Cantone

Infanzie rubate da risarcire

Sono 150 le vittime che si sono rivolte al Cantone per ricostruire la loro storia di maltrattamenti

2 marzo 2018
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È uno dei capitoli più oscuri e meno conosciuti della storia svizzera e avrebbe fatto 12mila vittime (secondo il Consiglio federale): bambini privati dei genitori naturali, piazzati a forza in istituti o messi all’asta nelle piazze comunali, obbligati al lavoro forzato, spesso maltrattati e seviziati. La loro unica colpa essere ‘illegittimi’, orfani, figli di madri sole. Donne obbligate ad abortire e sterilizzate perché senza marito, vedove o di una cultura che non era quella dominante. A decidere spesso era un giudice di pace, il sindaco, il notaio, il prete. Nessuna possibilità di ricorso. Questo avveniva in Svizzera fino al 1981, Ticino compreso. Di tutto ciò non c’è traccia nei libri di storia. Un capitolo che la Svizzera sta iniziando a scrivere. In Ticino, fino ad ora, 150 vittime si sono rivolte all’Archivio di Stato e/o al Delegato per l’Aiuto alle vittime per ricostruire la loro drammatica storia.

Ingiustizie da riparare

Dopo anni di testimonianze (libri, film e mostre) e battaglie politiche, le Camere federali hanno accolto lo scorso anno la proposta del governo di riparare a queste ingiustizie con una approfondita rielaborazione scientifica di quanto accaduto e con un contributo di solidarietà alle vittime di misure coercitive a scopo assistenziale. Allo scopo è stato istituito un fondo da 300 milioni. Le richieste vanno inoltrate all’Ufficio federale di giustizia entro fine marzo 2018: ne sono arrivate quasi seimila e in questo ultimo mese il ritmo è di 50 al giorno, a gennaio alcuni sono già stati indennizzati (dai 20 ai 25mila franchi a vittima).

Del contributo di solidarietà si parlerà venerdì 9 marzo alla Casa anziani Centro Somen a Sementina (dalle 14.30 alle 16.30). L’incontro, organizzato dalla fondazione Guido Fluri con Gianni Mora, è aperto alle vittime, ai loro familiari, agli operatori sociali, mondo politico ed ecclesiastico. Saranno presenti il direttore del Dss Paolo Beltraminelli, il vicario generale del vescovo don Nicola Zanini e Guido Fluri promotore dell’iniziativa popolare ‘Riparare l’ingiustizia’ del 2014 (ritirata quando è passata la controproposta del governo).

‘Mi sono sentito un figlio di nessuno’

In Ticino si sono fatte avanti 150 vittime, persone, tra i 50 e i 90 anni, di regola messe in istituto da piccole: vogliono parlare di un capitolo spesso mai aperto, capire perché sono stati allontanati da casa, c’è chi si è sentito in colpa, sbagliato, tutta la vita, un figlio di nessuno, alcuni covando un senso di ingiustizia, che solo un riconoscimento dello Stato forse potrà lenire. Storie toccanti, vissuti drammatici che non tutti vogliono rivangare.
L’ascolto spetta al Delegato per l’Aiuto alle vittime, mentre l’Archivio di Stato li aiuta a trovare quei documenti che testimoniano il loro percorso, utili anche a chi avvia una richiesta di indennizzo. Entrambi i servizi sono tenuti alla massima discrezione. Non tutte le vittime chiedono il contributo di solidarietà.

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