Ticino

La Federazione cacciatori: ‘Siamo interlocutori credibili’

Fabio Regazzi, riconfermato alla presidenza, a tutto campo su rapporto con le istituzioni, Parco del Locarnese e grandi predatori

Ti-Press
7 maggio 2018
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«Finalmente siamo riconosciuti come partner credibili, affidabili, con delle competenze. Questo ci permette di far sentire i nostri argomenti, che adesso vengono ascoltati e sono al centro del dibattito». È visibilmente soddisfatto Fabio Regazzi, presidente della Federazione cacciatori ticinesi (Fcti), nel commentare la lunga assemblea – «quasi cinque ore» – che lo ha visto riconfermato presidente. La soddisfazione è dovuta al fatto che, dopo tanto tempo, la categoria dei cacciatori è «al centro del dibattito, propositiva» ma soprattutto perché «con il Dipartimento del territorio c’è la volontà, nei limiti del possibile, di cercare delle soluzioni condivise, che evitano al capo del Dipartimento di prendere decisioni non facili». E questa dinamica può e deve essere favorita dai cacciatori stessi, anche perché «non possiamo ignorare regole di gestione che ormai sono conosciute e accettate a livello internazionale, quindi per forza di cose dobbiamo scendere a compromessi». Va da sé che, in una collaborazione positiva con le istituzioni, «il clima attorno al mondo della caccia sarà sicuramente più sereno». Qualche nube, comunque c’è. A partire dal problema dei grandi predatori, ormai così diffuso «da non far neanche più notizia». Ed è un grave errore per Regazzi, perché «come cacciatori siamo evidentemente preoccupati, e assieme a noi ci sono anche altre categorie che condividono queste preoccupazioni. Ho sempre più l’impressione – sostiene il presidente della Fcti – che se questo fenomeno non verrà affrontato e gestito immediatamente rischia di scappare di mano». Come all’estero, dove «in Francia, in Piemonte o in Trentino all’inizio c’era molto entusiasmo, ma ora si va abbastanza col freno a mano. Non risolvendo il problema e rendendo la situazione sempre più difficile. Bisogna avere il coraggio di affrontare la situazione con più pragmatismo e meno romanticismo». Il problema del lupo, grande predatore più diffuso in Ticino, «va fronteggiato con realismo. A Berna si sta mettendo mano alla revisione della Legge sulla caccia, ma io sono uno su 246, anche se su certi temi cerco di portare la voce di una componente comunque importante». Uno dei temi che la Fcti affronterà a breve «sarà quello della prova periodica di precisione dell’arma, in collaborazione con l’Ufficio della caccia e della pesca ci siamo assunti noi in carico la gestione di questo tiro, che è un obbligo sancito da un’ordinanza federale. È una questione etica, il cacciatore dev’essere testato nella sua capacità di tiro – rileva Regazzi – non è corretto andare a caccia senza aver provato l’arma, o senza avere dimostrato la giusta dimestichezza. Ci siamo presi questo onere, presto metteremo in piedi l’organizzazione». Che non è una cosa evidente, essendo i cacciatori quasi 2’400. «Eh no, non lo è. Ma è un tema per noi fondamentale, quindi faremo del nostro meglio». Un secco no, infine, è arrivato sul progetto di Parco nazionale del Locarnese: «Su richiesta dei nostri membri dei due distretti coinvolti, Vallemaggia e Locarnese, la Federazione ha respinto questo progetto con un contrario e tre astenuti – spiega Regazzi – perché dal punto di vista dei cacciatori suscita preoccupazione, principalmente per le limitazioni che verrebbero introdotte. Io, personalmente, sono contrario anche come privato cittadino. Dopo la sonora bocciatura del Parc Adula era auspicabile che i promotori di questo progetto ne traessero i dovuti insegnamenti. A poche settimane dal voto, possiamo dire che non è stato così», conclude Fabio Regazzi.

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