Cantone

‘Bloccate il voto popolare sugli sgravi fiscali’

Lo chiede un reclamo presentato questa mattina alla Cancelleria dello Stato. Il motivo: l'oggetto in ballo genera confusione

(Ti-Press)
6 aprile 2018
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Ritirare il decreto che sancisce la votazione popolare del prossimo 29 aprile, quella che chiede di approvare o meno gli sgravi fiscali, o meglio le modifiche alle legge tributaria approvate dal parlamento cantonale lo scorso 12 dicembre. I cittadini saranno richiamati al voto in questione “solo allorquando il Gran Consiglio abbia deciso di opporvi un contro-progetto, conformemente alla Ldp [legge sui diritti politici, ndr]”. Il solo mezzo, come ha sancito il Tribunale federale nel marzo 2011, che permette di assicurare il rispetto dei diritti garantiti dall’articolo 34 della Costituzione. È quanto sostiene un reclamo inoltrato ieri mattina al Consiglio di Stato da parte di un semplice cittadino, con diritto di voto, che contesta così una consultazione popolare a dir poco “non trasparente”. Nel reclamo – al quale il governo dovrà rispondere presumibilmente in tempi brevi vista l’ormai vicina scadenza del voto – si citano il messaggio del Consiglio di Stato e il rapporto commissionale pertinenti al tema dove si evidenzia la complementarietà delle misure proposte, vale a dire quelle fiscali e quelle sociali. L’esponente del reclamo contesta a sua volta – come già il sindacato Unia – la citazione riportata nell’Opuscolo informativo allegato al materiale di voto che recita: “In caso di approvazione della riforma fiscale e sociale del 2019 entrerà in vigore il pacchetto di misure in ambito sociale, interamente finanziato dalle aziende”. Per contro nella scheda di voto si riporta: “Riforma fiscale e sociale: misure fiscali. Volete accettare la modifica del 12 dicembre 2017 della legge tributaria?”. Orbene, il Tribunale federale nella sentenza sopraccitata precisa che il cittadino chiamato al voto deve poter contare sulla chiarezza e che oggetti diversi non possono finire sulla stessa scheda. Da qui le osservazioni riportate nel reclamo presentato ieri alla Cancelleria dello Stato: “Il principio costituzionale secondo cui l’oggetto sottoposto a votazione popolare deve rispettare l’unità di materia è violato nella sostanza nella misura in cui se il popolo abroga le leggi tributarie decadono quelle sociali”. E questo a prescindere che la “decadenza” sia indiretta (perché il voto popolare è solo sul decreto fiscale e non quello sociale). Nel rapporto commissionale votato dal Gran Consiglio, infatti, si dice in maniera esplicita che “se una delle due componenti dovesse venire a mancare anche l’altra non dovrà essere messa in vigore”. Per contro, sempre a detta del reclamo, il cittadino può facilmente confondersi perché leggendo l’opuscolo informativo – edito dall’amministrazione cantonale – dove si uniscono le due riforme, può ritenere che “si tratti di un unico oggetto” o anche non comprendere “quale sia l’oggetto in votazione”. In sintesi: su questo tema “il cittadino non può esprimere il suo volere liberamente”. Da qui la richiesta di rinviare il voto popolare.

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