Ticino

L'Acsi dice no a 'No Billag'

Secondo l'associazione delle consumatrici 'senza canone i consumatori rischiano di pagare di più'

La presidente Evelyne Battaglia-Richi (Ti-Press)
5 febbraio 2018
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L'Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi) invita a respingere l’iniziativa 'No Billag': “Se venisse accettata sarebbe impossibile, soprattutto per gli utenti di lingua italiana e romancia, continuare ad avere un’offerta paragonabile allo stesso prezzo. Rischiano di dover pagare di più per un servizio ridotto”. L’iniziativa che chiede l’abolizione del canone radio-televisivo “è chiara: il canone radio-tivù va abolito e le emittenti radiofoniche e televisive devono finanziarsi in altro modo (con la pubblicità o sistemi come pay-tv), la Confederazione non può sovvenzionare radio e televisioni e mette periodicamente all’asta le relative concessioni (il miglior offerente vince). Chi andrà a votare il 4 marzo prossimo potrà scegliere senza se e senza ma: o vota no e sceglie quindi di mantenere un servizio pubblico fondamentale per la coesione federale e la solidarietà nazionale ma soprattutto per un’informazione indipendente e oggettiva o, votando sì, sceglie di preferire un’informazione radio-televisiva ridotta e di parte, sostenuta e dettata da grandi gruppi economici che hanno quale obiettivo primo la redditività.  E anche di pagare di più”.

'A rischio Ssr e molte emittenti private'

Secondo l'Acsi ci`ò che l’iniziativa propone “è un cambio di sistema totale. Il sistema di radio e televisione come è oggi iscritto nella Costituzione federale con specifico mandato di servizio pubblico, sarà cancellato e le concessioni dovranno essere messe all’asta”. I consumatori “uscirebbero perdenti in tutti i sensi da una svolta di questa natura, in termini di peggioramento della qualità dell’informazione e in termini economici, sia per la perdita dell’indotto derivante dei proventi del canone finora assegnati alla Svizzera italiana (si calcola una cifra superiore ai 200 milioni di franchi), sia perché se vorranno servirsi dei vari pacchetti pay-tv per mantenere un’offerta televisiva nazionale analoga a quella che attuale rischiano di pagare di più di quanto devono pagare ora per il canone (e soprattutto di quanto pagherebbero per il canone dal 1° gennaio 2019 ridotto a fr. 365.–/anno). Sì perché se il canone sarà abolito, molti canali televisivi e radiofonici della Ssr spariranno così come molte emittenti private con mandato di servizio pubblico (che a sud delle Alpi sono Teleticino, Radio 3i e Radio Fiume Ticino)”.

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