Mendrisiotto

Lastminute.com, aperta anche una inchiesta interna

Il Gruppo accantona 34 milioni di euro in vista di possibili richieste di risarcimento future. E si prepara a rinnovare la squadra dirigenziale

(Ti-Press)
17 novembre 2022
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Oggi sono due le inchieste, parallele, con i riflettori puntati sulla vicenda che vede coinvolto il Gruppo lastminute.com di Chiasso in una truffa sulle indennità Covid per lavoro ridotto. Una presunta frode che per dimensioni potrebbe rivelarsi la più grande venuta sin qui alla luce in Ticino. La prima indagine, di carattere penale e condotta dalla Procura cantonale, è determinata, infatti, a venire a capo dei fatti e delle singole responsabilità in un caso che l’estate scorsa è sfociato nel fermo di sette persone e ha portato in carcere, tra gli altri, due alti dirigenti della società: l’ex amministratore delegato e il direttore esecutivo, che proprio in questi giorni hanno ritrovato la libertà dopo circa cinque mesi di carcere preventivo. Giunti sin qui, una loro detenzione - sino alla fine di novembre (ultimo termine indicato) - non risultava più essere giustificata. Il lavoro degli inquirenti, infatti, è progredito a tal punto da accogliere le domande di scarcerazione anticipata avanzate dalle difese.

La società si cautela

La seconda inchiesta, interna all’azienda e affiancata dal lavoro di una società di revisione, ha convinto, nel frattempo, i vertici ad accantonare a bilancio in via cautelativa 34 milioni di euro. Somma, come spiega lo stesso Gruppo in una nota ufficiale, a cui si attingerà qualora le autorità federali - la Segreteria di Stato dell’economia in testa - chiameranno l’azienda a rimborsare quanto incassato durante il periodo della pandemia: una eventualità più che probabile. E qui si parla di una cifra di 28 milioni e mezzo di franchi circa, che, stando all’accusa sostenuta dal procuratore pubblico Claudio Luraschi, è stata incamerata indebitamente. I dettagli sono ancora al vaglio degli inquirenti.

Il nodo gordiano? Chiarire le possibili discrepanze tra il numero di ore effettivamente lavorate dai circa 500 dipendenti della società con base nella cittadina e quelle dichiarate nelle tre filiali controllate del Gruppo, ovvero BravoNext Sa, BravoMeta Ch Sa e LMNext Ch Sa. Uno sforzo probatorio non indifferente. Va detto che, secondo quanto da noi accertato, l’ormai ex Ceo fin dal primo momento del suo coinvolgimento ha dichiarato l’impegno a restituire le indennità versate e incassate.

Indagini a largo spettro

A oggi i reati ipotizzati e contestati dalla Procura sono quelli di truffa e, in subordine, ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale. Si è partiti da lì, infatti, per poi mettere in cantiere un lavoro che ha portato gli inquirenti a effettuare tutta una serie di interrogatori e ad allungare la lista degli indagati. Lista nella quale assieme ad altri dipendenti ed ex impiegati è finita pure l’attuale Ceo ad interim. La stessa a cui il Gruppo ha, però, riconfermato la sua fiducia e che è destinata, fa sapere ancora la società, a rimanere la principale persona responsabile della gestione delle attività in tutte le aree geografiche. Sullo sfondo la ricerca di una nuova figura per il direttore operativo, processo che include la candidatura della stessa manager, e la creazione di un Comitato di crisi.

Il Gruppo volta pagina

Non a caso, alla lastminute.com, leader nel settore delle vacanze online, ci si accinge a voltare pagina. I due manager finiti nella bufera hanno, infatti, rassegnato le loro dimissioni con effetto immediato dalla carica di amministratori esecutivi. Una uscita di scena ratificata dal Consiglio di amministrazione, il quale ha convocato per il 21 dicembre prossimo una assemblea straordinaria degli azionisti. Missione: eleggere i nuovi rappresentanti da qui al 2023. In buona sostanza è stato messo in campo un vero e proprio piano di rinnovo delle cariche manageriali.

In effetti, in vista del plenum lasciano la società pure Laurent Foata, Paola Garzoni, Roberto Italia e Javier Perez-Tenessa, che mantengono il ruolo di consulenti esterni. Mentre Massimo Pedrazzini, rappresentante di Sterling Active Fund - il secondo maggiore azionista -, resta, si conferma, nel Cda di lastminute.com come amministratore non esecutivo al fine di garantire "un’adeguata transizione".

I papabili ai vertici

Il Consiglio di amministrazione, dal canto suo, ha già individuato i nomi dei possibili futuri dirigenti. Nominativi che saranno sottoposti al voto dell’assemblea del 21 dicembre. Si tratta, si anticipa nella nota de Gruppo, di Luca Concone, tra i papabili quale amministratore esecutivo e amministratore delegato di lastminute.com e con alle spalle un decennio di esperienza nel settore tecnologico e internet, Yann Rousset, candidato come amministratore non esecutivo indipendente e presidente del Cda, Valentin Pitarque, possibile amministratore non esecutivo indipendente, Paolo M. Quaini, proposto quale amministratore indipendente non esecutivo, Maria Teresa Rangheri, amministratore non esecutivo indipendente, e Cyril Ranque, indicato come amministratore non esecutivo indipendente.

"Con la proposta dei nuovi membri del Consiglio con un forte background, e il rafforzamento del team di gestione - commenta da parte sua il presidente Laurent Foata -, il Consiglio ritiene di aver preso le misure appropriate per consentire alla Società un riavvio con una nuova governance nel migliore interesse dell’azienda e dei suoi stakeholder".

Migliaia di irregolarità per un giro di milioni

Spostando l’attenzione sul piano nazionale, gli effetti della pandemia anche a livello degli abusi sono stati importanti. D’altro canto, il confine tra lecito e illecito era sottile. Al di là delle possibili irregolarità penali, in una impresa bastava fare difetto nel sistema di monitoraggio nel calcolo delle ore lavorate per venire meno a uno dei requisiti base di legge e far scattare così la restituzione dei fondi. I casi analoghi non sono mancati.

La casistica federale segnala, infatti, come sul fronte delle misure Covid - dunque crediti ad hoc e indennità per lavoro ridotto - sono stati esaminati 6mila casi di irregolarità. Di questi il 28 per cento è sfociato in un procedimento penale. Nello specifico i procedimenti aperti sono stati 1’819 per un ammontare di 220 milioni di franchi; quelli chiusi 515 per un totale di 44 milioni.

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