Mendrisiotto

Estate in colonia per i bambini ucraini del Mendrisiotto

Amac e la colonia di Vacallo offrono accoglienza ai ragazzi fuggiti dalla guerra nei campi di vacanza. Mentre il campeggio don Willy era già esaurito

Le stanze sono pronte
(archivio Ti-Press)
13 luglio 2022
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In questa estate in cui è presente il conflitto che si svolge a poche migliaia di chilometri dal confine svizzero, grazie ad alcune iniziative, anche per i bambini ucraini è finalmente possibile vivere momenti di serenità e spensieratezza, lontano dalla sofferenza della guerra. Insomma, un’estate all’insegna di quella normalità che offrono le colonie estive. Abbiamo parlato con Michele Aramini presidente dell’Associazione monitori e animatori di colonie (Amac) di Mendrisio, Marco Rizza sindaco di Vacallo e Davide Dosi, responsabile della colonia della Fondazione don Willy di Chiasso.

Disponibili aiuti cantonali

L’idea di aprire la colonia ai bambini ucraini, nel caso di Amac «è stata del Cantone – spiega Aramini –. Abbiamo ricevuto qualche settimana fa una richiesta dal Dipartimento della sanità e socialità, chiedendoci se avessimo la disponibilità ad accogliere bambini ucraini e che il Cantone avrebbe poi elargito un contributo per coprire i costi delle rette di questi bambini, figli di persone con permesso S, che beneficiano dell’assistenza». Per ovviare a differenze linguistiche, Aramini afferma che «il Cantone ha messo a disposizione dei contatti per degli interpreti. Noi ci siamo mossi in autonomia: abbiamo la fortuna di avere la mamma di un bambino, che viene già da diversi anni in colonia, che si è messa a disposizione per fare da interprete». Tra i ragazzi previsti per la colonia si parla di «un massimo di 70 posti, di questi 20 per adolescenti e 50 per bambini. A oggi abbiamo 9 bambini ucraini iscritti e ancora una decina di posti disponibili».

È inoltre importante prestare attenzione alla professionalità che Amac investe sui propri animatori. Michele Aramini racconta che al personale vengono offerti momenti di formazione durante quello che viene definito il pre-colonia. A proposito dell’integrazione dei bambini ucraini, «due giorni prima dell’arrivo dei ragazzi abbiamo organizzato un momento di formazione supplementare per quanto riguarda i bambini ucraini che ospiteremo». Da questa colonia, che vuole essere il più normale possibile e che ha come obiettivo l’integrazione dei bambini, la speranza del presidente Aramini è «che sia arricchente per tutti, che i partecipanti possano vivere il beneficio che ha la colonia residenziale, ovvero l’esperienza comunitaria, di trascorrere due settimane nella natura, fare attività e altro ancora. Insomma, trovarsi in una dimensione di normalità che li possa aiutare a svagarsi da quello che è il vissuto negativo degli ultimi mesi e in cui il bambino ucraino è come il coetaneo ticinese. Per i nostri bambini invece è un arricchimento in cui imparano e si avvicinano a una nuova cultura».

Parola d’ordine integrare

Altra situazione è quella organizzata dal Comune di Vacallo. Il sindaco Marco Rizza spiega di non aver ricevuto nessuno invito dal Cantone, bensì «dopo essermi occupato dell’accoglienza iniziale ho proposto di dare la possibilità anche alle famiglie ucraine di partecipare. Questo fondamentalmente perché sono bambini come tutti gli altri e considerati a tutti gli effetti cittadini vacallesi». È un passo importante e notevole che porta con sé considerevoli problematiche linguistiche. A differenza di Amac, il sindaco afferma che non sono stati ricevuti finanziamenti e che «l’organizzazione è stata lasciata a mia moglie Lucia, responsabile della colonia estiva. Lei ha fatto un incontro con i genitori di questi bambini, in cui vi era un interprete che ha spiegato come ci si è organizzati, le attività che si fanno in colonia ecc., quindi le famiglie sono molto interessate. Non ci siamo muniti di qualcuno che farà le traduzioni durante la colonia, cercheremo di essere noi a farci capire, da un lato grazie a qualche nozione di italiano nel frattempo appresa, e dall’altro grazie alla tecnologia che ci aiuterà ricorrendo al traduttore». Marco Rizza dall’esperimento vorrebbe che i partecipanti portassero a casa un’esperienza «positiva. Quest’anno potrebbe esserlo ulteriormente perché come anche l’inserimento a scuola, malgrado non conoscessero la lingua, è comunque un arricchimento reciproco. Quindi uno scambio di esperienze, uno scambio di culture e usanze e poi la capacità di colloquiare e farsi comprendere da chi magari la tua lingua non la sa». Gli animatori della colonia hanno accolto con entusiasmo i nuovi arrivi fin da subito in quanto «nelle diverse riunioni la responsabile ha sempre messo a conoscenza di questa situazione, sono bambini come gli altri, l’unica cosa è che non sanno la lingua, bisogna dare loro le stesse possibilità e metterli nella condizione di fare le stesse cose degli altri. Quindi, perché no, vedere quali opportunità emergono». Per quanto riguarda gli iscritti Rizza annuncia che «i partecipanti sono 56, di cui 7 bambini ucraini. Ci sarebbero stati anche altri iscritti, ma sfortunatamente non c’era più posto».

Catto a numero pieno

Sul perché a Chiasso non ci siano stati, nella colonia organizzata dalla Fondazione don Willy, iscritti di origine ucraina, Davide Dosi spiega che «in realtà non abbiamo ricevuto richieste e abbiamo già raggiunto il numero massimo di iscritti tra i bambini di Chiasso che possiamo ospitare. Siamo inoltre costretti a lasciarne a casa una decina proprio per aver raggiunto la capienza massima». Il Cantone, dunque, non si è fatto vivo per chiedere di ospitare bambini ucraini, anche perché, ipotizza Dosi «forse questo è legato al fatto che non riceviamo un sostegno dal Cantone: siamo una colonia, ma non adempiamo a tutti i requisiti formali per poter accedere ai sussidi cantonali». Sull’accogliere i bambini ucraini nelle colonie estive «non si può non aprire le porte. Capisco che per loro possa essere un’esperienza positiva, ne avessimo avuta la possibilità sicuramente l’avremmo fatto. Il nostro criterio di scelta è un criterio cronologico di chi si iscrive per primo, quindi i bambini provenienti dall’Ucraina nei tempi corretti sarebbero stati accettati». Inoltre, conclude Dosi, «anche alla luce dell’esperienza positiva maturata a scuola, si può affermare che pure la colonia è un ottimo modo per favorire l’inserimento di questi bambini nella nuova realtà».

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