Ticino

Ppd, è campagna sulla lista per il governo

Fumata nera dalla riunione di ieri. Dadò: ‘Ci prendiamo più tempo’. Mentre cresce il 'pressing' degli ex presidenti. Appello online pro Bacchetta-Cattori

Il vicepresidente cantonale Giorgio Fonio (Ti-Press/Crivelli)
18 ottobre 2018
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Non c’è ancora la lista, eppure i candidati Ppd sono già in campagna. Non per il Consiglio di Stato, bensì per figurare nella cinquina che si giocherà il seggio in governo. Così Mendrisiotto e Locarnese rivendicano, per non dire sgomitano, affinché tra quei cinque profili identificati dalla Commissione cerca (Paolo Beltraminelli, Raffaele De Rosa, Elia Frapolli, Michele Rossi e Alessandra Zumthor) si trovi il modo di infilarci un loro rappresentante. In panchina, per usare il gergo calcistico, sono per ora accomodati tre pilastri della squadra azzurra: Giovanni Jelmini, Fabio Bacchetta-Cattori e Maurizio Agustoni. I primi due pronti a scendere in campo in qualità di attaccanti, Agustoni piuttosto come centrocampista. Chi si aspettava ieri novità sulla formazione definitiva si è sentito rispondere il più classico dei classici: «Ufficio presidenziale e Commissione cerca si prendono ancora un po’ di tempo per le ultime valutazioni». La dichiarazione è del presidente cantonale Fiorenzo Dadò, che si limita a farcela pervenire per iscritto. Vana l’attesa a Bellinzona fuori dalla sede del partito, mentre su viale Portone si riversano alla spicciolata i membri dell’Ufficio presidenziale e della ‘Cerca’ dopo un paio d’ore abbondanti di riunione a inizio pomeriggio, voluta per prendere atto dei lavori in corso sulla lista. Rapidi. Riservati. Nessuno si sbilancia, rinviandoci al presidente. «L’incontro è stato un incontro positivo e proficuo», fa sapere Dadò alla ‘Regione’. Serve altro tempo, la riunione della Direttiva per settimana prossima è saltata, al Comitato cantonale del 7 novembre si discuterà di votazioni federali e nulla più. Si sta ricalibrando l’agenda, tenendo conto del ‘pressing’ politico che cresce ogni giorno che passa. Lo dimostra l’appello lanciato in queste ore dal Locarnese, tramite il sito www.chiarezza.ch, con cui un gruppo di cittadini chiede di firmare a sostegno della candidatura di Bacchetta-Cattori. Se non è campagna questa...

Mendrisiotto e Locarnese in cerca di un posto

Nella squadra individuata dalla ‘Cerca’ e di cui si è parlato in questi giorni (vedi la ‘Regione’ di giovedì 11) mancano come detto rappresentanti del Mendrisiotto e del Locarnese. Ecco perché nel primo caso c’è chi nel partito perora la candidatura dell’ex presidente e deputato Giovanni Jelmini, già in corsa per il Consiglio di Stato nel 2011, quando la spuntò per un soffio Paolo Beltraminelli. Non solo. Il candidato momò è molto vicino all’Ocst: con lui, ‘entrerebbe’ in lista anche l’ala sociale del Ppd. «La Commissione cerca mi ha chiesto in settembre se fossi disponibile a rimettermi in gioco e quindi a figurare nella lista per il governo: ho risposto affermativamente – ricorda Jelmini contattato dalla ‘Regione’ –. Da allora ho rafforzato questa convinzione». E aggiunge: «Quand’ero presidente mi si poteva rimproverare di tutto ma non di non aver proposto liste forti e competitive al loro interno. È avvenuto nel 2011 quando avevo deciso, di buon grado e senza porre condizioni, che Beltraminelli venisse in lista con me, consapevole dei rischi per la mia candidatura. E infatti è finita al fotofinish. Ed è successo nel 2015 quando, d’accordo con la Commissione cerca, avevo inserito nella squadra Fiorenzo Dadò e Fabio Regazzi. Credo che il Ppd debba fare la stessa cosa anche per le ‘cantonali’ del 2019: una lista forte e competitiva per mobilitare l’elettorato». Se dovesse correre (nuovamente) per il Consiglio di Stato («Mi rimetterò alla decisione del partito»), qualcuno potrebbe pensare a una voglia di rivincita di Jelmini nei confronti di Beltraminelli per il risultato elettorale del 2011. «Con Paolo – premette il già presidente popolare democratico – c’è sempre stato un rapporto trasparente e franco. Ho dato la mia disponibilità per le seguenti ragioni: l’incapacità di cancellare la passione per la politica, che ho ereditato da mio padre, e quella per il tuo territorio e la tua gente, nonché la voglia di dare un contributo al partito, in un momento di oggettiva difficoltà».

E anche il granconsigliere locarnese Fabio Bacchetta-Cattori, pure lui, come Jelmini, in passato alla testa del Ppd, non ha cambiato idea. «In questi giorni ho confermato anche alla presidenza del partito la mia disponibiltà. Una disponibiltà all’attenzione degli organi decisionali, cioè Direttiva e Comitato cantonale – sostiene Bacchetta-Cattori –. La mia disponibilità a candidarmi per il governo deriva anche dalla richiesta in tal senso di numerosi cittadini e politici, dentro e fuori il Ppd, che reputano opportuno un profilo come il mio, quello di una persona attiva da più anni nella politica cantonale e nella società civile in vari ambiti». Come se li spiega questi tempi piuttosto lunghi nella confezione della lista ‘azzurra’ per il Consiglio di Stato? «È un problema – osserva il deputato al parlamento cantonale – non tanto di chi si mette a disposizione, quanto piuttosto di chi è chiamato a decidere».

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