Ticino

La Rsi tra risparmi e riorganizzazioni

Le misure di contenimento dei costi saranno note a fine giugno. Intanto si unificano due Dipartimenti. Canetta: ‘Fusione significa maggiore efficienza’

Ti-Press
26 maggio 2018
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Non è ancora il momento di indicare cifre, né di anticipare o di escludere che ci saranno licenziamenti. L’unica certezza sono quei 100 milioni di risparmi previsti dalla Ssr a livello nazionale, che inevitabilmente toccheranno anche la Rsi. In che misura, ci dice Maurizio Canetta, lo sapremo solo a fine giugno, dopo la riunione del Consiglio di amministrazione: «Stiamo elaborando un piano a livello nazionale e regionale, ma non è ancora consolidato». Il direttore non conferma nemmeno che alcune trasmissioni tv sarebbero prossime alla chiusura, come ‘Il rompiscatole’: «Toccherà al nuovo dipartimento ridurre giochi e quiz, per quanto noi abbiamo sempre cercato di associarli a dei contenuti. Non ci sono liste di trasmissioni che restano o altre che verranno tolte. La costruzione dei programmi e dei palinsesti è un movimento continuo. Il servizio pubblico deve differenziarsi e quindi daremo più spazio ai contenuti culturali e di società».

Il nuovo dipartimento cui allude il direttore Rsi è quello di Cultura e Società, in cui confluiranno gli attuali settori Cultura e Intrattenimento. E questa è già un’indicazione sulle riflessioni in atto a Comano, dove questi due ambiti non vengono più visti come scissi ma come complementari. Insomma, l’offerta culturale deve anche intrattenere e l’intrattenimento non deve escludere la cultura.

A quali nuove esigenze comunicative risponde il progetto di unificare Cultura e Intrattenimento in un unico dipartimento?

Il progetto – che deve ancora essere approvato a fine giugno dal Consiglio di Amministrazione – nasce dalla necessità di essere sempre più attenti alla migliore definizione del concetto di servizio pubblico. Dobbiamo essere capaci di differenziarci, di valorizzare e promuovere ancora di più i contenuti culturali, di essere efficienti, di agganciare i nuovi pubblici. Creare un dipartimento Cultura e Società risponde a tutte queste necessità, è una proposta concreta nell’ottica della riforma che la Ssr e la Rsi stanno attuando.

In che misura incide su questa operazione il piano di contenimento dei costi? E che risposte dà l’unificazione dei dipartimenti allo stesso piano di risparmio?

Fusione significa maggiore efficienza, accorpamento di servizi, miglioramento di collaborazioni e sinergie. Il tutto si inserisce nel discorso generale di contenimento dei costi, che è uno dei progetti prioritari attualmente in atto alla Ssr e dunque anche alla Rsi. Questo però deve andare di pari passo con il raggiungimento degli obbiettivi di maggior valorizzazione dei contenuti culturali e di società e l’aggancio dei pubblici più giovani. Tutte le aziende sono confrontate con nuovi sviluppi del mercato e contrazione delle risorse, la creazione di Cultura e Società entra in questa dinamica: dobbiamo essere più rapidi nell’orientare le risorse ai nuovi bisogni.

Al momento i due dipartimenti hanno due responsabili (Diana Segantini alla Cultura e Mariapia Bernasconi all’Intrattenimento). In che modo verrà selezionato il futuro responsabile di Cultura e Società?

Dopo l’approvazione definitiva del progetto da parte del Consiglio di Amministrazione della Ssr ci sarà un concorso pubblico, come facciamo sempre per posti di questa importanza.

La sfida per il futuro: ‘Dobbiamo operare un mutamento di pelle’

Che cosa risponde a chi teme che l’offerta culturale possa venire fagocitata dalle logiche dell’intrattenimento? E chiede garanzie su qualità e quantità degli spazi concessi alla cultura?

La linea scelta è quella di mantenere e ampliare gli spazi e l’approccio di taglio culturale e legato ai temi di società. La contaminazione va intesa in senso positivo: vogliamo che gli elementi e i contenuti di stampo culturale siano sempre più fruibili da pubblici più larghi e differenziati. Dobbiamo operare un mutamento di pelle delle nostre proposte di intrattenimento: un po’ meno elementi cosiddetti ludici, più presenza di temi di società. Sarà uno dei mandati del nuovo dipartimento. Penso che avere sotto uno stesso tetto risorse maggiori e differenziate sia una garanzia per la presenza culturale. Perché possiamo orientare meglio le priorità e con una maggiore massa critica agire con più velocità e flessibilità. D’altra parte ci siamo già mossi su questo terreno proponendo ad esempio un programma come ‘Turné Soirée’ in prime time, dando spazio a modelli di trasmissioni di intrattenimento come ‘Alta Fedeltà’ (che tornerà quest’estate) o ‘Bande e cuori’. Programmi che definirei esemplari nel senso della contaminazione positiva. Ci saranno unità nella differenza e differenze nell’unità, visto che il cammino e la scelta editoriale indicata è quella della missione del servizio pubblico.

In che modo questo progetto verrà coordinato su vettori diversi come radio, tv e web? Che a loro volta presentano al loro interno anime distinte?

In questa nuova organizzazione abbiamo voluto ragionare per contenuti e non per vettori proprio per scandire e costruire meglio un’offerta coordinata su radio, tv e online. Restano evidentemente delle specificità, delle anime proprie ai vettori, che vanno gelosamente conservate. La suddivisione in settori permette in ogni caso di rafforzare identità e obbiettivi dei singoli segmenti, ad esempio delle reti radiofoniche. Rete Uno è associata al settore Società, Rete Due a quello Cultura, Rete Tre a quello Domani. Sono titoli che indicano chiaramente le anime e le missioni.

Il presidente Pedrazzini: ‘Abbiamo chiesto e ottenuto garanzie’

«Abbiamo approfondito il progetto e chiesto delle garanzie. Le abbiamo ottenute». Perciò la «riorganizzazione» dei Dipartimenti Cultura e Intrattenimento, che a mente della direzione della Rsi dovrebbero confluire in un unico dipartimento (leggi sopra), merita di essere sostenuta anche secondo il comitato della Corsi, la Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. «Questo progetto va nella giusta direzione, considerata anche la dimensione della Rsi». Così il presidente Luigi Pedrazzini, che si sente di tranquillizzare gli oltre 150 soci presenti ieri all’assemblea all’auditorium di Besso. Il progetto di nuovo dipartimento “tiene”. La sollecitazione è giunta dai presenti, anche da chi in rappresentanza dei collaboratori ha chiesto alla Corsi di sostenere il personale, in vista non solo del nuovo assetto dipartimentale ma anche, e soprattutto, in vista delle misure di contenimento dei costi annunciate all’indomani del ‘no’ a ‘No Billag’ lo scorso 4 marzo. «La direzione sta incontrando il personale e sembra voler procedere con dei prepensionamenti, ciò che significa comunque una soppressione di posti di lavoro – fa notare dalla sala Danilo Catti del Sindacato svizzero dei mass media (Ssm) –. Anche se evitare del tutto i licenziamenti su scala nazionale non sarà possibile, ci ha riferito il direttore generale Gilles Marchand». Evidentemente anche il dipartimento “unificato” permetterebbe di razionalizzare i costi. Un’efficienza che rischia di costare in termini di risorse umane? «Abbiamo chiesto garanzie sia sul numero dei collaboratori che sulle loro competenze – spiega Pedrazzini –. In larga misura le posizioni saranno occupate da personale già in Rsi, ma è importante che questa transizione venga supportata. Non si dovrà infatti ottenere una struttura che sia la somma delle due precedenti, bensì qualcosa di nuovo con una sua visione e una sua linea editoriale. Non si tratterà insomma di abbassare il livello della cultura e alzare quello dell’intrattenimento. Il concetto è quello della “contaminazione” positiva tra i due settori».

 

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