Ticino

Dessie viene dall'Eritrea e studia da magazziniere

Come il 27 enne, altri 39 rifugiati, stanno facendo un programma di integrazione per iniziare in autunno l’apprendistato e non dipendere dagli aiuti sociali

A sinistra Gerry Graci responsabile del magazzino di Tavolino Magico con Dessie Menghistab (foto Ti-Press)
22 dicembre 2018
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«Dopo tanti stage, finalmente ho imboccato una strada solida, vado a scuola e imparo la logistica a Tavolino Magico. Prima di arrivare in Svizzera non sapevo neppure cosa fosse un muletto. Il mio sogno era fare il calciatore, ero bravo come attaccante. Ma se voglio costruirmi un futuro in Ticino, devo studiare e ora ho una chance concreta di diventare magazziniere». È determinato Dessie Menghistab, eritreo di 27 anni, che a settembre ha iniziato il pretirocinio di integrazione in logistica. La prima tappa di 4 mesi è al magazzino di Tavolino Magico a Cadenazzo, dove lavorano una cinquantina di persone di programmi occupazionali e dove transitano oltre cento tonnellate di cibo al mese, alimenti di ottima qualità salvati dal macero e distribuiti ogni settimana a oltre 1’800 persone indigenti nella Svizzera italiana. «Mi fa male al cuore vedere quanto cibo viene gettato via in Svizzera, pensando alla miseria in Africa. La logistica è veloce e complessa, tutto viene registrato e sistemato, mi piace, il tempo vola, non penso e imparo molto. Qui mi sento come in famiglia», dice il giovane che a gennaio inizierà la seconda tappa, lo stage alla Login, l’azienda che forma anche gli apprendisti delle ferrovie. Sempre tre giorni in azienda e due a scuola. «Ora mi alzo alle 5.30, prendo il treno a Lugano e vado a lavorare a Cadenazzo. Prima dormivo fino alle 10 e il tempo non passava mai». Un anno di addestramento e poi a settembre 2019 inizierà l’apprendistato. Come Dessie, altri 39 rifugiati stanno facendo pretirocini in vari settori (vedi sotto). A Tavolino Magico sono nove, dai 16 ai 27 anni. «Due di loro resteranno a Cadenazzo, gli altri da gennaio continueranno il percorso in aziende anche della grande distribuzione», spiega Roberta Cecchi, che coordina il preapprendistato d’integrazione al Decs.

‘Sono persone con una grande forza’

«La prima fase del pretirocinio in aziende sociali, come Tavolino Magico o Sostare, permette ai giovani di avvicinarsi al mondo del lavoro in un ambiente protetto. Da gennaio continueranno i loro percorsi in aziende, siamo fiduciosi di trovare posto per tutti», precisa Cecchi.
Anche per chi li ha accolti l’esperienza è positiva: «Hanno testato le varie postazioni della logistica, ma la vera sfida è aiutarli a capire la nostra cultura, le regole del lavoro, come la puntualità o la separazione dei rifiuti. Attraverso il lavoro in team, settimana dopo settimana, si sentono parte di una comunità», spiega Gerry Graci che gestisce il magazzino a Tavolino Magico. I nove ragazzi hanno anche un coach che è il loro punto di riferimento. I momenti difficili non mancano per chi vive lontano dalla famiglia.
Dopo quasi 2 anni di servizio militare obbligatorio in Eritrea, Dessie è scappato. «Era una prigione, non potevo mai vedere i miei genitori». Fa tappa in Sudan 2 anni, dove fa il falegname. Raccoglie i mezzi per la traversata fatta di campi profughi, jeep stracolme nel deserto e barconi di fortuna. Vive tra gente dura, ma tiene duro, il suo obiettivo è la Svizzera, dove vive una sorella. Arriva a Chiasso nel 2012 e inizia il percorso da immigrato tra centri e Protezioni civili. Oggi vive solo in un appartamento a Lugano. Alle spalle ha esperienze tremende che non intaccano il suo sguardo pacato. «Nulla mi fa paura, voglio solo costruirmi un futuro», dice. Una determinazione che anche Graci ha colto: «Sono persone con una grande forza di carattere, anche il più giovane che ha 15 anni. Ho grande rispetto per loro. L’unico handicap è che sono spesso in gruppo, sia al lavoro sia a scuola, e questo non li aiuta a imparare l’italiano».

'Si dovrà pensare a materiale didattico con un lessico più semplice'

 Aiutarli ad acquisire una formazione, inserirsi nel mondo del lavoro e rendersi finanziariamente autonomi così da non gravare sugli aiuti sociali. Questa è la sfida con 40 giovani rifugiati e persone ammesse provvisoriamente (dai 16 ai 27 anni) che da settembre hanno iniziato in Ticino un pretirocinio di integrazione. Lavoro in azienda e formazione in alternanza. Dodici mesi per migliorare italiano, matematica e attitudine al lavoro, prima di iniziare un apprendistato vero e proprio. «Inserirli in un contesto lavorativo accelera la loro socializzazione e velocizza l’apprendimento linguistico. Se raggiungeranno il livello scolastico richiesto per l’apprendistato, lo capiremo solo quando lo inizieranno», spiega Furio Bednarz, responsabile Ufficio della formazione continua e dell’innovazione.
La sfida sono i libri di testo. «I manuali usano un linguaggio a misura di chi ha fatto la scuola media. Per evitare un fenomeno di rigetto, si dovrà pensare a materiale didattico con un lessico più semplice», spiega.
Giovani eritrei, somali, afgani, siriani che molto probabilmente resteranno in Svizzera. Alle spalle viaggi disperati per arrivare in Ticino, un livello di istruzione molto basso, traumi da guerra e spesso tanta solitudine. «Abbiamo dei coach che li seguono nei primi mesi per valorizzare le loro risorse e aiutarli nelle loro difficoltà».
Il progetto pilota, promosso per la prima volta dalla Segreteria di Stato della migrazione, prevede in Ticino 150 posti di pretirocinio su 4 anni e vede coinvolti diversi settori: logistica, agricoltura, meccanica di produzione, ristorazione, settore ausiliario ospedaliero (in questi ultimi due ambiti continuano i progetti iniziati nel 2016, ‘Ristor’apprendo’ di Sos Ticino e IntegraTi della Clinica Luganese).
Dopo una fase ‘protetta’ di rodaggio in imprese sociali come Tavolino Magico o Sostare di Sos Ticino, da gennaio partiranno gli stage in azienda in alternanza alla scuola.
«Quasi tutti sono stati inseriti in aziende dopo una fase iniziale più protetta. Hanno imparato in imprese sociali una giusta attitudine al lavoro, così da non perderlo dopo una settimana», conclude.

'Sono settori che offrono sbocchi professionali e dove vi è una certa difficoltà a trovare apprendisti locali'

Anche l’industria fa un passo verso i rifugiati. Le ditte Regazzi e Planzer, la Clinica Luganese hanno fatto da apripista, ma hanno risposto presente anche supermercati come Coop, la Login, agriturismi o Caritas. Da gennaio i 40 rifugiati in pretirocinio di integrazione inizieranno il percorso in azienda. E dopo di loro ce ne saranno altrettanti l’anno prossimo. Per un totale di 150 persone nei prossimi quattro anni. Abbiamo chiesto a Furio Bednarz come sta reagendo l’economia. «Abbiamo scelto settori che offrono sbocchi professionali e dove vi è una certa difficoltà a trovare apprendisti locali. Stiamo definendo gli ultimi dettagli, ma siamo certi di sistemare tutti entro gennaio», spiega il responsabile Ufficio della formazione continua e dell’innovazione. Anche gli otto giovani che frequentano il Centro professionale del verde di Mezzana hanno trovato una sistemazione: «Abbiamo soluzioni diverse tra Caritas e agriturismi», precisa.
Il funzionario sta già pensando al futuro gruppo di rifugiati che l’anno prossimo inizierà un nuovo percorso. Per la loro integrazione il Consiglio federale ha stanziato 54 milioni di franchi su 4 anni per progetti in 18 cantoni.
«Stiamo preparando gli accordi con nuove associazioni di categoria per aumentare i settori, vorremmo proporre stage e formazioni nei settori della metalcostruzione e dei servizi di cura nelle case anziani, dove si fatica a trovare manodopera indigena», anticipa Bednarz.
L’obiettivo è inserirli nel mercato. «Questi numeri sono accessibili e sostenibili. Lavoreremo in modo sistematico per aiutarli ad acquisire una formazione e inserirsi nel mondo del lavoro», conclude. 

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