di lavoro della colf impiegata per quasi quattro mesi – a cavallo tra l’inverno 2013 e la primavera del 2014 – in casa sua senza un regolare permesso. Fatto, questo, che proprio nella primavera del 2014 ha portato l’allora procuratore generale John Noseda a emettere un decreto d’accusa nei confronti del marito, Ettore Item, ritenuto all’epoca l’unico responsabile. Entrambi datori di lavoro, quindi. Entrambi, di conseguenza, da affiliare alla Cassa cantonale di compensazione Avs/Ai/Ipg.

A stabilirlo, ribaltando (e bacchettando) quanto deciso dal Tribunale cantonale delle assicurazioni (Tca) il 26 marzo 2018, è stata, il 1° aprile, la II Corte di diritto sociale del Tribunale federale, con sede a Lucerna, accogliendo un ricorso proprio della Cassa cantonale di compensazione. Tf che mette nero su bianco: “L’affiliazione di entrambi i coniugi come datori di lavoro del personale domestico è peraltro compatibile con il principio secondo il quale, assimilando il matrimonio a una società semplice, si può affiliare come datore di lavoro anche una comunità di persone senza personalità giuridica”. Detta altrimenti: “In questo caso la Cassa di compensazione deve notificare la decisione di fissazione dei contributi a ciascuno dei coniugi, ciò che è stato regolarmente fatto”.

Non parole al miele per il Tca, reo, secondo il Tribunale federale, di aver svolto un “accertamento dei fatti alla base del giudizio del 26 marzo 2018 che risulta pertanto manifestamente erroneo”. Un giudizio che, lo ricordiamo, diede ragione ai coniugi che erano insorti contro l’affiliazione alla Cassa di compensazione, con quattro distinte tassazioni d’ufficio, per gli anni 2013-2016.

Come si legge nella sentenza del Tribunale federale, la Cassa di compensazione “fa valere che anche la moglie, come peraltro il marito, beneficiava dei servizi del personale domestico e che, soprattutto, impartiva le istruzioni e si occupava dei loro compiti”. La Cassa, scrive il Tf, si riferisce a quanto dichiarato da moglie e marito durante gli interrogatori. Nella fattispecie, quindi, “le constatazioni del Tribunale cantonale sono manifestamente inesatte (...) Non può essere sottaciuto che sia il marito sia la moglie erano beneficiari delle prestazioni delle collaboratrici domestiche”. Lo stesso Ettore Item, si evince dalla sentenza, “ha confermato di aver assunto la colf d’intesa con sua moglie (interrogatorio del 15 aprile 2014)”. Ma perché il Tribunale cantonale delle assicurazioni, allora, accolse il ricorso della coppia? Perché “confrontati a una situazione di dubbio, non potendosi determinare chi sia il reale datore di lavoro, in applicazione dell’articolo 12 della Legge federale sull’assicurazione vecchiaia e dei superstiti, è decisivo sapere chi versa il salario, che nel caso concreto è il marito”. Ma niente da fare, tesi insufficiente: “Questo argomento non è corretto perché non vi può essere alcun dubbio sull’identità del datore di lavoro”. E, stando alla sentenza, nemmeno su tutta la vicenda.

La vicenda

Era il 14 aprile 2014 quando Valentina Item-Nasino – nata nel 1974, brevetto d’avvocato nel 2002 e dal 2003 vicecancelliera della Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello – venne eletta, in quota Udc, procuratrice pubblica dal Gran Consiglio. Battendo la leghista Sabrina Aldi.

Fu proprio ‘Il Mattino’, nei giorni seguenti, a pubblicare il verbale stilato dopo il fermo della colf in questione, trovata dalle Guardie di confine con 1’100 euro (il salario mensile) in borsetta. Verbale dove Valentina Item-Nasino figura citata due volte dalla colf. Nel mentre la condanna del marito, e l’allora neo pp che prima (24 aprile 2014) si dichiara “pronta per iniziare a lavorare” affermando in una nota stampa che “soltanto mio marito si sarebbe dovuto occupare del noto permesso di lavoro”. Poi, cinque giorni dopo, con l’avvio a suo carico di un procedimento penale per violazione della Legge federale sugli stranieri, la resa e la decisione di non accettare la nomina a pp il giorno prima della dichiarazione di fedeltà alla

Costituzione e alle leggi. La coppia nel 2017 ha ricevuto un decreto d’accusa per infrazione alla Legge federale sull’Avs e alla Legge federale sulla dimora e il domicilio degli stranieri. Pene pecuniarie sospese cui si sono opposti.

 

P.S. Sull'edizione cartacea odierna abbiamo indicato il Tram, il Tribunale cantonale amministrativo, anziché il Tribunale cantonale delle assicurazioni: come riferiamo sopra, è la decisione di quest'ultimo a essere stata annullata dal Tribunale federale. Ci scusiamo con il Tribunale amministrativo cantonale, Tram, dell'involontario errore.

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