Ticino

Contrasto mafie, il Consiglio federale insiste sulla collaborazione

Marco Romano, autore dell’interpellanza: ‘Una risposta accademica... Nulla si dice della centralizzazione a Berna del coordinamento delle indagini’

23 novembre 2018
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Le autorità federali lavorano “a stretto contatto” con quelle cantonali ed estere per contrastare anche “le organizzazioni criminali italiane”, come la ’ndrangheta. La collaborazione tra la Polizia giudiziaria federale dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol) e la Polcantonale ticinese “si svolge in uno spirito di partenariato ed è fondata sulla fiducia reciproca”. Una collaborazione che “verrà ulteriormente rafforzata”, ricorda ancora il Consiglio federale rispondendo a un’interpellanza di Marco Romano sulle conseguenze, per l’attività investigativa, della decisione della Fedpol – spiegava alla ‘Regione’ il deputato Ppd al Nazionale (vedi l’edizione del 3 ottobre) – di centralizzare a Berna “il coordinamento delle proprie ‘antenne’ cantonali e dunque delle inchieste su mafia e terrorismo”. Da qui una serie di quesiti al governo per capire se l’operazione, dichiarava sempre Romano al nostro giornale, “si sia rivelata col tempo una mossa azzeccata oppure se non abbia fatto perdere alla Polizia federale, come temo, il contatto con le dinamiche locali e più in generale con la realtà”.

Il Consiglio federale ha preso posizione ma dalle sue risposte non si capisce se questa centralizzazione si sia rivelata o no una mossa azzeccata. Il governo ribadisce che “la lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, quindi anche alla mafia italiana, costituisce una priorità dichiarata sia per Fedpol sia per il Ministero pubblico della Confederazione”. Sottolinea che “le organizzazioni criminali di origine italiana sono attive a livello transnazionale e ripartite in tutta la Svizzera”. Segnala che “Fedpol ricorre sempre di più a strumenti di polizia preventiva, quali le misure di allontanamento (divieti d’entrata di durata superiore a cinque anni e, in casi gravi, di durata indeterminata nonché espulsioni) pronunciate in virtù della legge federale sugli stranieri nei confronti di membri di organizzazioni criminali al fine di salvaguardare la sicurezza interna o esterna della Svizzera”. Ed evidenzia l’importanza della collaborazione internazionale: “Per garantire una cooperazione ottimale, è operativo – scrive il governo – un gruppo di lavoro congiunto Italia-Svizzera e un addetto di polizia di Fedpol è distaccato a Roma”.

Quella del Consiglio federale, osserva Romano da noi contattato, «è una presa di posizione accademica e amministrativa, ricca di buone intenzioni e incentrata sul tema della collaborazione, senz’altro fondamentale». Tuttavia, prosegue il consigliere nazionale, «mi aspettavo anche delle considerazioni sulla centralizzazione a Berna del coordinamento delle indagini. A ciò e al suo impatto in termini di efficienza operativa non si fa però cenno nelle risposte del governo. Continuo a ritenere che il contrasto al crimine organizzato passi anche da un’adeguata dislocazione di risorse investigative».

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