Ticino

Dipendenti statali al lavoro da casa

La fase test inizierà in autunno. Il telelavoro è stato sollecitato anche dai collaboratori con il 'family score'

Ti-Press
14 giugno 2018
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Il telelavoro sarà realtà nell’Amministrazione cantonale entro l’autunno. Si tratterà di progetti pilota, di una fase di test a cui dovrà far seguito una valutazione sull’effettiva opportunità data da questa modalità organizzativa, ma si tratta pur sempre di un primo importante passo. Un passo sollecitato a suo tempo da una mozione di Nicola Pini e Natalia Ferrara (Plr), che chiedeva al governo di attivarsi “affinché la pubblica amministrazione autorizzi uno o due giorni di telelavoro settimanale”. Telelavoro inteso come “il lavoro fornito regolarmente e in maniera organizzata da casa”, ritenuto come questo consenta tra le altre cose di migliorare la conciliabilità tra vita professionale e vita familiare. L’esecutivo, ritenendo che il tema meritasse “un serio approfondimento”, aveva quindi optato per incaricare la Sezione delle risorse umane, affiancata da un gruppo di lavoro interdipartimentale, di “attuare una valutazione approfondita sulla fattibilità del progetto, in particolare attraverso l’identificazione dei servizi più idonei e successivamente una fase di test”.

Ma a sollecitare il telelavoro sono stati di recente anche i dipendenti pubblici e i docenti, attraverso l’indagine promossa da ‘Pro Familia’ che valuta il grado di conciliabilità di lavoro e famiglia all’interno delle aziende. Il Consiglio di Stato ha aderito all’iniziativa l’anno scorso, acconsentendo a sottoporre il questionario a funzionari e docenti. Il telelavoro è proprio una delle misure ritenute “non ancora soddisfatte”, si legge nella nota con cui sono stati riassunti i risultati dell’indagine. “Per quanto attiene al tema del telelavoro – prosegue il testo – la Sezione delle risorse umane sta elaborando una proposta di condizioni quadro e modalità d’attuazione per la realizzazione di alcuni progetti pilota che potrebbero essere avviati nel corso del secondo semestre 2018”. La Sezione, interpellata dalla ‘Regione’, precisa che sarebbe sua intenzione procedere entro l’autunno. Detto della tempistica, per i dettagli si rimanda all’estate, quando la fase di test sarà ratificata internamente.

Per quanto attiene invece al resto dei risultati dell’indagine di ‘Pro Familia’, è interessante notare come l’Amministrazione ticinese ha ottenuto un punteggio pari a 57 punti su un massimo di 100, “situandosi esattamente al valore della media svizzera”. La valutazione dei docenti è stata invece più severa: il ‘family score’ (così è denominato questo indice) è risultato essere di 49 su 100. La possibilità di lavorare a tempo parziale è stata tra gli elementi positivi emersi. Tra quelli carenti, detto del telelavoro, sono stati citati pure la necessità di disporre di asili nido e la richiesta di eventuali agevolazioni speciali per le famiglie. Su quest’ultimo punto “non s’intravedono possibili interventi da parte dell’Amminstrazione a favore dei collaboratori – si legge ancora nella nota interna –, in quanto ciò non sarebbe compatibile con le condizioni quadro di un impegno pubblico, diversamente da quanto ipotizzabile in un contesto privato”.

Infine, va ancora segnalato che nell’ambito della riforma cantonale fiscale e sociale il governo ha previsto di destinare un contributo di 400mila franchi annui affinché la proposta di ‘Pro Familia’ possa trovare altri interessati in Ticino disposti a sottoporre l’azienda al test del ‘Family score’ e semmai dotarsi di un marchio di qualità. Per un periodo limitato lo Stato prevede poi di “partecipare con un contributo ai datori di lavoro che intraprendono questo processo di certificazione pari al 50% dei costi di valutazione, fino a un massimo di 5’000 franchi per azienda, e di un incentivo una tantum per l’attuazione di misure concrete derivanti dalla valutazione espressa dai collaboratori dell’azienda stessa”.

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