Ticino

L'incertezza dopo le Medie

Un rapporto del Dfa mette in primo piano la problematica dell'orientamento scolastico

'Educazione alle scelte'
(Ti-press)
27 ottobre 2018
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Troppi allievi giungono al termine della scolarità obbligatoria senza avere gli strumenti necessari per affrontare il passaggio verso le formazioni successive. Questa è, in buona sostanza, la problematica a cui il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) sta cercando di dare risposta attraverso il progetto ‘Educazione alle scelte’. Tale programma, attivo in tutte le sedi di scuola media a partire dall’anno scolastico 2015/16, è stato monitorato durante il quadriennio dal Centro innovazione e ricerca sui sistemi educativi (Cirse) del Dipartimento della formazione e dell’apprendimento (Dfa), e ora sono stati resi pubblici i risultati dello studio. «Il programma ‘Educazione alle scelte’ si svolge durante i quattro anni di scuola media – ci spiega Spartaco Calvo, ricercatore del Cirse –. Attraverso diverse proposte didattiche, si cerca di aiutare i ragazzi a imparare a scegliere. In prima e seconda media allenando le loro capacità di scelta in termini generali. In terza e quarta entrando più nello specifico delle scelte professionali e scolastiche».

Le attività di orientamento

Tiziana Zaninelli, capo della Sezione dell’insegnamento medio, afferma che nel secondo biennio di scuola media, appunto, esistono numerose attività di orientamento mirate a facilitare le scelte dei ragazzi: «In terza media per esempio tutti gli allievi hanno una giornata per sperimentare la professione che li incuriosisce. Regolarmente ogni due anni c’è ‘Espoprofessioni’. In quarta ogni ragazzo ha diritto a cinque giorni di stage. Poi c’è la consulenza in tutte le sedi scolastiche a carico dell’Ufficio dell’orientamento. L’orientatore va in classe e presenta le opzioni e organizza serate con i genitori. Inoltre esistono giornate di porte aperte delle varie scuole professionali, dei licei e della Commercio. C’è insomma uno sforzo d’informazione notevole».

Le conclusioni dello studio

Per quanto riguarda la percezione del progetto di sperimentazione ‘Educazione alle scelte’ da parte degli attori che operano nella scuola (direttori, docenti, orientatori), ciò che viene messo in discussione principalmente è la durata quadriennale del percorso. «Ritengono che in prima media i ragazzi siano ancora troppo piccoli per intraprendere questo programma – osserva Calvo –. Lo vedrebbero più adatto dalla seconda in poi». Una delle criticità più rilevanti indicate nel rapporto dei ricercatori del Cirse riguarda il fatto che questa sperimentazione sia nata prima dell’introduzione del nuovo piano di studio della scuola dell’obbligo del 2015. Un piano di studio che si situa nel nuovo paradigma didattico dell’educazione per competenze. Ciò ha comportato la necessità di un riadattamento, strada facendo, delle attività previste nel progetto ‘Educazione alle scelte’, che erano invece state concepite tenendo conto del vecchio piano di studio orientato piuttosto verso i saperi. Aggiornamento indispensabile, secondo Calvo, nel tentativo di dare una risposta al bisogno dei ragazzi di avere a disposizione gli strumenti adeguatiper operare delle scelte. Bisogno che è stato confermato dai vari attori coinvolti nel monitoraggio. «La fine dell’obbligo scolastico a 15 anni, tra l’altro, non può più essere considerata la vera conclusione di un percorso formativo sufficiente per poter interagire in maniera efficace con la società moderna». Proprio per questo, riferisce lo specialista del Cirse, la Conferenza dei direttori della pubblica istruzione e il Consiglio federale hanno stabilito un obiettivo strategico da raggiungere a breve termine: il 95 per cento dei giovani dovrà riuscire a conseguire un diploma di livello secondario II.

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