Ticino

Licenziato il Messaggio governativo sui contratti collettivi

La nuova procedura di verifica si applicherà ad una quindicina di case per anziani e a meno della metà degli enti che gestiscono istituti per invalidi e centri educativi minorili

(Ti-Press)
22 marzo 2019
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Con l’intento dichiarato di arginare il degrado esistente sul mercato del lavoro, il 22 settembre 2014 i deputati Gianni Guidicelli e Lorenzo Jelmini avevano presentato una mozione in cui si chiedeva che nell’ambito della stipulazione dei contratti di prestazione con enti terzi il Cantone vincolasse il versamento di contributi all’adesione ad un contratto collettivo di lavoro (Ccl). Un auspicio poi accolto dal Gran Consiglio l’8 novembre 2016. Nel corso dell’ultima seduta, il Consiglio di Stato, su proposta del Dipartimento della sanità e della socialità (Dss), ha licenziato il Messaggio per la creazione delle basi legali volte ad attuare la mozione chiedente che la sottoscrizione di contratti di prestazione sia subordinata al rispetto da parte degli enti beneficiari delle condizioni previste dai contratti collettivi di lavoro del settore.

Per concretizzare lo spirito della mozione rispettando però nel contempo il diritto, il Messaggio licenziato in data odierna propone di richiedere alle strutture che sottoscrivono un contratto di prestazione con il Cantone una dichiarazione che attesti la sottoscrizione di un Ccl o che comprovi l’equivalenza delle disposizioni dei propri contratti a quelle del Ccl di riferimento. Ne sarebbero evidentemente esentati gli enti gestori nei quali i rapporti di impiego sono disciplinati da regolamenti organici dei dipendenti comunali o consortili. Ispirandosi alla regolamentazione e alla giurisprudenza in materia di commesse pubbliche, le commissioni paritetiche settoriali sarebbero tenute ad assumere questo compito di verifica anche presso enti non aderenti al Ccl. Interpellate preventivamente, le commissioni paritetiche dei settori sanitari e sociali, per le quali è di interesse il nuovo vincolo, hanno comunque tutte espresso la loro disponibilità in tal senso.

Il messaggio propone di codificare l’obbligo di attestazione di conformità ai Ccl in otto leggi settoriali. La nuova procedura di verifica si applicherà in particolare ad una quindicina di case per anziani su una quarantina in cui rapporti di impiego non sono retti da norme di diritto pubblico, e a poco meno della metà degli enti che gestiscono istituti per invalidi e centri educativi minorili. In tutti questi settori non sembrano comunque emergere particolari differenze nelle condizioni di lavoro in funzione della sottoscrizione dei Ccl. Più eterogenea è invece la situazione del mercato del lavoro nel settore dei servizi di assistenza e cure domicilio privati, per i quali trae dal resto origine la mozione. In questo settore poco meno della metà dei servizi contrattualizzati (ad inizio 2019: 11 su 24) aderiscono al Ccl, ma i servizi contrattualizzati sono a loro volta all’incirca i due terzi di quelli operativi (ad inizio 2019: 24 su 38). Nella consistente minoranza che non sottoscrive il contratto di prestazione il vincolo voluto dalla mozione non può dunque avere effetti. Il Consiglio di Stato ritiene comunque le modifiche proposte coerenti con lo spirito e le finalità della mozione approvata dal Gran Consiglio.

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