Ticino

Sciopero dei lavoratori edili: prima l'Espocentro, poi Piazza Governo

Manifestazioni in mattinata 'al coperto'; dalle 14, in corteo per le vie di Bellinzona fino a Palazzo delle Orsoline. In un documento, la risoluzione dell'assemblea

(Ti-Press)
15 ottobre 2018
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I lavoratori edili ticinesi hanno manifestato questa mattina a Bellinzona, riuniti all'Espocentro insieme alle organizzazioni sindacali Unia e Ocst. Inclusi i presenti all'esterno della struttura, si contano sino a 3mila unità, tra operai e persone a loro vicine. La protesta in Ticino è il preludio di un'ondata nazionale di proteste: agitazioni sono previste per domani a Ginevra, altre regioni dovrebbero seguire. Il contratto nazionale mantello scade a fine anno. Dopo quasi 12 mesi di blocco delle trattative, "i lavoratori sono pronti a combattere e a difendere i propri diritti", dichiara Paolo Locatelli, capo della costruzione OCST. "I costruttori devono abbandonare le loro richieste disumane e infine negoziare soluzioni".

Si aggrega allo sciopero l'associazione Ticino & Lavoro: il corteo in partenza alle 14 da Piazza del Sole, destinazione Piazza Governo, è – si legge nel comunicato a firma Giovanni Albertini, presidente – "per tutti i ticinesi in difficoltà". Un corteo a sostegno "dei disoccupati ticinesi, degli iscritti all'assistenza, degli over 50 che faticano a rientrare nel mondo del lavoro e del ceto medio che fatica ad arrivare a fine mese". Un corteo che condanna "la stagnazione degli stipendi al cospetto di un carovita sempre più in aumento, i datori di lavoro che creano dumping salariale assumendo e sfruttando i frontalieri, gli sgravi fiscali in favore del ceto alto, gli affitti troppo alti e i prezzi esorbitanti dei terreni e degli immobili sul nostro Cantone e la sempre piu difficile accessibilità ai crediti ipotecari, l’immobilismo del Governo al sostegno dei Ticinesi in difficoltà, i tagli agli aiuti nel sociale e alle borse di studio".

Lettera aperta

"I lavoratori edili del Canton Ticino, riunitisi oggi in assemblea generale a Bellinzona, si sono espressi in modo chiaro circa l’attualità delle trattative nazionali legate al Contratto Nazionale mantello dell’Edilizia. Stigmatizzando l’aggressivo atteggiamento delle Società Svizzera Impresari costruttori, esprimono tutta la loro rabbia e la loro preoccupazione per proposte padronali che considerano inaccettabili e che trasformerebbero, con aumenti di flessibilità oraria e salariale un intero settore nel caos generalizzato, penalizzando oltre ai lavoratori anche le imprese edili radicate sul territorio cantonale". Si apre così la lettera aperta dei manifestanti diretta al Gran Consiglio, le cui richieste convergono nella risoluzione dell'assemblea tenutasi questa mattina. Che recita così:

I lavoratori edili del Canton Ticino, riunitisi oggi in assemblea generale a Bellinzona, prendono atto

  • dell’aggressivo atteggiamento della SSIC al tavolo delle trattative nazionali, il cui pacchetto rivendicativo volto a stravolgere il Contratto nazionale mantello dell’edilizia principale con proposte volte alla massima flessibilità (oraria, salariale) è considerato provocatorio e irresponsabile;
  • dei modi autoritari sviluppati durante la trattativa, ancorata oggi ad una proposta padronale vincolante che subordina soluzioni sul prepensionamento edile e sugli aumenti salariali all’accettazione dei peggioramenti contrattuali;
  • dello sviluppo di forme repressive sui cantieri, in modo particolare oltre Gottardo ma non solo, dove ai lavoratori sono negati i più elementari diritti all’informazione e alla sindacalizzazione;
  • della situazione drammatica che si evolve sui cantieri giorno dopo giorno, dove guerra dei prezzi e termini di consegna impossibili hanno generato un’esplosione dei ritmi di lavoro senza precedenti;
  • che dal 1. gennaio 2019 l’intero settore edile entrerà in una situazione di vuoto contrattuale.

Considerano necessario

  • contestare con forza l’attitudine padronale al tavolo delle trattative, se necessario utilizzando in futuro forme diverse di pressione;
  • pretendere che le trattative possano, a partire dalla prossima tornata di trattativa prevista il 09.11.2018, svilupparsi sulla base di presupposti costruttivi e non di diktat padronali;
  • esigere dal nuovo contratto un rafforzamento della protezione della salute e dei diritti dei lavoratori così come l’introduzione di misure contro il dumping salariale;
  • stigmatizzare il comportamento di alcuni impresari costruttori ticinesi che, con sistemi deplorevoli, hanno tentato di impedire ai lavoratori di manifestare per la propria dignità, per il contratto dell’edilizia e per il futuro del settore.

L’assemblea conferisce un chiaro mandato alle organizzazioni sindacali OCST e UNIA affinché sia tutelata fino in fondo la dignità dei lavoratori e siano messe in campo tutte le iniziative necessarie volte alla difesa e al rafforzamento dei disposti contrattuali,, continuando a denunciare puntualmente tutti gli ulteriori abusi sui cantieri.

 

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