Ticino

Violenze sessuali al lavoro, ‘il personale è formato abbastanza?’

Lo chiedono, con un'interrogazione, le deputate socialiste La Mantia e Lurati Grassi. E sulla vicenda dell'ex funzionario condannato: ‘Quei fatti andavano segnalati’

Ti-Press
8 febbraio 2019
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Quanto emerso sul caso dell'ex funzionario del Dipartimento sanità e socialità condannato per coazione sessuale, vale a dire quella che l'avvocato delle accusatrici private Carlo Borradori durante il dibattito ha definito "una storia di silenzi e reticenze", continua a infiammare il dibattito politico. Il fatto che uno dei superiori dell'ex funzionario abbia dichiarato in una lettera al governo che "mi venne riferito solo di avances, ma non di qualcosa suscettibile di denuncia, non mi dissero di abusi sessuali" (vedi edizione del 7 febbraio) ha portato le deputate socialiste Gina La Mantia e Tatiana Lurati Grassi a inoltrare un'interrogazione.

Quanto emerso, per le due granconsigliere, "fa intuire un certo smarrimento dell’ex capoufficio Dss di fronte a dei fatti che andavano segnalati, ma che non lo sono stati, non per ultimo per una mancanza di consapevolezza generale della portata del fenomeno della molestia e della coazione sessuale. Oggi, ben 13 anni dopo questi deplorevoli fatti, la consapevolezza per fortuna è accresciuta, ma probabilmente non si dispone ancora degli strumenti che permettono di gestire al meglio situazioni come quelle emerse dai diversi fatti di cronaca recenti (Dss e Eoc).

Anche perché, per La Mantia e Lurati Grassi, bisogna tener conto del fatto "che l'articolo 6 capoverso 1 della legge sul lavoro afferma: «A tutela della salute dei lavoratori, il datore di lavoro deve prendere tutti i provvedimenti, che l’esperienza ha dimostrato necessari, realizzabili secondo lo stato della tecnica e adeguati alle condizioni d’esercizio. Deve inoltre prendere i provvedimenti necessari per la tutela dell’integrità personale dei lavoratori», e sono esplicitamente indicati i comportamenti  delle molestie sessuali e del mobbing. Pure l'articolo 4 della legge sulla parità dei sessi indica il divieto di discriminazione, e precisa «Per comportamento discriminante si intende qualsiasi comportamento molesto di natura sessuale o qualsivoglia altro comportamento connesso con il sesso, che leda la dignità della persona sul posto di lavoro, in particolare il proferire minacce, promettere vantaggi, imporre obblighi o esercitare pressioni di varia natura su un lavoratore per ottenerne favori di tipo sessuale.»"

Fatte queste premesse, le due socialiste chiedono al Consiglio di Stato:

1.     Il personale dirigente, all’interno dell’amministrazione cantonale, è formato a gestire i casi di molestie sessuali e in generale di atti che violano l'integrità della persona? Se sì, come avviene questa formazione, chi la fornisce e a chi è indirizzata?

2.     Esiste un protocollo che indica al personale dirigente come agire?

3.     Queste direttive sono conosciute al personale tutto? Come avviene l’informazione del personale neo assunto?

4.     È richiesta l’adozione di direttive per la gestione delle molestie sessuali alle ditte che partecipano alle gare per gli appalti pubblici?

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