Ticino

Ristorni, 'vediamo quel che si può fare'

Il sindaci italiani: comprendiamo le aspettative ticinesi, ma non è bloccando i ristorni che si possono risolvere i problemi

17 maggio 2018
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Per Gunnar Vincenzi, sindaco di Cantello, nonché presidente dell'Amministrazione provinciale di Varese, "siamo alle solite: succede sempre così quando arriva il momento di  stanziare i ristorni dei frontalieri, per cui non è il caso di polemizzare quando sarebbe opportuno mettersi attorno a un tavolo e verificare ciò che è possibile fare, come è stato per l'Arcisate-Stabio o come stiamo facendo per il disinquinamento del lago di Lugano a Porto Ceresio".

Poi, Vincenzi richiama i "cugini ticinesi" a leggere attentamente quanto prevede l'articolo 2 dell'accordo italo-svizzero del 1974: "Ognuno dei Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese verserà ogni anno a beneficio dei Comuni italiani di confine una parte del gettito fiscale dalla imposizione delle rimunerazioni dei frontalieri italiani, come compensazione finanziaria delle spese sostenute dai Comuni italiani a causa dei frontalieri che risiedono sul loro territorio ed esercitano un'attività dipendente sul territorio di uno dei detti Cantoni".
Il che, prosegue Vincenzi, significa che "innanzitutto i ristorni non sono un  regalo, ma un diritto riconosciuto ai Comuni di frontiera, in quanto si tratta di una compensazione per i mancati trasferimenti statali". Inoltre "noi a differenza degli altri Comuni italiani non beneficiamo dell'Irpef comunale che viene perciò compensata con i ristorni dei frontalieri senza i quali non saremmo in grado di fare bilanci comunali e pagare i servizi al cittadino". E finanziare opere a vantaggio del Ticino: "A livello comunale abbiamo partecipato alla Arcisate-Stabio, realizzando i parcheggi,  in stazione a livello provinciale partecipiamo all'Alptransit, cofinanziando l'eliminazione del passaggi a livello".

Giandomenico Albertella, sindaco di Cannobio, si sente direttamente chiamato in causa: "Comprendo le legittime aspettative dei ticinesi per i ritardi con i quali stiamo affrontando i lavori sulla statale 34 del Lago Maggiore e della statale 337 della Valle Vigezzo. Soprattutto dopo le tragiche due frane che hanno causato tre vittime ticinesi. Aggiungo anche i problemi della provinciale Cannobina, anch'essa martoriata. Ma i problemi di queste tre strade non si risolvono bloccando i ristorni dei frontalieri. Ci vuole ben altro per finanziare i lavori per il definitivo messo in sicurezza delle due statali e della provinciale. È verso Roma che deve essere indirizzata la protesta. Pensare di vincolare il ristorno dei frontalieri al finanziamento di servizi e infrastrutture in favore della mobilità di frontiera non risolverebbe il problema. Faccio comunque presente che i comuni tra Ghiffa e Cannobio hanno messo a disposizione una quota significativa dei loro ristorni per finanziare lo studio geomorfologico dell'intero versante della montagna".

I sindaci della Val Cavargna e del Ceresio comasco all'idea di dover rinunciare ai ristorni dei frontalieri sono in fibrillazione. E si può ben comprendere: mediatamente i frontalieri rappresentano l'80 per cento della forza lavoro dipendente. Sia Vincenzi che Albertella fanno inoltre presente che la lunga stagione dei ristorni dei frontalieri è destinata a terminare, una volta che (quando ancora non è dato sapere, anche a causa delle difficoltà italiane nel formare un governo) sarà firmato l'accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalieri.

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