Cantone

Milioni a catinelle

Venti in più per il Ticino grazie alle eccedenze 2017 registrate con l'imposta preventiva. E lievita l'avanzo d'esercizio del Consuntivo

9 marzo 2018
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Un sostanzioso tesoretto piovuto quasi dal cielo, anzi dalla Berna federale. Venti milioni di franchi in più al Canton Ticino per l’imposta preventiva 2017, che ha generato un’entrata decisamente copiosa per la Confederazione e da questa in parte ristornata ai cantoni. Un’entrata straordinaria, una tantum, che assommata ai circa 20,6 milioni della Bns, ai 18 milioni giunti dal settore della Giustizia, nonché al buon andamento delle entrate fiscali dell’anno in considerazione, si può affermare che il consuntivo 2017 chiuderà con un avanzo d’esercizio che potrebbe lievitare oltre i 60 milioni di franchi. Un anno da incorniciare.

«La Confederazione ha chiuso i propri conti poco tempo fa registrando una grossa plusvalenza per l’imposta preventiva. Questo maggiore incasso – ci conferma Christian Vitta, consigliere di Stato e direttore del Dfe – si ripercuoterà positivamente anche su tutti i cantoni. Per il Ticino significa venti milioni in più nel bilancio 2017, rispetto a quanto normalmente s’incassa per la quota parte dedicata a questa imposta». Un’entrata straordinaria che si aggiunge alle altre, inviate anch’esse dal postino bernese (Giustizia e Bns). Nuove entrate straordinarie che fanno lievitare l’avanzo d’esercizio già registrato a fine settembre (quasi 30 milioni). «Nel preconsuntivo si notavano già gli effetti positivi da alcune entrate straordinarie» precisa il direttore del Dfe. I conti definitivi verranno fatti nelle prossime settimane (l’approvazione in governo e la relativa presentazione pubblica è attesa per metà aprile, come sempre), ma stando ai numeri sin qui elencati – come il buon andamento generale delle entrate fiscali per le persone giuridiche – non è difficile immaginare un bilancio in nero. Intenso.

«In effetti stiamo registrando una buona tenuta anche dei gettiti fiscali in generale, al di sopra delle attese» aggiunge Vitta. Tutto si direbbe sia tornato a girare per il verso giusto, economia compresa. «Diciamo che sul dato specifico dell’imposta preventiva – precisa il direttore del Dfe – la Confederazione non riesce a darsi una spiegazione chiara sugli introiti straordinari, tenuto conto che gli interessi sono piuttosto bassi [il grosso arriva dai redditi su capitali, ndr], per quanto è sicuro il dato relativo alle maggiori entrate fiscali e questo dato conferma la buona tenuta in generale». A questo proposito vale la pena citare anche i 28 milioni di franchi ristornati sempre da Berna per la mini amnistia fiscale. Detta altrimenti, lo scorso anno si è creata una costellazione di fattori positivi, tutti straordinari, che hanno portato parecchio ossigeno alle casse pubbliche, federali e cantonali. «Un buon risultato soprattutto perché ci permetterà di abbattere il capitale proprio negativo, l’obiettivo ancora da raggiungere dopo aver annullato il disavanzo d’esercizio nei conti» commenta il nostro interlocutore. I segnali ci sono tutti e ci dicono che la produzione della ricchezza tiene e anzi, aumenta. Anche in Ticino. «Salvo il settore immobiliare dove si nota invece una contrazione della Tui, la tassa sugli utili imposta in questo ramo economico, dove si nota una minore spinta». Settore, va detto, che negli ultimi anni è cresciuto notevolmente e il cui “raffreddamento” non spaventa gli analisti. La strategia del governo non muta: «Per noi era importante raggiungere l’equilibrio dei conti e mi pare che ci stiamo arrivando. Il difficile arriva adesso perché se non si fa attenzione, ben presto si può tornare in fondo alla scala. Come già capitato in passato. Dunque va mantenuta la rotta che ci siamo dati».

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