Ticino

eVita chiude la porta: cade la proposta di vendita allo Stato

Città dei mestieri, la società proprietaria dello stabile di Giubiasco ritira l’offerta. I motivi in una lettera di quattro pagine al Gran Consiglio

8 agosto 2018
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Quattro pagine per dire: lasciamo. Ritiriamo la nostra offerta data “la tempistica estremamente incerta” dell’iter politico. La società ‘eVita Immobiliare’ proprietaria dello stabile di Giubiasco che avrebbe dovuto accogliere la ‘Città dei mestieri’, nonché l’Istituto di formazione continua oltre ad alcuni locali della Logistica, esce di scena. Non è più disposta a vendere lo stabile allo Stato, per il quale erano già stati stanziati tramite messaggio governativo 12,6 milioni di franchi. Troppe polemiche – accese da una lunga interrogazione (poi tramutata in interpellanza) di Nadia Ghisolfi, deputata popolare democratica – diverse incertezze e qualche dubbio procedurale che tirano in ballo la legge sulle commesse pubbliche. Un ritiro, quello della società immobiliare legata agli ambienti del Plr (cosa non proprio passata inosservata...), che ha del clamoroso, per quanto ipotesi non del tutto esclusa nelle ultime settimane. Per contro l’appuntamento in agenda – il prossimo 28 agosto – fra la società immobiliare coinvolta e i deputati della Commissione della gestione non era stato annullato. «A questo punto è evidente che non si terrà. Abbiamo ricevuto oggi [ieri, ndr] la lettera dei proprietari. In ogni caso – ci dice Raffaele De Rosa, presidente della Gestione – ne discuteremo alla ripresa dei lavori, dopo la pausa estiva, a fine agosto, appunto».

L’acquisto dello stabile ‘eVita’ di Giubiasco è diventato ben presto un ‘caso cantonale’ con vivaci polemiche dentro e fuori il parlamento. Da un lato le relazioni dirette fra la società immobiliare e alcuni esponenti liberali radicali, dall’altra la procedura di acquisto – così come presentata dal Consiglio di Stato – che sollevava alcune perplessità sull’applicazione corretta della legge sulle commesse pubbliche. Sta di fatto che il messaggio governativo è rimasto ‘congelato’ in Gestione per gli approfondimenti del caso. Teoricamente avrebbe dovuto ricevere il nullaosta parlamentare lo scorso giugno, ma venendo meno la maggioranza (la Lega s’è defilata all’ultimo momento), la prudenza ha consigliato di rinviare il tutto a una prossima seduta. L’opposizione non ha mai riguardato il progetto ‘Città dei mestieri’ quanto piuttosto, come detto, la procedura d’acquisto dello stabile. E adesso? «Beh, formalmente il messaggio governativo è ancora pendente benché privo d’oggetto, visto il ritiro dei proprietari. A questo punto – precisa De Rosa – attendiamo una decisione del Consiglio di Stato. Potrebbe ritirare il messaggio o aggiornarlo. O si potrebbe anche andare in aula discutendo sul rapporto commissionale. Sono diverse le strade percorribili». La più opportuna, a suo giudizio? «Forse la più semplice, a questo punto, è il ritiro del messaggio. Ma non vorrei banalizzare la situazione». Anche perché è stato tema di non pochi interventi e puntualizzazioni. Pure troppi, a detta di Manuele Bertoli, direttore del Decs, che già lo scorso giugno aveva invitato il parlamento a decidere in un senso o nell’altro per conoscere il futuro logistico dell’Istituto di formazione continua. «La politica del non decidere non aiuta certo a risolvere i problemi – ci dice il consigliere di Stato – e in questo caso in un anno c’è stato tutto il tempo per farlo». E aggiunge: «A questo punto deciderà il governo».

‘La scrivente società si vede costretta a ritirare l’offerta formulata’

“Dopo aver preso atto della tempistica estremamente incerta per una decisione (...) la scrivente società si vede costretta per le ragioni indicate sopra a ritirare l’offerta formulata”. Firmato Flavio Petraglio e Paolo Vismara, responsabili di ‘eVita Immobiliare Sa’. Seguono i ringraziamenti, con un’aggiunta: “Diamo per scontato l’annullamento dell’incontro previsto per il prossimo 28 agosto (se richiesto siamo comunque disponibili) e porgiamo distinti saluti”. Questa la conclusione, negli ultimi due paragrafi, di una lunga e dettagliata lettera recapitata nei giorni scorsi a Raffaele De Rosa, presidente della Commissione della gestione del Gran Consiglio. Una prima lettera era stata spedita, dalla stessa società, poco più di un mese fa, il 26 giugno, dove si chiedeva ai commissari di essere ascoltati “al fine di arginare le spesso inesatte e fuorvianti notizie di stampa – ricordano nella seconda missiva i responsabili di ‘eVita’ – che oltre a confusione gettano una cattiva luce anche sulla scrivente società e i suoi organi e soci”. Un incontro, si chiedeva a fine giugno, per offrire ai deputati della Gestione “qualche elemento di chiarezza sui fatti” almeno quelli concernenti la società immobiliare. Non ultimo, gli scriventi precisano ancora oggi che “non hanno mai preso posizione pubblicamente in quanto desiderosi di rispettare i canali istituzionali”. Fatta la premessa, nella lettera di questi giorni segue una precisa e dettagliata ricostruzione dei fatti. Dall’acquisto del fondo in questione, alla ricerca dei partner, dalla domanda di costruzione alla proposta degli spazi “a tutta una serie di possibili acquirenti, inizialmente a privati”. Solo in un secondo tempo (novembre 2015) gli spazi, in affitto o vendita, vengono proposti anche al Cantone “e meglio alla Sezione della logistica”. Così inizia la trattativa, alla quale fa seguito il relativo messaggio. “Giova sottolineare – si precisa – che l’ente pubblico non ha avuto alcun ruolo e alcun influsso sulla concezione dell’immobile e degli spazi interni”. Salvo alcune modifiche “per un costo complessivo preventivato di ca. 300’000 franchi”. Spiegato poi come si è giunti alla definizione del prezzo di vendita, i responsabili della società immobiliare arrivano al punto focale, l’applicabilità o meno della legge sulle commesse pubbliche: “A seguito dell’acutizzarsi delle polemiche – precisano – abbiamo richiesto un aggiornamento di tale referto [la prima perizia giuridica già presentata alla Gestione, ndr], per scrupolo. Ebbene, anche tenendo conto degli elementi emersi in seguito, il parere allegato conferma che (...) l’operazione non sottostà alla legislazione sulla commesse pubbliche”. La conclusione? L’immobiliare ritorna dai primi clienti, i privati, alla ricerca di “una posizione centrale in Ticino”.

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